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Appello cautelare: quando i nuovi elementi sono inutili

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un appello cautelare presentato da un indagato. L’individuo, soggetto all’obbligo di dimora, era stato trovato fuori dal comune di residenza e la sua misura era stata aggravata. Nel suo ricorso, ha presentato nuova documentazione per dimostrare la sua buona fede, sostenendo che la strada percorsa intersecava più comuni. La Corte ha ritenuto i nuovi elementi irrilevanti e l’appello una mera riproposizione di argomenti già respinti, confermando l’inammissibilità.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Cautelare: Nuovi Documenti non Bastano se Irrilevanti

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 23668 del 2024, offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità di un appello cautelare, specialmente quando si introducono nuovi elementi a sostegno della propria tesi difensiva. Il caso riguarda la violazione di un obbligo di dimora e la successiva dichiarazione di inammissibilità del ricorso volto a contestare l’aggravamento della misura. Analizziamo insieme i fatti, la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso: Violazione dell’Obbligo di Dimora

Un individuo, indagato per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, era sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di Roma. A seguito di un controllo, le forze dell’ordine lo fermavano a Torvaianica, all’interno del Comune di Pomezia, violando così le prescrizioni imposte. Di conseguenza, il Tribunale aggravava la sua misura cautelare.

La difesa presentava un appello cautelare contro questa decisione, sostenendo che l’indagato non avesse agito con la volontà di eludere la misura. A supporto di questa tesi, allegava nuova documentazione amministrativa che, a suo dire, dimostrava come il percorso stradale seguito (Via Danimarca) intersecasse i confini di diversi comuni, tra cui Roma, Pomezia e Albano, generando confusione sui limiti territoriali.

La Decisione dei Giudici sull’Appello Cautelare

Il Tribunale del Riesame, in prima battuta, e la Corte di Cassazione, in via definitiva, hanno dichiarato l’appello inammissibile. Secondo i giudici, i motivi presentati dalla difesa erano meramente ripropositivi di argomentazioni già esaminate e respinte in precedenti fasi del procedimento cautelare. La nuova documentazione prodotta non è stata considerata un “fatto nuovo” capace di modificare il quadro probatorio.

Le Motivazioni: Perché l’Appello Cautelare è Stato Ritenuto Inammissibile?

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su principi consolidati in materia di impugnazioni cautelari. Le motivazioni principali possono essere così sintetizzate:

1. Irrilevanza dei Nuovi Elementi: I giudici hanno stabilito che la documentazione sulla classificazione amministrativa della strada come “provinciale” e sul suo tracciato attraverso più comuni era del tutto irrilevante. Il fatto cruciale e incontestato era che, al momento del controllo, l’indagato si trovasse fisicamente all’interno del territorio del Comune di Pomezia, e non di Roma. Questo, di per sé, integrava la violazione dell’obbligo di dimora.

2. Carattere Reiterativo della Censura: L’appello è stato considerato “ridondante” e “ripropositivo”. La difesa, infatti, non introduceva una nuova prospettiva giuridica o un elemento fattuale decisivo, ma si limitava a insistere sulla presunta buona fede dell’indagato, argomento già valutato e ritenuto infondato. La Corte ha precisato che, per essere ammissibile, un’istanza di riesame o un appello deve fondarsi su fatti (preesistenti o sopravvenuti) realmente nuovi e idonei a modificare in modo apprezzabile il quadro probatorio o le esigenze cautelari.

3. Limiti del Giudizio di Legittimità: La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di ricostruire i fatti o di compiere una diversa valutazione delle circostanze, compito che spetta al giudice di merito. Il controllo della Corte è limitato alla violazione di legge e alla manifesta illogicità della motivazione del provvedimento impugnato, vizi che in questo caso non sono stati riscontrati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia sottolinea un principio fondamentale: per ottenere la revoca o la modifica di una misura cautelare attraverso un appello cautelare, non è sufficiente presentare documenti o argomenti genericamente “nuovi”. È necessario che questi elementi siano concretamente decisivi, ovvero in grado di scalfire le fondamenta logiche e giuridiche su cui si basa il provvedimento restrittivo. Insistere su argomentazioni già respinte, anche se supportate da documentazione inedita ma irrilevante, espone il ricorso a una quasi certa dichiarazione di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali.

È possibile presentare un appello contro l’aggravamento di una misura cautelare portando nuovi documenti?
Sì, è possibile, ma la nuova documentazione deve introdurre fatti realmente nuovi e rilevanti, capaci di modificare in modo apprezzabile il quadro probatorio o le esigenze cautelari. Se i documenti sono irrilevanti o supportano argomenti già respinti, l’appello sarà dichiarato inammissibile.

Cosa si intende quando un motivo di appello è definito ‘ripropositivo’ o ‘reiterativo’?
Significa che l’argomentazione presentata nell’appello è sostanzialmente la stessa che è già stata esaminata e respinta in una fase precedente del procedimento, senza che vengano aggiunti elementi nuovi e decisivi in grado di giustificare un nuovo esame della questione.

In questo caso, perché la documentazione sulla natura della strada percorsa dall’indagato non è stata considerata rilevante?
Perché il fatto giuridicamente rilevante per la violazione della misura era la presenza fisica dell’indagato all’interno del territorio di un comune diverso da quello di dimora (Pomezia anziché Roma). La classificazione amministrativa della strada o il fatto che essa attraversasse più confini non cambiava la sostanza di questa violazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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