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Appello e pena: obbligo di riduzione se cade un reato

Un imputato, condannato per due reati, ottiene in appello l’assoluzione per uno di essi. Tuttavia, la Corte d’Appello conferma la stessa pena complessiva. La Cassazione, con la sentenza n. 8086 del 2025, annulla la decisione, affermando il principio che in caso di accoglimento dell’appello su un reato concorrente, la pena totale deve essere obbligatoriamente ridotta, in applicazione dell’art. 597 c.p.p. La questione della corretta determinazione della pena in appello viene quindi rinviata a un nuovo giudice.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello e Pena: Quando la Sentenza Deve Essere Ridotta

Il rapporto tra appello e pena è uno dei nodi cruciali del processo penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 8086/2025) ribadisce un principio fondamentale: se l’appello dell’imputato viene accolto, anche solo parzialmente, e una delle accuse cade, la pena complessiva deve essere obbligatoriamente ridotta. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni giuridiche di questa importante decisione.

Il Caso: Una Condanna e un Appello con Sorpresa

In primo grado, un imputato veniva condannato per due distinti capi d’imputazione, uno dei quali relativo a un reato di furto continuato e aggravato. La pena complessiva inflitta era di due anni e sei mesi di reclusione, oltre a una multa.

L’imputato proponeva appello e la Corte territoriale, riesaminando il caso, dichiarava di non doversi procedere per il reato di furto per mancanza di querela. Nonostante l’eliminazione di uno dei reati per cui era stata emessa la condanna, la Corte d’Appello, con una mossa sorprendente, rideterminava la sanzione per il reato residuo confermando la pena nella sua interezza: due anni e sei mesi di reclusione e 1.000,00 euro di multa.

Il Ricorso in Cassazione: La Violazione dell’Art. 597 c.p.p.

Contro questa decisione, la difesa ricorreva in Cassazione, lamentando una palese violazione di legge. Il motivo principale del ricorso si fondava sull’inosservanza dell’articolo 597, comma 4, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce una regola chiara a tutela dell’imputato che impugna una sentenza.

La difesa sosteneva che, essendo stato accolto l’appello relativo a uno dei reati concorrenti, la Corte territoriale avrebbe dovuto necessariamente diminuire la pena complessiva, e non lasciarla invariata attraverso un nuovo calcolo che, di fatto, aggravava la sanzione per il singolo reato superstite.

Le Motivazioni della Cassazione: Un Principio Inderogabile sull’Appello e Pena

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, annullando la sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio. I giudici supremi hanno sottolineato come la decisione della Corte d’Appello si ponesse in “palese violazione” del disposto normativo.

L’articolo 597, comma 4, c.p.p. recita testualmente: “In ogni caso se è accolto l’appello dell’imputato relativo a circostanze o reati concorrenti, anche se unificati per la continuazione la pena complessiva irrogata è corrispondentemente diminuita”.

La norma è inequivocabile: l’accoglimento, anche parziale, dell’appello deve tradursi in un beneficio concreto per l’imputato, ossia in una riduzione della pena. Lasciare la pena immutata dopo aver eliminato una delle condotte illecite equivale a una reformatio in peius (un peggioramento della posizione dell’imputato) mascherata, pratica vietata nel nostro ordinamento quando ad appellare è il solo imputato.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma un principio di garanzia fondamentale nel processo penale. Il rapporto tra appello e pena è governato da regole precise che non possono essere eluse. Quando un’accusa viene a cadere nel giudizio di secondo grado, il giudice non ha discrezionalità nel decidere se ridurre o meno la pena: è obbligato a farlo. La decisione della Cassazione assicura che il successo, anche parziale, di un’impugnazione si traduca sempre in un effetto favorevole per l’imputato, consolidando la certezza del diritto e la corretta applicazione delle norme processuali in materia di determinazione della pena.

Se in appello viene annullata la condanna per uno dei reati contestati, il giudice può confermare la stessa pena complessiva?
No. Secondo la Corte di Cassazione, in base all’art. 597, comma 4, del codice di procedura penale, se l’appello dell’imputato viene accolto riguardo a un reato concorrente, la pena complessiva irrogata deve essere “corrispondentemente diminuita”.

Cosa significa che un reato non è procedibile per “mancanza di querela”?
Significa che per quel tipo di reato, la legge richiede che la persona offesa manifesti esplicitamente la volontà di perseguire penalmente il colpevole. Se questa manifestazione di volontà (la querela) manca, il processo penale non può iniziare o, se già iniziato, non può proseguire.

Cosa succede dopo che la Cassazione annulla una sentenza con rinvio?
La causa viene rinviata a un’altra sezione della Corte d’Appello, la quale dovrà decidere nuovamente solo sul punto specifico annullato dalla Cassazione (in questo caso, la determinazione della pena), attenendosi al principio di diritto stabilito dalla Corte stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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