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Aggravante più persone riunite: quando si applica?

Tre individui sono stati condannati per estorsione ai danni di alcuni imprenditori, costretti a escludere un concorrente dall’assegnazione di lavori. La Corte di Cassazione ha confermato le condanne per il reato di estorsione, ma ha annullato la sentenza per quanto riguarda l’aggravante più persone riunite. La Corte ha chiarito che tale aggravante richiede la presenza fisica e simultanea di almeno due persone al momento della minaccia, circostanza non verificatasi nel caso di specie, con conseguente rinvio alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante più persone riunite: la Cassazione chiarisce i requisiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui presupposti di applicabilità dell’aggravante più persone riunite nel reato di estorsione. Il caso analizzato riguarda una complessa vicenda di pressioni illecite nel settore delle forniture edili, dove la Suprema Corte, pur confermando la colpevolezza degli imputati per il reato di estorsione, ha annullato la sentenza limitatamente a tale circostanza aggravante, definendone i precisi contorni.

I Fatti del Processo

Tre individui sono stati condannati in primo e secondo grado per il reato di estorsione aggravata in concorso. Secondo l’accusa, confermata dai giudici di merito, gli imputati avevano agito nell’interesse della propria impresa per costringere, con violenza e minacce, i titolari di una cava a escludere un imprenditore concorrente dall’assegnazione di importanti lavori di pompaggio del calcestruzzo. L’obiettivo era duplice: estromettere la concorrenza e assicurarsi l’esclusiva delle commesse.

Le condotte minacciose, protrattesi nel tempo, avevano sortito l’effetto desiderato, portando i titolari della cava a revocare incarichi già affidati al concorrente e a non assegnargliene di nuovi, a vantaggio dell’impresa degli imputati. Questi ultimi hanno presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la corretta qualificazione del reato e, per uno di essi, l’errata applicazione dell’aggravante più persone riunite.

La Questione dell’aggravante più persone riunite

Il punto focale della decisione della Cassazione riguarda il quarto motivo di ricorso di uno degli imputati, che contestava la sussistenza dell’aggravante prevista dall’art. 628, comma 3, n. 1, cod. pen. La difesa sosteneva che, in nessuna delle occasioni in cui erano state proferite minacce, le vittime si fossero trovate di fronte a più di una persona contemporaneamente.

La Corte ha accolto questa tesi, richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite. Per la configurabilità dell’aggravante più persone riunite, non è sufficiente che il reato sia commesso in concorso da più soggetti, ma è necessaria la simultanea presenza di almeno due persone nel luogo e al momento della realizzazione della violenza o della minaccia. La percezione da parte della vittima della presenza fisica e contestuale di più aggressori è l’elemento che aumenta la capacità intimidatoria e riduce le possibilità di difesa, giustificando così un aumento di pena.

Nel caso di specie, la ricostruzione dei fatti non aveva dimostrato che gli episodi di minaccia fossero avvenuti alla presenza congiunta di più imputati. Pertanto, la Corte ha ritenuto che l’aggravante fosse stata applicata in violazione di legge.

L’estensione della decisione agli altri imputati

Un altro aspetto di grande interesse processuale è l’effetto estensivo della decisione. Sebbene solo uno degli imputati avesse sollevato il motivo relativo all’aggravante, la Cassazione ha annullato la sentenza su questo punto anche per gli altri due. La Corte ha spiegato che, trattandosi di un’aggravante di natura oggettiva (cioè legata alle modalità dell’azione e non a qualità personali del reo), il suo accoglimento giova a tutti i coimputati, anche a quelli che non hanno proposto uno specifico motivo di ricorso.

La conferma del reato di estorsione

La Corte ha invece rigettato tutti gli altri motivi di ricorso, confermando la qualificazione del fatto come estorsione consumata. I giudici hanno respinto la tesi difensiva secondo cui le azioni degli imputati fossero finalizzate a ottenere il pagamento di crediti pregressi (configurando al più il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni). Le prove raccolte, incluse le intercettazioni e le testimonianze, dimostravano chiaramente che la pretesa era esorbitante rispetto a qualsiasi credito e mirava univocamente a ottenere nuovi lavori, procurando un ingiusto profitto a danno del concorrente.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione distinguendo nettamente tra la partecipazione al reato in concorso e i requisiti specifici dell’aggravante più persone riunite. La logica della norma è quella di sanzionare più gravemente una condotta che, per le sue modalità esecutive, manifesta una maggiore pericolosità e forza intimidatrice. Questa forza intimidatrice deriva dalla percezione diretta, da parte della vittima, di trovarsi di fronte a un gruppo di persone che agiscono simultaneamente contro di lei. Se le minacce vengono portate da una sola persona per volta, anche se nell’ambito di un piano criminoso condiviso, viene a mancare il presupposto fattuale che giustifica l’applicazione dell’aggravante. La ricostruzione dei fatti emersa dalla sentenza impugnata non permetteva di affermare che in alcuna delle occasioni di minaccia le vittime si fossero trovate al cospetto di più di un aggressore, rendendo illegittima l’applicazione della circostanza.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ha annullato la decisione della Corte d’Appello limitatamente all’applicazione dell’aggravante, rinviando il caso per un nuovo giudizio su questo specifico punto, che comporterà una rideterminazione della pena per tutti gli imputati. La decisione ribadisce un principio fondamentale: per l’applicazione dell’aggravante più persone riunite non basta il concorso di persone nel reato, ma serve la loro presenza fisica e simultanea sulla scena del crimine al momento dell’azione violenta o minacciosa. Questa pronuncia si pone come un importante riferimento per la corretta interpretazione e applicazione delle circostanze aggravanti, garantendo che l’aumento di pena sia strettamente legato alle effettive modalità offensive della condotta.

Quando si applica l’aggravante delle più persone riunite in un reato come l’estorsione?
Secondo la Corte di Cassazione, questa aggravante si applica solo quando vi è la presenza fisica e simultanea di almeno due persone nel luogo e al momento in cui viene posta in essere la violenza o la minaccia. Non è sufficiente che il reato sia stato pianificato o eseguito in concorso da più soggetti se al momento dell’azione intimidatoria è presente un solo individuo.

Perché la condotta è stata qualificata come estorsione e non come esercizio arbitrario delle proprie ragioni?
La Corte ha confermato la qualificazione di estorsione perché le pretese degli imputati andavano ben oltre la richiesta di pagamento di eventuali crediti. Le loro azioni erano finalizzate a ottenere l’assegnazione di nuovi lavori e a estromettere un concorrente dal mercato, procurando così un ingiusto profitto, che è l’elemento caratterizzante del delitto di estorsione e non di quello di esercizio arbitrario.

Se un motivo di ricorso viene accolto per un solo imputato, la decisione può avvantaggiare anche gli altri coimputati?
Sì, la sentenza chiarisce che l’accoglimento di un motivo di ricorso relativo a un’aggravante oggettiva (cioè legata alle modalità del fatto e non a caratteristiche personali) giova anche ai coimputati che non hanno sollevato lo stesso motivo. Questo principio, noto come effetto estensivo dell’impugnazione, garantisce parità di trattamento per posizioni giuridiche identiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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