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Amministratore di fatto reati tributari: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un amministratore di fatto condannato per occultamento di scritture contabili. La sentenza chiarisce che la responsabilità penale sussiste anche in caso di sequestro parziale della documentazione e conferma la piena utilizzabilità delle dichiarazioni rese da persone informate sui fatti prima che emergessero a loro carico indizi di reità. Un caso chiave in tema di amministratore di fatto e reati tributari.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Amministratore di Fatto e Reati Tributari: La Cassazione sulla Responsabilità Penale

La figura dell’amministratore di fatto e i connessi reati tributari tornano al centro di una recente pronuncia della Corte di Cassazione. La sentenza in esame conferma la condanna per occultamento di scritture contabili, delineando con precisione i confini della responsabilità penale di chi gestisce un’impresa senza una carica formale. La decisione offre spunti fondamentali sull’utilizzabilità delle prove testimoniali e sulla configurabilità del reato anche in presenza di un sequestro parziale della documentazione.

I Fatti del Processo: La Condanna per Occultamento Contabile

Il caso riguarda un soggetto, ritenuto amministratore di fatto di una Srl, condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 10 del D.Lgs. 74/2000. L’accusa era di aver occultato le scritture contabili di una società, di fatto non operativa ma comunque tenuta agli adempimenti fiscali. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha contestato la sentenza d’appello sostenendo:
1. L’inutilizzabilità delle dichiarazioni: Secondo il ricorrente, le dichiarazioni della commercialista e dell’amministratore formale della società non potevano essere utilizzate, in quanto entrambi avrebbero dovuto essere sentiti con le garanzie difensive previste per gli indagati, essendo emersi a loro carico indizi per reati connessi.
2. La mancanza dell’elemento oggettivo del reato: Gran parte della documentazione contabile era già stata sequestrata dall’autorità giudiziaria in una perquisizione precedente. Pertanto, secondo la difesa, l’imputato non avrebbe potuto materialmente occultarla.
3. L’assenza di prova della qualifica di amministratore di fatto: Collegato al primo punto, la difesa ha eccepito che, escludendo le testimonianze contestate, non vi sarebbero stati elementi sufficienti a dimostrare il ruolo di gestore di fatto dell’imputato.

L’analisi della Cassazione e l’amministratore di fatto nei reati tributari

La Suprema Corte ha rigettato tutte le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. La sentenza fornisce chiarimenti cruciali su ogni punto sollevato.

Sull’Utilizzabilità delle Testimonianze

La Corte ha stabilito che le dichiarazioni della commercialista erano pienamente utilizzabili. Al momento della sua audizione come persona informata sui fatti (luglio 2019), non esistevano elementi per considerarla indagata. L’informativa di reato che menzionava i possibili indagati è stata redatta oltre due anni dopo (dicembre 2021), rendendo infondata la richiesta di garanzie difensive al tempo della testimonianza. Anche le dichiarazioni dell’amministratore formale sono state ritenute valide, in quanto rese spontaneamente alla Guardia di Finanza, una modalità di acquisizione probatoria pacificamente ammessa nei riti a prova contratta come il giudizio abbreviato scelto dall’imputato.

Sulla Materialità del Reato Nonostante il Sequestro Parziale

Per la Cassazione, il fatto che parte della documentazione fosse stata sequestrata è irrilevante. L’obbligo di conservare e rendere disponibili le scritture contabili gravava sull’amministratore (anche di fatto). Lo stesso ricorrente ha ammesso che il sequestro aveva riguardato solo “una gran parte” della documentazione, non la sua totalità. Di conseguenza, la parte non sequestrata è rimasta nella disponibilità degli amministratori, e il suo occultamento è sufficiente a integrare il reato contestato. La responsabilità penale deriva non dalla custodia in un luogo specifico, ma dal mancato adempimento dell’obbligo di ostensione durante un controllo fiscale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la dichiarazione di inammissibilità del ricorso sulla base della manifesta infondatezza dei motivi proposti. I giudici hanno sottolineato che la qualifica di amministratore di fatto comporta l’assunzione di tutti gli obblighi legali connessi alla gestione societaria, inclusa la corretta tenuta e conservazione dei documenti contabili. L’obbligo di esibire tale documentazione alle autorità competenti è presidiato da una sanzione penale, e il suo inadempimento costituisce reato. Le precedenti assoluzioni dell’imputato in altri procedimenti sono state ritenute irrilevanti, poiché relative a vicende diverse e non sovrapponibili a quella in esame, senza quindi alcun effetto preclusivo sul presente giudizio.

Conclusioni: La Responsabilità Penale dell’Amministratore di Fatto

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di amministratore di fatto e reati tributari: chi gestisce un’impresa si assume pienamente le responsabilità penali che derivano da tale ruolo, indipendentemente da una nomina formale. L’occultamento delle scritture contabili è un reato che si perfeziona con la semplice impossibilità per gli organi di controllo di reperire la documentazione, e l’amministratore di fatto non può sottrarsi a tale responsabilità, nemmeno adducendo un parziale sequestro preventivo dei documenti.

Quando una testimonianza può essere considerata inutilizzabile nel processo penale?
Secondo la sentenza, una testimonianza non è inutilizzabile se, al momento in cui la persona è stata sentita come informata sui fatti, non erano ancora emersi a suo carico elementi tali da giustificare la sua iscrizione nel registro degli indagati e l’applicazione delle relative garanzie difensive.

L’amministratore di fatto è responsabile per l’occultamento delle scritture contabili anche se parte di esse è già stata sequestrata?
Sì. La Corte chiarisce che la responsabilità penale sussiste perché l’obbligo di conservare ed esibire la documentazione contabile permane per la parte non sottoposta a sequestro. L’occultamento anche solo di una parte delle scritture contabili è sufficiente per configurare il reato.

Una precedente assoluzione in un caso simile ha valore in un nuovo processo per reati connessi?
No. La Corte ha stabilito che le pronunce richiamate dal ricorrente non hanno alcuna efficacia preclusiva sul merito del presente giudizio, poiché riguardano vicende non sovrapponibili a quelle attualmente in discussione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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