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Appello cautelare: quando è ammissibile?

La Cassazione annulla l’ordinanza di inammissibilità di un appello cautelare del PM. La Corte chiarisce che l’appello è ammissibile se contiene critiche specifiche alla decisione impugnata, anche se riprende elementi della richiesta originaria. Il caso riguarda un’associazione per delinquere finalizzata a truffe assicurative e lesioni. La Suprema Corte ha ritenuto che il Tribunale del riesame avesse erroneamente ignorato le argomentazioni del PM sulla valutazione delle prove e sul nesso tra reati-fine e reato associativo.

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Pubblicato il 29 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello cautelare: i criteri di ammissibilità secondo la Cassazione

Un appello cautelare presentato dal Pubblico Ministero non può essere una semplice fotocopia della richiesta iniziale, ma non deve nemmeno essere respinto per un eccesso di formalismo se contiene critiche puntuali e argomentate. Con la sentenza n. 52129/2019, la Corte di Cassazione traccia una linea netta, annullando una decisione di inammissibilità e chiarendo i requisiti di specificità che un atto di appello deve possedere per essere esaminato nel merito.

I Fatti di Causa: Associazione per Delinquere e Misure Cautelari

Il caso nasce da un’indagine su una presunta associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie di reati, tra cui lesioni pluriaggravate, sequestro di persona e truffe ai danni di compagnie assicurative. Il Pubblico Ministero (P.M.) aveva richiesto l’applicazione della custodia in carcere per uno degli indagati, ma il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) aveva rigettato la richiesta, non ritenendo sufficientemente provata la partecipazione dell’indagato ai reati-fine né al sodalizio criminale.

Contro questa decisione, il P.M. ha proposto appello al Tribunale del Riesame. Quest’ultimo, però, ha dichiarato l’impugnazione inammissibile, sostenendo che si trattasse di una mera reiterazione delle argomentazioni già esposte nella richiesta cautelare, senza un adeguato confronto critico con le motivazioni del G.I.P.

Il Ricorso in Cassazione del Pubblico Ministero e l’appello cautelare

Il P.M. ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando la dichiarazione di inammissibilità. Secondo l’accusa, l’appello cautelare non era affatto una ripetizione passiva, ma conteneva specifiche censure alla decisione del G.I.P. In particolare, il P.M. lamentava che il giudice di prime cure avesse erroneamente svalutato le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e vittime consenzienti, e non avesse considerato la stretta connessione tra i singoli reati-fine e l’esistenza stessa del reato associativo. L’appello, quindi, offriva una prospettiva giuridica e una valutazione delle prove diversa e critica rispetto a quella del G.I.P., meritando un esame di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del P.M., annullando l’ordinanza del Tribunale del Riesame e rinviando il caso per un nuovo esame.

Le motivazioni

La Cassazione ha stabilito che il Tribunale del Riesame ha commesso un errore nel dichiarare l’inammissibilità. Sebbene un appello debba contenere motivi specifici e non possa limitarsi a un generico rinvio all’atto precedente, non è necessario che sia totalmente inedito. Nel caso specifico, l’atto del P.M., pur riprendendo elementi già noti, conteneva una critica puntuale e in diritto delle regole di valutazione della prova applicate dal G.I.P. Si contestava, ad esempio, la mancata considerazione dei reati-fine come prova sintomatica dell’esistenza del reato associativo, un principio consolidato in giurisprudenza.

Inoltre, l’appello stigmatizzava il mancato apprezzamento delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia come elemento di riscontro alle accuse di un altro coindagato. Secondo la Corte, queste non erano semplici ripetizioni, ma vere e proprie censure giuridiche che avrebbero dovuto essere valutate nel merito. Il Tribunale del Riesame ha quindi adottato un approccio eccessivamente formalistico, omettendo di considerare la portata indiziaria complessiva degli elementi offerti dall’accusa.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: la specificità dei motivi di appello non si misura sulla novità assoluta degli argomenti, ma sulla loro capacità di instaurare un dialogo critico con la decisione impugnata. Un appello cautelare è ammissibile quando attacca le fondamenta logico-giuridiche del provvedimento del giudice, evidenziandone le lacune o gli errori di valutazione. La decisione della Cassazione rappresenta un importante monito a non respingere le impugnazioni per motivi puramente formali quando queste sollevano questioni di diritto e di fatto rilevanti, garantendo così il diritto a un riesame effettivo delle decisioni che incidono sulla libertà personale.

Quando un appello cautelare del Pubblico Ministero rischia di essere dichiarato inammissibile?
Quando si limita a una mera riproposizione della richiesta originaria, senza un confronto critico con le motivazioni del provvedimento impugnato. È inammissibile se non enuncia motivi specifici di diritto e di fatto che contestano la decisione del giudice.

Cosa rende un appello cautelare ammissibile, anche se riprende argomenti già esposti?
L’appello è ammissibile se, pur basandosi su elementi già noti, contiene una critica specifica e argomentata delle ragioni poste a fondamento della decisione del giudice. Deve evidenziare errori di valutazione o di applicazione della legge, proponendo una nuova prospettazione giuridica.

In un’indagine per associazione per delinquere, come si possono utilizzare i reati-fine per dimostrare l’esistenza del sodalizio?
Secondo la Corte, la commissione dei reati-fine (come truffe e lesioni nel caso di specie) e le loro modalità esecutive possono essere considerate prova dell’esistenza e dell’operatività dell’associazione criminale. L’analisi di questi reati è fondamentale e non può essere omessa nella valutazione complessiva della gravità indiziaria per il reato associativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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