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Annullamento DASPO: l’avviso di difesa è cruciale

Un Questore emette un primo DASPO di 8 anni, poi lo annulla in autotutela per sostituirlo con uno di 3 anni per gli stessi fatti. Il nuovo provvedimento, però, omette l’avviso obbligatorio circa la facoltà del destinatario di presentare memorie difensive al giudice della convalida. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha sancito che tale omissione determina la nullità insanabile dell’ordinanza di convalida, portando all’annullamento DASPO. La Corte ha chiarito che il nuovo atto amministrativo è pienamente autonomo e non può ‘ereditare’ i requisiti di forma dal precedente atto annullato, dovendo rispettare integralmente le garanzie difensive.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Annullamento DASPO: La Cassazione Sancisce l’Importanza dell’Avviso di Difesa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa nell’ambito delle misure di prevenzione, portando all’annullamento DASPO per un vizio di forma non sanabile. La decisione sottolinea come ogni atto amministrativo, anche se emesso per correggerne uno precedente, debba essere autonomo e completo di tutte le garanzie previste dalla legge. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere l’importanza delle formalità procedurali quando sono in gioco le libertà personali.

Il Contesto del Caso: Un DASPO ‘Corretto’ in Autotutela

La vicenda trae origine da un provvedimento con cui il Questore aveva imposto a un individuo un DASPO con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per la durata di otto anni. Successivamente, la stessa autorità amministrativa, agendo in autotutela, ha annullato d’ufficio tale provvedimento, riconoscendone un’eccessiva durata. Contestualmente, ha emesso un nuovo DASPO per i medesimi fatti, rideterminando però la durata in tre anni.

Questo secondo provvedimento è stato convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), ma l’interessato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una grave violazione del suo diritto di difesa.

I Motivi del Ricorso e la Questione dell’Annullamento DASPO

Il nucleo del ricorso si concentrava su un’omissione apparentemente formale ma sostanzialmente decisiva: il nuovo DASPO, a differenza del precedente, non conteneva l’avviso previsto dall’art. 6, comma 2-bis, della Legge 401/1989. Tale norma impone di informare il destinatario della misura della sua facoltà di presentare memorie e deduzioni scritte al GIP competente per la convalida entro 48 ore dalla notifica.

Secondo la difesa, questa mancanza integrava una nullità assoluta e insanabile, poiché ledeva il diritto del soggetto di partecipare attivamente, seppur in forma scritta, alla fase giurisdizionale di controllo del provvedimento. Di contro, la Procura Generale sosteneva che il nuovo atto fosse una mera sostituzione parziale del precedente, il quale conteneva l’avviso, rendendo superflua la sua ripetizione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le tesi difensive, fondando la sua decisione su due pilastri argomentativi interconnessi.

In primo luogo, ha ribadito il suo orientamento consolidato secondo cui la mancata inclusione dell’avviso sulla facoltà di presentare memorie difensive nel provvedimento del Questore determina una nullità di ordine generale, ai sensi dell’art. 178, lett. c), del codice di procedura penale. Questa omissione compromette il contraddittorio, seppur cartolare, e vizia irrimediabilmente la successiva ordinanza di convalida del giudice.

In secondo luogo, e questo è l’aspetto più rilevante della sentenza, la Corte ha smontato la tesi della ‘continuità’ tra i due atti amministrativi. Il provvedimento emesso in autotutela, che annulla un atto precedente e ne dispone uno nuovo, non è una semplice modifica. Si tratta di un atto amministrativo del tutto nuovo, dotato di una propria autonomia funzionale, strutturale e procedimentale. Pertanto, non può ‘prendere in prestito’ requisiti di validità, come l’avviso di difesa, da un atto che è stato ritirato dall’ordinamento giuridico. A maggior ragione in questo caso, dove il primo DASPO era già divenuto inefficace a seguito di un precedente annullamento della sua convalida da parte della stessa Cassazione per altre ragioni.

Le Conclusioni

La sentenza si conclude con l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza di convalida, rendendo di fatto inefficace l’obbligo di presentazione. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: la Pubblica Amministrazione, quando esercita il potere di autotutela per correggere i propri errori, non può ricorrere a scorciatoie. Ogni nuovo atto che impone limitazioni alla libertà personale deve essere completo in ogni sua parte e rispettare scrupolosamente tutte le garanzie procedurali previste a favore del cittadino. Il diritto di difesa non ammette deroghe o presunzioni: deve essere garantito in modo chiaro, esplicito e inequivocabile in ogni fase del procedimento.

Un provvedimento amministrativo che sostituisce un precedente atto annullato deve contenere tutti gli avvisi di legge?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che un nuovo provvedimento, anche se emesso in autotutela per sostituirne uno precedente, è un atto giuridicamente autonomo. Come tale, deve contenere ex novo tutti gli elementi e gli avvisi richiesti dalla legge, incluse le informative sulle facoltà difensive, senza poter fare riferimento a quanto contenuto nell’atto originario annullato.

Cosa succede se un DASPO non informa il destinatario della facoltà di presentare memorie difensive al giudice?
L’omissione di tale avviso informativo costituisce una violazione del diritto di difesa e determina una nullità di ordine generale, insanabile, ai sensi dell’art. 178, lett. c), cod. proc. pen. Di conseguenza, l’ordinanza del giudice che convalida un DASPO privo di questo avviso è nulla e deve essere annullata.

È possibile ‘correggere’ un DASPO illegittimo emettendone uno nuovo che si richiama al precedente?
No. La sentenza stabilisce che il nuovo atto non può richiamarsi o integrare elementi da un provvedimento precedente che è stato annullato e ha quindi cessato i suoi effetti. Il nuovo provvedimento deve essere autosufficiente e completo in tutti i suoi requisiti formali e sostanziali per essere considerato valido.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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