LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Aggravante spaccio stupefacenti: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 32044/2024, si è pronunciata su un complesso caso di traffico di stupefacenti, annullando per alcuni imputati l’aggravante spaccio stupefacenti legata al numero dei concorrenti. La Corte ha chiarito che, per applicare tale aggravante, non è sufficiente una generica attribuzione della condotta a più persone, ma è necessario definire lo specifico ruolo di ciascun soggetto nell’operazione illecita. Per altri imputati, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili per genericità e manifesta infondatezza.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante Spaccio Stupefacenti: Ruoli e Responsabilità Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 32044 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di reati di droga: l’aggravante spaccio stupefacenti prevista dall’art. 73, comma 6, del d.P.R. 309/1990. Questa circostanza, che scatta quando il fatto è commesso da tre o più persone, comporta un significativo aumento di pena. La pronuncia chiarisce i presupposti per la sua applicazione, sottolineando la necessità di un’analisi puntuale del ruolo di ciascun concorrente e non di una mera attribuzione indistinta della condotta.

I Fatti: Una Vasta Rete di Traffico nella Capitale

Il caso trae origine da una complessa indagine che ha smantellato una vasta rete di traffico di sostanze stupefacenti operante a Roma. Al centro dell’organizzazione vi era un soggetto che, pur trovandosi agli arresti domiciliari, gestiva un ingente flusso di droga, avvalendosi di una fitta rete di fornitori, corrieri e acquirenti. Le prove raccolte si basavano principalmente sui risultati di intercettazioni ambientali e telefoniche, che avevano permesso di ricostruire numerose operazioni di acquisto e cessione di cocaina e hashish per quantitativi rilevanti.

Diversi soggetti, condannati in appello, hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando una serie di questioni giuridiche, tra cui l’utilizzabilità delle intercettazioni, l’errata qualificazione delle sostanze (spesso indicate con nomi in codice), e, soprattutto, l’illegittima applicazione di diverse aggravanti, inclusa quella relativa al concorso di persone.

L’applicazione dell’aggravante spaccio stupefacenti

Il punto focale della decisione della Suprema Corte riguarda proprio l’aggravante spaccio stupefacenti del concorso di persone. Per due degli imputati, la Corte ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio la sentenza impugnata su questo specifico punto. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per integrare tale aggravante, non è sufficiente che più persone siano genericamente coinvolte, ma è indispensabile che la pluralità dei soggetti (tre o più) sia specificamente riferibile a una delle condotte tipiche previste dalla norma (offerta, acquisto, detenzione, ecc.).

Nel caso di specie, per una delle operazioni contestate (l’acquisto di una partita di droga), l’intercettazione faceva emergere un accordo esclusivo tra due persone. Sebbene altri soggetti fossero coinvolti nelle fasi successive (come la consegna), il loro intervento non era tale da configurare un concorso nell’atto di acquisto. La Corte ha quindi escluso l’aggravante, ritenendo che l’indistinta attribuzione della pluralità delle condotte a tutti i concorrenti, senza una precisa definizione del loro ruolo specifico, non fosse sufficiente a giustificare l’aumento di pena.

Altri Profili Giuridici: Inammissibilità e Continuazione

Per gli altri ricorrenti, i motivi di ricorso sono stati giudicati inammissibili. La Corte ha ritenuto le censure manifestamente infondate o generiche, specialmente quelle volte a ottenere una nuova valutazione delle prove, come il contenuto delle intercettazioni. La Cassazione ha ricordato che l’interpretazione delle conversazioni è una questione di fatto riservata al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, se non in caso di manifesta illogicità della motivazione.

Interessante anche la posizione su un altro imputato, per il quale è stato eliminato l’aumento di pena applicato per la continuazione tra reati. La Corte ha osservato che le diverse condotte (ricevimento e successive cessioni di un unico carico di droga), essendo avvenute in un arco temporale ristrettissimo e con un’unitaria finalità di lucro, dovevano essere considerate come un’unica manifestazione della medesima disposizione di sostanza, escludendo così il concorso formale tra reati e il relativo aumento di pena.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati. Per quanto riguarda l’aggravante spaccio stupefacenti legata al numero di persone, ha richiamato la propria giurisprudenza (Sez. 1, n. 37686/2022), secondo cui è necessaria una precisa attribuzione del ruolo di ciascun concorrente a una specifica condotta criminosa. Una partecipazione generica non basta. Per i ricorsi dichiarati inammissibili, la Corte ha sottolineato come le censure proposte fossero volte a una rilettura del merito della vicenda, attività preclusa in sede di legittimità. L’apprezzamento delle prove, e in particolare delle intercettazioni, è di esclusiva competenza dei giudici di primo e secondo grado, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica o contraddittoria. Infine, riguardo alla continuazione, la decisione si allinea all’orientamento che tende a unificare, sotto il profilo sanzionatorio, condotte strettamente connesse e finalizzate a un unico scopo di lucro, evitando duplicazioni di pena.

Le conclusioni

La sentenza n. 32044/2024 offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, riafferma la necessità di un’analisi rigorosa e individualizzata per l’applicazione dell’aggravante spaccio stupefacenti del concorso di persone, ponendo un freno a interpretazioni estensive che non tengano conto del contributo effettivo di ciascun soggetto. In secondo luogo, conferma la solidità del principio secondo cui la valutazione del materiale probatorio è di competenza dei giudici di merito. Questa pronuncia rappresenta un richiamo alla precisione e al rigore nell’accertamento delle responsabilità penali, specialmente in contesti complessi come quelli legati alla criminalità organizzata e al traffico di stupefacenti.

Quando si applica l’aggravante del concorso di tre o più persone nello spaccio di stupefacenti?
Secondo la sentenza, questa aggravante è configurabile solo quando la pluralità dei soggetti (tre o più) sia riferibile specificamente a una delle condotte previste dalla legge (es. acquisto, detenzione, offerta). Non è sufficiente un’attribuzione indistinta della condotta a tutti i concorrenti, ma è necessario dimostrare il ruolo specifico di ciascuno nell’operazione.

È possibile contestare in Cassazione l’interpretazione delle intercettazioni fatta dai giudici di merito?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione ha ribadito che l’interpretazione e la valutazione del contenuto delle conversazioni intercettate sono una questione di fatto, rimessa all’esclusiva competenza del giudice di merito. Tale valutazione può essere sindacata in sede di legittimità solo se la motivazione è manifestamente illogica o irragionevole.

Cosa succede quando più condotte di spaccio sono legate a un unico carico di droga e avvengono in un breve lasso di tempo?
La sentenza chiarisce che se diverse condotte (come il ricevimento della merce e le successive operazioni di smercio) si riferiscono a un unico quantitativo di droga, avvengono in un arco temporale molto ristretto e sono mosse da un’unitaria finalità di lucro, esse perdono la loro individualità. Di conseguenza, non si applica l’aumento di pena per la continuazione tra reati, poiché le condotte vengono assorbite in un’unica violazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati