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Aggravante nesso teleologico: quando si applica?

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di evasione, stabilendo un principio fondamentale sull’aggravante del nesso teleologico. La Corte ha chiarito che tale aggravante sussiste anche se il reato-fine (in questo caso un furto) è divenuto improcedibile per mancanza di querela. La sentenza impugnata è stata annullata con rinvio alla Corte d’Appello per una nuova determinazione della pena, escludendo però l’aggravante della recidiva, ritenuta non applicabile al caso di specie.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante Nesso Teleologico: La sua Validità Anche con Reato-Fine Improcedibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione di notevole interesse pratico, riguardante l’applicazione dell’aggravante del nesso teleologico. Il caso esaminato chiarisce se tale aggravante possa sussistere anche quando il reato per cui si è agito (il cosiddetto reato-fine) non sia più perseguibile. La decisione offre importanti spunti di riflessione sul bilanciamento delle circostanze e sulla determinazione della pena.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato in appello per il reato di evasione. Inizialmente, l’imputazione comprendeva anche un furto aggravato. Tuttavia, in un precedente giudizio di Cassazione, l’accusa di furto era stata annullata senza rinvio perché l’azione penale non poteva proseguire per difetto di querela.

Di conseguenza, la Corte d’Appello, in sede di rinvio, aveva dovuto rideterminare la pena per il solo reato residuo di evasione. Nel farlo, aveva considerato le attenuanti generiche equivalenti alla recidiva e all’aggravante del nesso teleologico, prevista dall’art. 61, n. 2 del codice penale. L’imputato ha proposto ricorso per cassazione avverso questa nuova sentenza, contestando proprio la ritenuta sussistenza sia della recidiva sia dell’aggravante, dato che il reato di furto (il reato-fine) era venuto meno.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, fornendo due distinte valutazioni sulle questioni sollevate.

Validità dell’aggravante del nesso teleologico

Il punto centrale della sentenza riguarda la contestazione relativa all’aggravante del nesso teleologico. Il ricorrente sosteneva che, essendo stato dichiarato improcedibile il reato di furto, non potesse più sussistere il legame finalistico che giustificava l’aggravante per il reato di evasione.

La Corte ha respinto questa tesi, richiamando un principio di diritto consolidato. Ha affermato che la circostanza aggravante in esame è configurabile anche quando il reato-fine è perseguibile solo a querela di parte e questa non è stata presentata. La ratio dell’aggravante, infatti, non è punire il reato-fine, ma la maggiore pericolosità della condotta di chi delinque per commettere un altro crimine. Pertanto, è irrilevante che il reato-fine sia solo tentato, estinto o, come in questo caso, improcedibile.

La Questione della Recidiva

Diversamente, la Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla recidiva. La sentenza impugnata è stata annullata senza rinvio su questo punto, con l’esclusione diretta dell’aggravante. Di conseguenza, il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello per procedere a un nuovo giudizio di comparazione tra le circostanze attenuanti e l’unica aggravante residua (quella del nesso teleologico), al fine di ricalcolare la pena.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano su una chiara distinzione tra la valutazione della condotta e l’esito processuale del reato-fine. L’aggravante del nesso teleologico si fonda su un dato soggettivo e oggettivo: la finalità criminale che spinge l’agente a commettere il primo reato (reato-mezzo). Questa finalità denota una maggiore intensità del dolo e una maggiore pericolosità sociale, che meritano una pena più severa.

Il fatto che il reato-fine diventi successivamente improcedibile per ragioni procedurali (come la mancanza di querela) non cancella la pericolosità intrinseca della condotta originaria. Il disvalore dell’azione commessa per delinquere rimane intatto, indipendentemente dalle vicende processuali del secondo reato.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un importante principio di diritto penale: la valutazione della pericolosità di una condotta criminale è autonoma rispetto all’esito processuale dei singoli reati collegati. L’aggravante del nesso teleologico sopravvive anche all’improcedibilità del reato-fine, poiché la sua funzione è sanzionare la specifica programmazione criminale dell’agente. La decisione impone quindi ai giudici di merito di valutare attentamente la sussistenza di tale aggravante sulla base della condotta effettiva, a prescindere da eventuali ostacoli procedurali che possano interessare il reato-fine.

L’aggravante del nesso teleologico si applica anche se il reato-fine non è più perseguibile?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’aggravante del nesso teleologico è configurabile anche quando il reato-fine è perseguibile a querela e questa non è stata presentata. L’aggravante punisce la maggiore pericolosità della condotta, a prescindere dal fatto che il reato-fine sia improcedibile, estinto o solo tentato.

Per quale motivo la Corte ha annullato la sentenza riguardo la recidiva?
La Corte ha annullato la sentenza limitatamente all’aggravante della recidiva, escludendola. Sebbene le motivazioni dettagliate non siano esplicitate nel passaggio finale, il ricorso si basava sul fatto che la recidiva era stata contestata solo in relazione al reato di furto, poi dichiarato improcedibile. La Corte ha quindi accolto questa doglianza.

Cosa succede ora al processo?
Il processo torna a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma. Quest’ultima dovrà effettuare un nuovo giudizio di bilanciamento tra le circostanze attenuanti generiche e l’unica aggravante rimasta (il nesso teleologico), per poi determinare nuovamente la pena per il reato di evasione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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