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Appello del PM inammissibile: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11575/2024, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso del Procuratore Generale contro una doppia assoluzione per omicidio stradale. Il ricorso, pur citando formalmente violazioni di legge, mirava in realtà a contestare la ricostruzione dei fatti e la logica della motivazione, un’attività preclusa al PM in caso di doppia sentenza di proscioglimento conforme. La decisione ribadisce i limiti dell’impugnazione della pubblica accusa, rendendo l’appello del PM inammissibile in queste specifiche circostanze.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello del PM Inammissibile: la Cassazione Fissa i Paletti sulla Doppia Assoluzione

In materia di circolazione stradale e responsabilità penale, la prevedibilità della condotta altrui è un pilastro fondamentale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11575/2024) affronta un caso di omicidio stradale, fornendo chiarimenti cruciali sui limiti del potere di impugnazione del Pubblico Ministero. La decisione rende l’appello del PM inammissibile quando, a fronte di una doppia assoluzione, la critica si concentra sulla ricostruzione dei fatti anziché su pure violazioni di legge.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un tragico incidente stradale in cui un motociclista perdeva la vita a seguito di una collisione con un’autovettura. L’automobilista, imputata per omicidio stradale ai sensi dell’art. 589-bis del codice penale, si stava immettendo da una strada secondaria su quella principale.

Sia in primo grado che in appello, l’imputata veniva assolta. I giudici di merito avevano concluso che non vi era prova certa della sua colpa. In particolare, non era stato possibile dimostrare con ragionevole certezza che l’automobilista avesse omesso di fermarsi allo stop. Inoltre, la dinamica dell’incidente, con l’impatto sulla parte posteriore del veicolo, suggeriva che il motociclista avesse iniziato una manovra di sorpasso solo dopo che l’auto aveva già iniziato ad attraversare, rendendo la sua presenza imprevedibile per la conducente.

La Decisione della Corte: l’Appello del PM Inammissibile

Nonostante la doppia assoluzione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Secondo l’accusa, la Corte d’Appello aveva erroneamente escluso la responsabilità dell’imputata, ignorando il principio secondo cui chi si immette su una strada principale ha un obbligo di massima prudenza.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Cassazione

La chiave della decisione risiede nell’articolo 608, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta nel 2017, stabilisce che se un imputato viene assolto sia in primo grado che in appello (c.d. ‘doppia conforme assolutoria’), il Procuratore Generale può ricorrere in Cassazione solo per motivi molto specifici, che attengono a violazioni di legge sostanziale o processuale, escludendo la possibilità di contestare la logicità o completezza della motivazione.

La Suprema Corte ha osservato che, al di là del richiamo formale a presunte violazioni di legge (come gli articoli 141 e 145 del Codice della Strada), le censure del Procuratore Generale si concentravano in realtà sulla ricostruzione della dinamica dell’incidente effettuata dai giudici di merito. Il ricorso criticava la valutazione delle prove, la coerenza delle argomentazioni e la sufficienza degli elementi a sostegno dell’assoluzione. In sostanza, si trattava di una critica al ‘tessuto motivazionale’ della sentenza, un tipo di censura che rientra nel vizio di motivazione (art. 606, lett. e, c.p.p.).

Poiché la legge preclude espressamente questo tipo di contestazione al Pubblico Ministero in caso di doppia assoluzione, il ricorso è stato giudicato inammissibile.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza rafforza un principio fondamentale del nostro sistema processuale penale, volto a dare maggiore stabilità alle sentenze di assoluzione. Quando due diversi giudici, esaminando le stesse prove, giungono alla medesima conclusione di non colpevolezza, la possibilità per l’accusa di rimettere in discussione la vicenda si restringe notevolmente.

Per il cittadino, ciò significa che una doppia assoluzione offre una tutela rafforzata contro ulteriori impugnazioni che mirino a una diversa lettura dei fatti. Per la pubblica accusa, invece, la pronuncia ribadisce la necessità di concentrare l’eventuale ricorso in Cassazione su questioni di pura legittimità e corretta applicazione del diritto, senza poter più contestare il merito della valutazione probatoria che ha condotto all’assoluzione.

Perché il ricorso del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, nonostante formalmente denunciasse violazioni di legge, in realtà criticava la ricostruzione dei fatti e la logicità della motivazione della sentenza di assoluzione. Questo tipo di critica (vizio di motivazione) non è consentito al Procuratore Generale quando vi è stata una doppia assoluzione conforme (in primo grado e in appello).

Cosa stabilisce la legge in caso di ‘doppia assoluzione conforme’?
L’articolo 608, comma 1-bis, del codice di procedura penale prevede che, in caso di sentenza di assoluzione confermata in appello, il Procuratore Generale possa ricorrere in Cassazione solo per specifici motivi di violazione di legge (quelli indicati nelle lettere a, b, e c dell’art. 606 c.p.p.), ma non per contestare la coerenza o la logicità della motivazione.

L’automobilista è stato ritenuto non colpevole perché la presenza del motociclista era imprevedibile?
Sì, le corti di merito hanno assolto l’automobilista perché non è stato possibile provare con certezza che avesse violato l’obbligo di stop e, soprattutto, perché si è ritenuto che non potesse prevedere la repentina manovra di sorpasso del motociclista, la cui presenza sulla traiettoria di immissione non era quindi concretamente prevedibile al momento dell’inizio della manovra.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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