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Appalti pubblici e truffa: la differenza con il 640-bis

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10881/2025, si è pronunciata su un complesso caso di appalti pubblici e truffa legati alla gestione di centri di accoglienza. La Corte ha confermato la decisione di secondo grado, riqualificando il reato da truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p.) a truffa semplice (art. 640 c.p.). La motivazione risiede nella natura del rapporto tra ente pubblico e gestori, identificato come un appalto di servizi e non come l’erogazione di un contributo o finanziamento. Questa distinzione si è rivelata cruciale, poiché ha determinato l’inutilizzabilità delle intercettazioni, prova cardine dell’accusa, portando all’assoluzione di numerosi imputati.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appalti pubblici e truffa: la differenza con il 640-bis spiegata dalla Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10881 del 2025, ha offerto un’analisi fondamentale sulla distinzione tra la truffa semplice (art. 640 c.p.) e la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p.), specialmente nel contesto degli appalti pubblici e truffa. La decisione chiarisce che la natura del rapporto tra ente pubblico e soggetto privato è determinante: se si tratta di un corrispettivo per un servizio, si resta nell’alveo della truffa semplice, con importanti conseguenze sull’utilizzabilità delle prove, come le intercettazioni.

I Fatti del Caso: La Gestione dei Centri di Accoglienza

Il caso trae origine da un’indagine sul sistema di accoglienza per migranti gestito da un comune in collaborazione con diverse associazioni private. Il Tribunale di primo grado aveva condannato numerosi imputati, tra cui il sindaco e i responsabili delle associazioni, per vari reati, tra cui associazione per delinquere e, soprattutto, truffa aggravata ai sensi dell’art. 640-bis c.p. L’accusa riteneva che i fondi pubblici ricevuti fossero “contributi, sovvenzioni e finanziamenti”, e che fossero stati ottenuti e gestiti in modo fraudolento.

La Decisione della Corte d’Appello: Da Truffa Aggravata a Truffa Semplice

La Corte d’Appello ha ribaltato la qualificazione giuridica del fatto. Analizzando i contratti e le convenzioni, ha stabilito che il rapporto tra il Comune e le associazioni non era di natura concessoria (erogazione di contributi), bensì contrattuale, configurandosi come un appalto pubblico di servizi. Di conseguenza, le somme erogate non erano “finanziamenti” ma corrispettivi per le prestazioni rese. Questa riqualificazione ha trasformato il reato da truffa aggravata (art. 640-bis) in truffa semplice (art. 640, comma 2, n. 1). Tale modifica non è meramente formale: il reato di truffa semplice non rientra tra quelli per cui la legge consente le intercettazioni telefoniche e ambientali. La Corte d’Appello ha quindi dichiarato l’inutilizzabilità di tutte le intercettazioni, che costituivano l’architrave dell’accusa, assolvendo la maggior parte degli imputati dalle accuse di truffa per insussistenza del fatto.

Le Motivazioni: Appalti Pubblici e Truffa, la Cassazione conferma la riqualificazione

Il Procuratore Generale ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo l’erroneità della riqualificazione e l’illegittimità della dichiarazione di inutilizzabilità delle intercettazioni. La Suprema Corte ha però rigettato il ricorso, confermando in toto la sentenza d’appello.

I giudici hanno chiarito che il discrimine tra le due fattispecie di truffa risiede nella natura oggettiva dell’erogazione pubblica. L’art. 640-bis c.p. si applica a sovvenzioni, contributi e finanziamenti, caratterizzati da un’onerosità attenuata o da una gratuità. Al contrario, quando la somma di denaro pubblico costituisce il pagamento per un servizio fornito nell’ambito di un contratto a prestazioni corrispettive, come un appalto, la condotta fraudolenta ricade nell’ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640 c.p.).

Sulla questione cruciale delle intercettazioni, la Cassazione ha precisato che la loro inutilizzabilità non derivava da un semplice sviluppo processuale, ma da un errore originario. Già al momento della richiesta di autorizzazione, gli elementi a disposizione del pubblico ministero descrivevano un rapporto di tipo convenzionale/contrattuale. Pertanto, la qualificazione come 640-bis era fin dall’inizio errata e non poteva legittimare l’uso di uno strumento investigativo così invasivo. Non si trattava di un fisiologico sviluppo del processo, ma di una valutazione giuridica errata ab origine, che ha viziato irrimediabilmente la prova raccolta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un importante principio di diritto con notevoli implicazioni pratiche. Innanzitutto, rafforza la necessità di una rigorosa analisi giuridica della natura dei flussi di denaro pubblico prima di contestare il grave reato di cui all’art. 640-bis c.p. In secondo luogo, ribadisce che i limiti all’utilizzo delle intercettazioni sono un presidio fondamentale dello stato di diritto e non possono essere aggirati attraverso qualificazioni giuridiche forzate o errate. Per gli operatori che lavorano con la pubblica amministrazione, questa decisione sottolinea l’importanza di definire chiaramente la natura contrattuale dei rapporti per evitare di incorrere in contestazioni penali sproporzionate. Infine, la pronuncia serve da monito per gli inquirenti, richiamandoli a una valutazione ponderata e corretta dei presupposti di legge prima di richiedere l’autorizzazione a mezzi di ricerca della prova particolarmente invasivi.

Quando una frode su fondi pubblici si qualifica come truffa semplice (art. 640 c.p.) e non aggravata (art. 640-bis c.p.)?
Secondo la sentenza, si configura come truffa semplice (seppur aggravata ai danni dello Stato) quando i fondi pubblici sono erogati come corrispettivo per la fornitura di beni o servizi nell’ambito di un contratto a prestazioni corrispettive, come un appalto pubblico. La truffa aggravata ex art. 640-bis si applica invece a erogazioni come contributi, sovvenzioni e finanziamenti a fondo perduto o con onerosità attenuata.

Qual è la principale conseguenza processuale se un reato viene riqualificato da truffa ex art. 640-bis a truffa ex art. 640?
La conseguenza principale è l’inutilizzabilità delle intercettazioni. Il reato di truffa semplice, anche se aggravato ai danni dello Stato, prevede una pena massima che non rientra nei limiti edittali richiesti dalla legge (art. 266 c.p.p.) per poter disporre le intercettazioni. Se la prova principale si basa su di esse, la loro inutilizzabilità può portare all’assoluzione.

Le intercettazioni disposte per un reato che le ammette restano valide se poi il fatto viene riqualificato in un reato meno grave?
Di norma, la validità delle intercettazioni si valuta al momento dell’autorizzazione (principio “ora per allora”). Tuttavia, la sentenza chiarisce che se già in quella fase iniziale gli elementi a disposizione indicavano una qualificazione giuridica errata (cioè un reato per cui le intercettazioni non erano ammesse), l’autorizzazione è viziata fin dall’origine e le prove raccolte sono inutilizzabili. L’errore non deve essere un mero sviluppo processuale, ma un vizio genetico dell’atto autorizzativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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