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Appello del Pubblico Ministero: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile l’appello del Pubblico Ministero avverso una sentenza che, in un caso di tentato omicidio, aveva escluso le aggravanti della premeditazione e della minorata difesa. La Corte chiarisce che, dopo un giudizio abbreviato, il PM può solo proporre ricorso per cassazione per tali censure e che le doglianze non possono limitarsi a una mera rilettura dei fatti, ma devono individuare specifici vizi di legittimità.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello del Pubblico Ministero: i Limiti all’Impugnazione sull’Esclusione di Aggravanti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13107/2025, offre un importante chiarimento sui limiti che incontra l’appello del Pubblico Ministero avverso una sentenza di condanna emessa a seguito di giudizio abbreviato. Il caso riguarda la contestazione dell’esclusione delle aggravanti della premeditazione e della minorata difesa in un procedimento per tentato omicidio. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale tra censure di merito e vizi di legittimità, ribadendo i confini invalicabili del giudizio in Cassazione.

I Fatti del Caso: Tentato Omicidio e Aggravanti Escluse

In primo grado, il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Sassari condannava un imputato per tentato omicidio e porto abusivo di armi. Tuttavia, nel determinare la pena, il giudice decideva di escludere due aggravanti che erano state contestate: la premeditazione e la minorata difesa della vittima. Secondo il giudice, l’azione criminosa era stata il frutto di un’iniziativa estemporanea, influenzata dall’alcol, e non di un piano ponderato. Inoltre, la vittima non si trovava in una condizione di particolare vulnerabilità.

L’Impugnazione del Procuratore Generale e l’Appello del Pubblico Ministero

Insoddisfatto della decisione, il Procuratore generale presso la Corte d’Appello proponeva impugnazione, qualificandola come appello. Le censure si concentravano esclusivamente sull’erronea esclusione delle due aggravanti.

La Tesi sulla Premeditazione

Secondo il Procuratore, la premeditazione era evidente dal fatto che l’imputato, circa due ore prima dell’aggressione, aveva già afferrato un coltello durante una discussione con la vittima, venendo disarmato da terzi. Questo episodio, a suo dire, dimostrava la persistenza del proposito omicida.

La Tesi sulla Minorata Difesa

L’accusa sosteneva inoltre che l’aggravante della minorata difesa fosse stata esclusa senza un’adeguata motivazione, dato che l’aggressione era avvenuta alle spalle, impedendo alla vittima e agli altri presenti di reagire tempestivamente.

La Decisione della Cassazione: un Appello del Pubblico Ministero Inammissibile

La Corte d’Appello, investita del caso, correttamente qualificava l’impugnazione non come appello, ma come ricorso per cassazione, e trasmetteva gli atti alla Suprema Corte. La Cassazione, a sua volta, ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni, sia di rito che di merito.

Le Motivazioni della Corte

La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali che definiscono i confini dell’impugnazione da parte dell’accusa pubblica in contesti specifici.

Correttezza del Rito: non Appello ma Ricorso per Cassazione

La Corte ha innanzitutto confermato la correttezza della procedura seguita dalla Corte d’Appello. La legge (in particolare l’art. 593 c.p.p. come modificato dal d.lgs. 11/2018) stabilisce che avverso le sentenze di primo grado emesse in giudizio abbreviato, il Pubblico Ministero non può proporre appello se la sua doglianza riguarda il mancato riconoscimento di aggravanti a effetto speciale. In questi casi, l’unico rimedio esperibile è il ricorso diretto per cassazione.

Irricevibilità delle Censure: una Rilettura dei Fatti non Ammessa

Nel merito, la Cassazione ha ritenuto le censure del Procuratore inammissibili perché si risolvevano in una semplice richiesta di rivalutazione delle prove, attività preclusa in sede di legittimità. Il ricorrente, infatti, si limitava a contrapporre la propria interpretazione dei fatti a quella, logicamente argomentata, del giudice di primo grado. Non veniva dedotta una vera e propria violazione di legge o un vizio manifesto della motivazione (come il travisamento della prova), ma solo un dissenso sull’apprezzamento del materiale probatorio.
Il giudice di merito aveva adeguatamente spiegato perché l’azione non fosse premeditata, descrivendola come una reazione “sull’onda emotiva” e “per nulla ponderata”. Allo stesso modo, aveva motivato l’esclusione della minorata difesa, evidenziando che la vittima era in buona salute, sveglia e in compagnia di altre persone pronte a intervenire.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio procedurale cruciale: l’appello del Pubblico Ministero non è uno strumento utilizzabile per contestare la sola esclusione di aggravanti in sentenze emesse con rito abbreviato. Inoltre, e più in generale, la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. Un ricorso, per essere ammissibile, deve denunciare vizi specifici di legittimità (errori di diritto o motivazioni illogiche/carenti), non limitarsi a proporre una lettura alternativa delle prove già vagliate e ritenute attendibili dal giudice di merito.

Il Pubblico Ministero può sempre proporre appello contro una sentenza che esclude delle aggravanti?
No. La sentenza chiarisce che, se la condanna è stata emessa a seguito di giudizio abbreviato, il Pubblico Ministero non può proporre appello per contestare la sola esclusione di aggravanti a effetto speciale, ma deve presentare direttamente ricorso per cassazione.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibili le critiche sulla premeditazione?
Perché le argomentazioni del ricorrente non denunciavano una violazione di legge o un vizio di motivazione, ma si limitavano a proporre una diversa interpretazione delle prove, attività che non è consentita in sede di legittimità. La Corte ha ritenuto logica la conclusione del primo giudice secondo cui l’azione era stata estemporanea.

Quali elementi ha considerato il giudice per escludere l’aggravante della minorata difesa?
Il giudice ha escluso l’aggravante motivando che la vittima non era una persona anziana, si trovava in buone condizioni di salute, era sveglia e in compagnia di altre cinque persone, una delle quali è potuta intervenire immediatamente in suo soccorso, disarmando l’aggressore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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