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Amministratore di fatto: la Cassazione chiarisce i_criteri

La Corte di Cassazione annulla una sentenza di condanna per bancarotta fraudolenta. La decisione chiarisce i criteri per identificare la figura dell’amministratore di fatto, distinguendola dal mero interesse del socio alla gestione aziendale. Viene inoltre annullata la posizione di un coimputato per un vizio di notifica del rinvio d’udienza, avvenuto durante l’emergenza Covid-19, al solo difensore d’ufficio.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Amministratore di fatto: quando il socio non è gestore

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha annullato una condanna per bancarotta fraudolenta, offrendo importanti chiarimenti sulla distinzione tra il ruolo di socio e la qualifica di amministratore di fatto. La pronuncia sottolinea come l’interesse del socio alla vita aziendale, anche se manifestato con una presenza costante, non implica automaticamente l’assunzione di responsabilità gestionali penalmente rilevanti. Nell’introduzione di questo caso, vediamo come la Corte abbia distinto nettamente le prerogative del socio da una gestione attiva e continuativa, essenziale per configurare la figura dell’amministratore di fatto.

I Fatti del Caso

Due soggetti venivano condannati in primo e secondo grado per concorso in bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale di una S.r.l. fallita. A uno dei due, socio della società, veniva attribuita la qualifica di amministratore di fatto, mentre l’altro era l’amministratore di diritto. Le accuse riguardavano la distrazione di ingenti somme di denaro dalle casse sociali e la tenuta irregolare e non veritiera delle scritture contabili, tale da non permettere la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I due imputati, tramite i loro difensori, hanno presentato ricorso in Cassazione per motivi diversi.

L’imputato ritenuto amministratore di fatto ha contestato la sua qualifica, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente desunto il suo ruolo gestorio dalla sua qualità di socio, dal suo interesse diretto nella gestione e dalla sua presenza in azienda. Secondo la difesa, mancavano prove di un’attività gestoria significativa e continuativa, requisito fondamentale secondo la giurisprudenza.

Il secondo imputato, amministratore di diritto, ha invece sollevato una questione puramente procedurale. Lamentava la nullità della sentenza per omessa notifica personale del decreto di rinvio d’ufficio di un’udienza, avvenuto durante il periodo dell’emergenza Covid-19. La notifica era stata effettuata solo al suo difensore d’ufficio e non a lui personalmente, in violazione delle norme speciali introdotte per la pandemia.

L’analisi sull’amministratore di fatto

Il cuore della decisione della Cassazione, per quanto riguarda il primo ricorrente, risiede nella corretta individuazione dei criteri per definire un amministratore di fatto. La Corte ha accolto il ricorso, censurando il ragionamento dei giudici di merito. Essere socio e avere un interesse personale e diretto nella gestione della società non è sufficiente. Il socio ha il diritto di informarsi, partecipare e persino criticare la gestione, senza che ciò lo trasformi in un gestore di fatto.

La Cassazione ha chiarito che, per affermare la responsabilità penale, è necessario provare l’esercizio di un’attività gestoria continuativa e significativa, svolta in modo non episodico, che dimostri un inserimento organico del soggetto nell’assetto direttivo della società. La semplice presenza in azienda o il compimento di singole operazioni dispositive non bastano, poiché queste ultime potrebbero configurare un concorso esterno nel reato dell’amministratore di diritto, ma non giustificano l’attribuzione del ruolo gestorio in sé.

La questione procedurale sulla notifica

Per il secondo ricorrente, la Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso. Ha stabilito che la disciplina eccezionale introdotta durante la pandemia Covid-19, che semplificava le notifiche inviandole al solo difensore, si applicava esclusivamente ai difensori di fiducia. La legge stessa faceva salve le “notifiche che per legge si effettuano presso il difensore d’ufficio”. Secondo la Corte, in assenza di un rapporto fiduciario tra imputato e difensore, le garanzie ordinarie di notifica personale all’imputato dovevano essere mantenute. L’omessa notifica ha quindi determinato una nullità insanabile.

Le Motivazioni della Cassazione

Sulla base di queste considerazioni, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata per entrambi gli imputati. Per l’amministratore di fatto, ha disposto un annullamento con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio secondo cui la qualifica gestoria deve essere provata attraverso elementi concreti di un’ingerenza significativa e continuativa, senza confonderla con le legittime prerogative del socio. La Corte d’Appello dovrà anche riconsiderare la natura delle operazioni contestate e la corretta qualificazione giuridica del reato di bancarotta documentale.

Per l’amministratore di diritto, l’annullamento è stato ancora più drastico: la Corte ha annullato senza rinvio sia la sentenza d’appello che quella di primo grado, restituendo gli atti al Tribunale di prima istanza a causa del vizio procedurale originario.

Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti principi. Il primo, di natura sostanziale, ribadisce che la qualifica di amministratore di fatto non può essere presunta ma deve essere rigorosamente provata, distinguendo l’ingerenza gestoria dall’interesse del socio. Il secondo, di natura processuale, tutela il diritto di difesa dell’imputato assistito da un difensore d’ufficio, imponendo il rispetto delle modalità di notifica ordinarie anche in situazioni di emergenza, qualora la legge non disponga diversamente in modo esplicito.

Essere socio di una società e interessarsi alla sua gestione significa essere automaticamente un amministratore di fatto?
No. Secondo la Corte, la qualità di socio conferisce il diritto di interessarsi alla gestione, osservarla e criticarla, ma non comporta automaticamente l’assunzione della qualifica di amministratore di fatto. Per questo è necessario provare un’attività gestoria significativa e continuativa.

Quali sono i criteri per definire un soggetto come amministratore di fatto ai fini del reato di bancarotta?
La giurisprudenza richiede l’esercizio di un’attività gestoria o cogestoria significativa e continua, svolta in modo non episodico o occasionale. Tale attività deve fornire indici sintomatici dell’inserimento organico del soggetto nell’assetto societario, con funzioni direttive, anche se non formalizzate.

La notifica del rinvio di un’udienza al solo difensore d’ufficio è valida, specialmente durante l’emergenza Covid-19?
No. La Corte ha stabilito che la disciplina speciale per l’emergenza Covid-19, che prevedeva la notifica al solo difensore, era applicabile solo al difensore di fiducia. Per l’imputato assistito da un difensore d’ufficio, in assenza di un rapporto fiduciario, la comunicazione del rinvio doveva essere effettuata secondo le regole ordinarie, quindi anche personalmente all’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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