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Aggravante transnazionalità: motivazione della pena

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante l’applicazione dell’aggravante transnazionalità. La sentenza chiarisce che, a seguito di un precedente annullamento con rinvio, il giudice di merito non deve ridiscutere l’esistenza dell’aggravante, ma solo fornire una motivazione adeguata e logica sull’entità dell’aumento di pena, basandosi su elementi concreti come la gravità della condotta, la durata e l’estensione internazionale del reato.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante Transnazionalità: Quando la Motivazione della Pena è Corretta

L’aggravante transnazionalità rappresenta un elemento cruciale nel diritto penale, specialmente in materia di criminalità organizzata e traffico di stupefacenti. Essa comporta un significativo aumento della pena, ma la sua applicazione richiede una motivazione puntuale da parte del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 30081/2024) offre un importante chiarimento su quali siano i confini del giudizio di rinvio e come motivare correttamente l’incremento sanzionatorio legato a tale circostanza.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per traffico di stupefacenti. La Corte d’Appello, in un primo momento, aveva determinato la pena riconoscendo diverse circostanze, tra cui l’aggravante in questione. L’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione, e la Suprema Corte, con una precedente sentenza, aveva annullato la decisione limitatamente alla motivazione sull’aumento di pena per l’aggravante transnazionale, rinviando il caso a una nuova sezione della Corte d’Appello.

Quest’ultima, nel nuovo giudizio, ha confermato la pena precedentemente inflitta, fornendo una motivazione più dettagliata. Contro questa nuova sentenza, l’imputato ha proposto un ulteriore ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e sostenendo che la Corte territoriale non avesse adeguatamente giustificato la ritenuta integrazione dell’aggravante.

La Questione Giuridica: i limiti del giudizio di rinvio e l’aggravante transnazionalità

Il cuore della questione non era più se l’aggravante transnazionalità sussistesse o meno. Questo punto, infatti, era già stato definitivamente accertato. Il precedente annullamento della Cassazione era circoscritto a un aspetto ben preciso: la Corte d’Appello non aveva adempiuto all’onere di motivare in modo adeguato l’entità dell’aumento di pena applicato in conseguenza dell’aggravante, come richiesto dall’art. 63, comma 4, del codice penale.

Il compito del giudice del rinvio, quindi, non era rivalutare l’esistenza della circostanza, ma unicamente determinare e giustificare la sua incidenza sul trattamento sanzionatorio. Il nuovo ricorso dell’imputato, invece, tentava di rimettere in discussione un punto già coperto da giudicato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile. I giudici hanno chiarito che l’integrazione dell’aggravante non era più sub iudice. Il giudizio di rinvio era stato disposto al solo fine di colmare una lacuna motivazionale relativa alla quantificazione della pena.

Nel merito, la Suprema Corte ha ritenuto che la nuova sentenza della Corte d’Appello avesse fornito una motivazione adeguata, coerente e logicamente inattaccabile. La Corte territoriale ha infatti valorizzato elementi specifici per giustificare l’aumento di pena, quali:

* La “particolare gravità” della condotta accertata.
* L’estensione geografica del traffico, che riguardava “più paesi stranieri, anche extracomunitari”.
* La durata dell’attività illecita, protrattasi per un “periodo di tempo molto lungo”.
* Il ruolo chiave svolto dall’imputato, che manteneva i contatti per lo stoccaggio della cocaina all’estero e si occupava dell’approvvigionamento e del trasporto da altri paesi europei ed extraeuropei.

Secondo la Cassazione, una volta accertata definitivamente l’esistenza dell’aggravante, la forza, l’espansione del gruppo criminale e la rilevanza delle attività estere dell’imputato sono tutti elementi che possono essere legittimamente utilizzati per motivare l’incremento sanzionatorio.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il giudizio di rinvio a seguito di annullamento parziale della Cassazione ha un perimetro ben definito. Se l’annullamento riguarda unicamente la motivazione sulla pena, il giudice del rinvio non può rimettere in discussione l’accertamento del reato o delle circostanze aggravanti. Il suo compito è limitato a fornire una nuova e corretta motivazione sul punto specifico indicato dalla Suprema Corte.

Inoltre, la decisione conferma che per giustificare l’aumento di pena derivante dall’aggravante transnazionalità, il giudice deve fare riferimento a elementi concreti che dimostrino la maggiore gravità del fatto, come l’ampiezza geografica dell’operazione, la sua durata nel tempo e il ruolo specifico ricoperto dall’imputato nel contesto internazionale.

Cosa deve fare il giudice quando la Cassazione annulla una sentenza solo per un vizio di motivazione sulla pena?
Il giudice del rinvio non deve riesaminare la colpevolezza o l’esistenza delle circostanze del reato, che sono già state accertate. Il suo unico compito è fornire una nuova e adeguata motivazione limitatamente al punto specifico annullato, in questo caso l’entità dell’aumento di pena.

Quali elementi giustificano un aumento di pena per l’aggravante della transnazionalità?
Elementi come la particolare gravità della condotta, il coinvolgimento di numerosi paesi (anche extra-UE), la lunga durata dell’attività criminale e il ruolo operativo centrale dell’imputato nelle attività all’estero sono considerati fattori validi per motivare un significativo aumento della sanzione.

È possibile contestare nuovamente l’esistenza di un’aggravante nel giudizio di rinvio?
No. Se la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza solo sulla motivazione della pena e non sull’esistenza dell’aggravante, quest’ultima si considera definitivamente accertata e non può più essere messa in discussione nel successivo giudizio di rinvio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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