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Amministratore di fatto: reati e responsabilità penale

La Cassazione conferma la condanna di un amministratore di fatto per il reato di occultamento di scritture contabili. È irrilevante la possibilità di ricostruire il reddito con altri mezzi. Il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile perché le eccezioni sollevate, come la mancanza di password gestionali o il principio del ‘bis in idem’, sono state ritenute generiche o tardive.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’Amministratore di Fatto e il Reato di Occultamento Contabile: Analisi della Cassazione

La figura dell’amministratore di fatto è centrale in numerose vicende giudiziarie, specialmente in ambito penale-tributario. Chi gestisce un’impresa senza un’investitura ufficiale può essere ritenuto responsabile dei reati commessi nell’interesse della società? Con la sentenza n. 30357/2024, la Corte di Cassazione ribadisce principi consolidati in materia, confermando la condanna per occultamento di scritture contabili a carico di un soggetto che, di fatto, governava un’azienda.

I Fatti del Caso: La Gestione Occulta dell’Azienda

Il caso trae origine dalla condanna, confermata in appello, di un individuo per il reato previsto dall’art. 10 del D.Lgs. n. 74/2000. L’imputato, pur non essendo l’amministratore legale di una S.r.l., ne era considerato l’amministratore di fatto. In concorso con l’amministratore di diritto, egli aveva occultato le scritture contabili e i documenti obbligatori per legge, con il fine di evadere l’IVA e le imposte sui redditi, rendendo impossibile la ricostruzione del reale volume d’affari.

Contro la decisione della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su quattro distinti motivi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha tentato di smontare l’impianto accusatorio eccependo:

1. Errata valutazione della prova: Sosteneva che la Guardia di Finanza fosse stata comunque in grado di ricostruire il volume d’affari, rendendo di fatto inoffensiva la condotta.
2. Vizio di motivazione sul ruolo di amministratore di fatto: Affermava di non poter essere considerato tale poiché non disponeva delle password necessarie per la gestione informatica dell’impresa.
3. Violazione del ‘bis in idem’: Asseriva di essere già stato condannato per lo stesso reato in relazione a un’altra società.
4. Prescrizione del reato: Chiedeva che il reato fosse dichiarato estinto per il decorso del tempo.

Le Motivazioni della Corte: La Piena Responsabilità dell’Amministratore di Fatto

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. Le motivazioni della Suprema Corte chiariscono punti fondamentali sulla figura dell’amministratore di fatto e sulla natura del reato contestato.

Irrilevanza della Ricostruzione dei Redditi

Sul primo punto, i giudici hanno specificato che il reato di occultamento di scritture contabili si perfeziona con la semplice condotta di nascondere la documentazione, a prescindere dal fatto che gli organi accertatori riescano o meno, tramite altri strumenti (come bilanci o spesometri), a ricostruire parzialmente i redditi. La norma mira a tutelare la trasparenza contabile e la possibilità per il Fisco di effettuare controlli basati sulla documentazione ufficiale.

La Prova del Ruolo di Gestore di Fatto

Ancora più netto il rigetto del secondo motivo. La qualifica di amministratore di fatto è stata ampiamente provata dalle dichiarazioni dei dipendenti. Questi ultimi hanno confermato che l’imputato gestiva in via esclusiva i punti vendita: si occupava dei colloqui di lavoro, delle assunzioni, organizzava l’attività, dava direttive e, ogni sera, ritirava l’incasso. Nessun dipendente aveva mai avuto contatti con l’amministratore di diritto. Persino il commercialista della società ha dichiarato di interfacciarsi unicamente con l’imputato. La generica eccezione sulla mancanza di password è stata ritenuta irrilevante a fronte di prove così schiaccianti di una gestione operativa e decisionale completa.

Inammissibilità delle Eccezioni di ‘Bis in Idem’ e Prescrizione

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibili le eccezioni procedurali. Quella sul ‘bis in idem’ è stata sollevata per la prima volta in Cassazione e avrebbe richiesto un accertamento di fatto non consentito in sede di legittimità. L’eccezione di prescrizione è stata respinta perché, al momento della sentenza d’appello, il reato non era ancora prescritto, e la declaratoria di inammissibilità del ricorso ha precluso ogni ulteriore valutazione sul decorso del tempo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un principio fondamentale: nel diritto penale societario e tributario, la sostanza prevale sulla forma. Chiunque eserciti di fatto poteri gestori e direttivi è equiparato all’amministratore di diritto e risponde penalmente per i reati commessi nella gestione dell’impresa. La decisione sottolinea come non basti schermarsi dietro una carica formale altrui per sfuggire alle proprie responsabilità. Per la giustizia, conta chi realmente prende le decisioni e governa l’azienda, al di là di ogni apparenza.

Chi è considerato amministratore di fatto secondo la giurisprudenza?
È colui che, pur senza una nomina ufficiale, esercita in modo continuativo e significativo i poteri di gestione di una società, come provato in questo caso dalle testimonianze su assunzioni, direttive al personale e gestione della cassa.

Se l’Agenzia delle Entrate riesce comunque a ricostruire il reddito di un’azienda, si configura lo stesso il reato di occultamento delle scritture contabili?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il reato si perfeziona con la semplice condotta di nascondere i documenti contabili, indipendentemente dal fatto che i finanzieri riescano a ricostruire il volume d’affari con altri mezzi (es. bilanci).

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione l’eccezione di essere già stato giudicato per lo stesso fatto (bis in idem)?
No, la Corte ha dichiarato tale eccezione inammissibile perché è stata formulata per la prima volta nel ricorso per cassazione e, inoltre, richiede un accertamento di fatto che non è consentito in quella sede di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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