LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Amministratore di fatto: la Cassazione decide

Un soggetto, condannato per bancarotta fraudolenta e truffa in qualità di amministratore di fatto di una società fallita, ha presentato ricorso in Cassazione contestando tale qualifica. La Corte Suprema ha rigettato il motivo, ribadendo che la figura dell’amministratore di fatto si configura attraverso l’esercizio continuativo di funzioni gestorie, a prescindere da nomine formali. La sentenza chiarisce che una procura non è sufficiente a escludere tale ruolo. La Corte ha inoltre dichiarato estinti alcuni reati di truffa per prescrizione e remissione di querela, rideterminando la pena finale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Amministratore di fatto: quando la gestione sostanziale supera la forma

La recente sentenza della Corte di Cassazione penale fa luce sulla figura dell’amministratore di fatto e sulle responsabilità che ne derivano, specialmente in contesti di crisi d’impresa e reati fallimentari. La Corte ha confermato che, per essere considerati tali, non è necessaria una nomina formale, ma è sufficiente l’esercizio concreto e continuativo di poteri gestionali. Questo principio, consolidato nella giurisprudenza, sottolinea come il diritto penale guardi alla sostanza dei ruoli aziendali piuttosto che alle mere qualifiche formali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna inflitta dalla Corte d’Appello a un soggetto ritenuto responsabile dei reati di bancarotta fraudolenta per distrazione e documentale, oltre a diverse truffe ai danni di clienti. Tali reati erano stati commessi nell’ambito della gestione di una società di ingegneria e tecnologia, successivamente dichiarata fallita. La Corte di merito aveva identificato l’imputato come l’amministratore di fatto della società, condannandolo a una pena di cinque anni e otto mesi di reclusione, oltre a pene accessorie.

L’imputato ha proposto ricorso per cassazione, articolando due motivi principali. Con il primo, denunciava un difetto assoluto di motivazione riguardo alla sua qualifica di amministratore di fatto, sostenendo di aver operato unicamente in virtù di una procura speciale con compiti limitati ai rapporti con clienti, fornitori e alla gestione dei cantieri, senza mai avere un ruolo nella gestione amministrativa, contabile o organizzativa della società. Con il secondo motivo, contestava la sussistenza dell’elemento soggettivo del dolo per i reati di truffa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato dettagliatamente i motivi del ricorso, giungendo a conclusioni differenziate ma chiare sul ruolo dell’amministratore di fatto.

La Qualifica di Amministratore di Fatto: Indici Sintomatici

Il primo motivo è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha ribadito il suo orientamento costante, secondo cui l’attribuzione del ruolo di amministratore di fatto non dipende da una nomina ufficiale, ma dalla presenza di ‘indici sintomatici’ che rivelino un inserimento organico del soggetto nella struttura direttiva della società. Tali indici possono includere la gestione dei rapporti con dipendenti, fornitori e clienti, o l’esercizio di funzioni direttive in qualsiasi settore (produttivo, commerciale, amministrativo).

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente evidenziato plurimi elementi a sostegno della qualifica: l’imputato si presentava ai clienti come titolare della società, trattava le condizioni contrattuali, avviava i cantieri e dimostrava un’effettiva capacità di impegnare la società verso terzi. Questi comportamenti, non episodici ma continuativi, delineano un quadro in cui il soggetto esercitava di fatto i poteri gestionali tipici di un amministratore.

L’Irrilevanza della Procura Speciale

La difesa aveva insistito sull’esistenza di una procura, sostenendo che essa limitasse il ruolo dell’imputato. La Corte ha smontato questa argomentazione, precisando che una procura ‘ad negotia’ non è di per sé sufficiente a escludere la qualifica di amministratore di fatto. Anzi, quando una procura conferisce poteri ampi e autonomi, può diventare essa stessa un elemento sintomatico dell’esistenza di un potere gestorio esercitato in modo stabile e non occasionale. Di conseguenza, l’apprezzamento dei giudici di merito, non essendo manifestamente illogico, è stato ritenuto insindacabile in sede di legittimità.

L’Estinzione dei Reati di Truffa

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha rilevato l’estinzione di diversi reati di truffa. Per tre capi d’imputazione è intervenuta la remissione delle querele da parte delle persone offese, comportando l’annullamento senza rinvio della sentenza per tali reati. Per altri due capi d’imputazione, è stata dichiarata l’estinzione per intervenuta prescrizione. Per questi ultimi, la Corte ha annullato la sentenza agli effetti penali, disponendo però un rinvio al giudice civile competente per le statuizioni civili, conformemente ai principi stabiliti dalle Sezioni Unite.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso per quanto attiene ai reati di bancarotta, confermando la responsabilità dell’imputato come amministratore di fatto. Ha invece annullato la sentenza per i reati di truffa a causa della remissione di querela e della prescrizione. Di conseguenza, ha proceduto a una rideterminazione della pena, riducendola a quattro anni e sei mesi di reclusione e sostituendo l’interdizione perpetua dai pubblici uffici con quella temporanea. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel diritto penale societario, la responsabilità penale si fonda sull’effettivo esercizio del potere gestorio, superando le apparenze formali e garantendo che chiunque gestisca un’impresa risponda delle proprie azioni, specialmente quando queste danneggiano la società e i suoi creditori.

Come si stabilisce la qualifica di amministratore di fatto?
La qualifica si stabilisce attraverso la prova di un inserimento organico e di un esercizio continuativo e significativo di funzioni direttive all’interno della società. La valutazione si basa su ‘indici sintomatici’ come la gestione dei rapporti con clienti, fornitori e dipendenti, a prescindere da una nomina formale.

Una procura speciale esclude la responsabilità come amministratore di fatto?
No. Secondo la sentenza, una procura non solo non esclude tale qualifica, ma può addirittura essere un elemento che la conferma, specialmente se conferisce poteri ampi e autonomi che vengono esercitati in modo non episodico.

Cosa accade ai reati di truffa se la vittima ritira la querela?
Se la persona offesa ritira la querela (remissione di querela) per un reato procedibile a querela, come la truffa, il reato si estingue. Di conseguenza, la Corte deve annullare la sentenza di condanna per quel specifico capo d’imputazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati