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Aggravante quantità ingente: quando si applica?

La Corte di Cassazione si pronuncia sull’applicazione dell’aggravante quantità ingente per detenzione di stupefacenti. Un uomo, condannato per il possesso di 45 kg di hashish e 1.170 dosi di cocaina, ha contestato l’aggravante sostenendo che le soglie giurisprudenziali sono solo indicative e che mancava la consapevolezza dell’esatto quantitativo. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che superare di molto la soglia (in questo caso, il doppio del principio attivo) giustifica l’aggravante e che, essendo una circostanza oggettiva, è sufficiente la colpa dell’imputato, non essendo necessaria la piena conoscenza.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante Quantità Ingente: la Cassazione chiarisce i criteri applicativi

In materia di reati legati agli stupefacenti, una delle questioni più dibattute riguarda l’applicazione dell’aggravante quantità ingente. Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui presupposti per il suo riconoscimento, offrendo chiarimenti fondamentali sulla natura delle soglie quantitative e sull’elemento psicologico richiesto all’imputato. Il caso esaminato riguarda la detenzione di un notevole carico di hashish e cocaina, che ha portato la Suprema Corte a confermare la condanna e a delineare con precisione i confini di questa importante circostanza aggravante.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per la detenzione a fini di spaccio di un quantitativo di stupefacenti particolarmente rilevante: oltre 1.170 dosi di cocaina e 45 chilogrammi di hashish, con un principio attivo superiore a 8 chilogrammi. Per quest’ultima sostanza, i giudici di merito avevano riconosciuto l’aggravante quantità ingente, prevista dall’art. 80, comma 2, del d.P.R. 309/1990.

L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione basato su quattro motivi principali:
1. Errata applicazione dell’aggravante, ritenuta scattata in modo automatico solo per il superamento di una soglia giurisprudenziale, senza considerare la mancanza di consapevolezza da parte sua dell’esatto peso.
2. Mancato riconoscimento dell’ipotesi di lieve entità per la cocaina.
3. Errato bilanciamento delle circostanze, in particolare tra le attenuanti generiche e l’aggravante in questione.
4. Pena eccessiva, non commisurata alla condotta collaborativa tenuta durante il processo.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le censure sollevate dalla difesa con argomentazioni precise e puntuali.

Criteri per l’aggravante quantità ingente

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha ribadito che, sebbene le soglie quantitative individuate dalla giurisprudenza (per l’hashish, 2 kg di principio attivo) abbiano carattere indicativo, superarle in modo così netto – in questo caso il quantitativo era il doppio – costituisce un elemento fattuale fortemente negativo per l’imputato. La difesa, inoltre, non ha fornito elementi concreti per controbilanciare un dato così schiacciante.

Di particolare rilievo è la precisazione sull’elemento psicologico. La Cassazione ha chiarito che l’aggravante quantità ingente è una circostanza di tipo oggettivo. Ciò significa che, ai sensi dell’art. 59, secondo comma, del codice penale, essa è valutabile a carico dell’imputato anche solo a titolo di colpa. In altre parole, non è necessario che l’agente conosca con esattezza il peso della sostanza; è sufficiente che si sia rappresentato l’eventualità di detenere un carico così significativo e abbia agito, se non altro, con imprudenza.

L’esclusione della lieve entità e il bilanciamento delle circostanze

Anche gli altri motivi sono stati respinti. L’ipotesi di lieve entità per la cocaina era stata correttamente esclusa dai giudici di merito non per la diversità delle sostanze, ma per il dato quantitativo (1.170 dosi), ritenuto sintomo di un inserimento in contesti criminali professionali.

Infine, riguardo al trattamento sanzionatorio, la Corte ha osservato che la pena era stata fissata nel minimo legale sia per il reato base sia per l’aumento dovuto alla continuazione. Pertanto, l’imputato non aveva alcun motivo di dolersi. La Corte ha colto l’occasione per ribadire un importante principio sul reato continuato: il giudizio di bilanciamento tra circostanze si effettua solo con riguardo al reato più grave, mentre le circostanze relative ai reati satellite rilevano unicamente per determinare l’aumento di pena.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su consolidati principi giurisprudenziali. La natura oggettiva dell’aggravante e la rilevanza del dato ponderale, quando questo eccede notevolmente le soglie di riferimento, sono elementi centrali. La motivazione sottolinea come il superamento di tali soglie non sia un automatismo, ma un indicatore di elevata offensività della condotta che sposta l’onere sulla difesa di provare l’esistenza di elementi contrari. L’inammissibilità del ricorso è stata inoltre motivata dalla genericità e manifesta infondatezza delle censure, che non si confrontavano adeguatamente con le ragioni, logiche e coerenti, esposte nella sentenza d’appello.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza l’orientamento secondo cui, nella valutazione dell’aggravante quantità ingente, il dato quantitativo del principio attivo assume un ruolo preponderante. Quando tale dato supera in modo significativo le soglie giurisprudenziali, il riconoscimento dell’aggravante è quasi inevitabile, a meno che non emergano elementi eccezionali di segno contrario. Inoltre, viene confermato che la consapevolezza dell’esatto peso non è un requisito indispensabile, essendo sufficiente che l’imputato abbia agito con colpa, accettando il rischio di detenere un carico di tale portata. Questa pronuncia offre quindi un’importante guida per operatori del diritto e cittadini, chiarendo i criteri di applicazione di una delle aggravanti più significative nel diritto penale degli stupefacenti.

Quando si applica l’aggravante della quantità ingente di droga?
Si applica quando il quantitativo di principio attivo della sostanza supera in modo significativo le soglie indicative individuate dalla giurisprudenza (es. 2 kg per l’hashish). Un superamento pari al doppio di tale soglia, come nel caso di specie, è un elemento fattuale fortemente negativo che giustifica pienamente l’applicazione dell’aggravante.

Per applicare l’aggravante della quantità ingente è necessario che l’imputato conoscesse l’esatto peso della droga?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che si tratta di una circostanza di tipo oggettivo. Pertanto, è sufficiente che sia attribuibile all’imputato a titolo di colpa, ovvero che egli, accettando di detenere un carico così significativo, si sia rappresentato la possibilità che superasse una certa soglia e abbia agito con imprudenza.

Nel reato continuato, come si bilanciano le aggravanti dei reati meno gravi?
Il giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti si effettua esclusivamente con riferimento al reato ritenuto più grave. Le circostanze relative agli altri reati (i cosiddetti reati ‘satellite’) non entrano in questo bilanciamento, ma vengono considerate solo al fine di determinare l’entità dell’aumento di pena previsto per la continuazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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