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Aggravante persone riunite: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Torino. Il caso verteva sulla corretta applicazione dell’aggravante delle persone riunite in un reato contro il patrimonio. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che la presenza simultanea di più autori, anche in momenti diversi della condotta criminosa, è sufficiente a configurare tale aggravante, in quanto aumenta la percezione di minaccia e intimidazione nella vittima.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’aggravante persone riunite: quando la presenza di più complici aggrava il reato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sull’applicazione dell’aggravante persone riunite, specialmente in reati come l’estorsione. Questa decisione sottolinea come la percezione di maggiore pericolo da parte della vittima sia un elemento chiave per la configurabilità di tale circostanza. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria nasce dal ricorso presentato da un imputato contro una sentenza della Corte di Appello di Torino. Quest’ultima, in sede di rinvio dalla stessa Corte di Cassazione, aveva confermato la sussistenza dell’aggravante prevista dall’art. 628, comma terzo, n. 1 del codice penale, ovvero l’aver commesso il fatto in presenza di più persone riunite. Il ricorrente contestava la motivazione della Corte territoriale, sostenendo che non fossero stati adeguatamente provati i presupposti per l’applicazione di tale aggravante.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto che le censure mosse dal ricorrente non fossero né nuove né idonee a scalfire la logicità e coerenza della sentenza impugnata. In sostanza, il ricorso si limitava a riproporre argomenti già esaminati e motivatamente respinti dalla Corte d’Appello, senza introdurre elementi di critica pertinenti e specifici contro la decisione.

Analisi della Motivazione e l’Aggravante Persone Riunite

Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione dell’aggravante persone riunite. La Corte di Cassazione ha avallato la ricostruzione operata dai giudici di merito, i quali avevano desunto la presenza simultanea dell’imputato e di un suo correo da elementi probatori concreti. Tale simultaneità, secondo la Corte, aveva ingenerato nella persona offesa la chiara convinzione di una maggiore serietà e pericolosità della minaccia, proprio perché proveniente da più autori.

La Corte ha inoltre richiamato un principio applicabile anche a contesti più gravi, come l’estorsione commessa con metodo mafioso, dove la presenza di almeno due persone è necessaria per configurare l’aggravante. Questo criterio si basa sulla pluralità dei momenti in cui avviene la richiesta estorsiva e sulla diversità dei soggetti che entrano in contatto con la vittima. Tale orientamento, definito ‘preferibile’ dalla Corte, rafforza l’idea che l’aggravante si fondi sull’aumentato effetto intimidatorio derivante dalla pluralità dei malfattori.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato l’inammissibilità del ricorso principalmente su due fronti. In primo luogo, ha evidenziato la natura ripetitiva e generica delle critiche del ricorrente, le quali non costituivano una vera e propria censura della motivazione della sentenza d’appello, ma una sterile riproposizione di argomenti di fatto già smentiti. In secondo luogo, ha affermato che la motivazione della Corte di Appello era pienamente conforme alla giurisprudenza consolidata. I giudici di merito avevano correttamente applicato i principi legali, riconoscendo che la presenza contemporanea di più soggetti durante la commissione del reato è sufficiente a integrare l’aggravante, poiché amplifica la forza intimidatrice della condotta criminale.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per la sussistenza dell’aggravante delle persone riunite, ciò che conta è l’effetto prodotto sulla vittima. La presenza simultanea di più complici genera una maggiore pressione psicologica e una diminuzione delle capacità di difesa della persona offesa. La decisione conferma inoltre che il ricorso in Cassazione non può essere una semplice riedizione dei precedenti gradi di giudizio, ma deve sollevare questioni di legittimità specifiche e fondate. Per gli operatori del diritto, ciò significa porre grande attenzione alla ricostruzione fattuale nei giudizi di merito e, per la difesa, articolare motivi di ricorso che attacchino specificamente la coerenza logico-giuridica della decisione impugnata, piuttosto che limitarsi a contestare l’accertamento dei fatti.

Quando si configura l’aggravante delle persone riunite in un reato come l’estorsione?
Secondo la Corte, l’aggravante si configura quando vi è la simultanea presenza di non meno di due persone. Tale presenza deve essere individuata in relazione ai plurimi momenti in cui viene effettuata la richiesta estorsiva e alla pluralità dei soggetti che contattano la persona offesa, poiché ciò determina nella vittima la convinzione di una maggiore serietà della minaccia.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le censure sollevate non ponevano questioni nuove o diverse da quelle già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Gli argomenti erano semplici reiterazioni di questioni di fatto già motivatamente smentite, rendendo il ricorso generico e privo dei requisiti di legge.

Qual è la conseguenza di una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in assenza di elementi che escludano la colpa, al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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