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Aggravante ingente quantitativo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per il trasporto di quasi 3 kg di cocaina. La difesa sosteneva la mancata consapevolezza riguardo la quantità, ma la Corte ha confermato l’applicazione dell’aggravante ingente quantitativo, sottolineando che le cautele adottate durante il trasporto (come l’uso di un’auto a noleggio) e le regole di esperienza dimostrano una sufficiente consapevolezza del rischio e del valore ponderale dello stupefacente, rendendo irrilevante la conoscenza esatta del peso.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante Ingente Quantitativo: Quando il Corriere è Consapevole?

Nel complesso ambito del diritto penale legato agli stupefacenti, una delle questioni più dibattute riguarda l’applicazione dell’aggravante ingente quantitativo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sull’elemento psicologico richiesto in capo al corriere della droga, stabilendo che la piena conoscenza del peso esatto non è necessaria per la sua configurabilità. Le circostanze del trasporto, infatti, possono essere sufficienti a dimostrare la consapevolezza del rischio e del notevole valore della sostanza.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato trae origine dalla condanna di una donna a sei anni di reclusione e 30.000 euro di multa per il trasporto di quasi tre chilogrammi di cocaina, quantità da cui era possibile ricavare circa 14.600 dosi. La sentenza, emessa in primo grado e confermata in appello, includeva anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’imputata, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, contestando proprio l’applicazione dell’aggravante legata alla cospicua quantità.

I Motivi del Ricorso e l’aggravante ingente quantitativo

La difesa ha articolato il ricorso su tre motivi principali, tutti incentrati sulla presunta assenza dell’elemento soggettivo relativo all’aggravante ingente quantitativo. In sostanza, si sosteneva che non fosse stata fornita la prova che l’imputata fosse pienamente consapevole del dato ponderale dello stupefacente che stava trasportando. Secondo la tesi difensiva, questa mancata prova avrebbe dovuto portare all’esclusione della circostanza aggravante, con una conseguente riduzione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure proposte generiche e non in grado di scalfire la logicità della motivazione della sentenza d’appello. I giudici di legittimità hanno confermato la sussistenza dell’elemento psicologico dell’aggravante, basando la loro decisione su una serie di elementi fattuali e su consolidati principi giurisprudenziali.

Le Motivazioni: La Consapevolezza si Desume dalle Circostanze

La Corte ha spiegato che la consapevolezza dell’ingente quantitativo non deve essere intesa come una conoscenza matematica del peso della sostanza. Al contrario, essa può essere desunta da una serie di indicatori. Nel caso specifico, le estreme cautele adottate per il trasporto, come l’utilizzo di una vettura a noleggio per celare il viaggio, sono state ritenute significative.

Inoltre, i giudici hanno fatto ricorso a una “regola di esperienza”: le organizzazioni criminali affidano compiti così delicati, come il trasporto di un carico di droga dal valore così elevato, solo a persone ritenute affidabili e consapevoli dei rischi connessi, non a soggetti occasionali e ignari. Di conseguenza, l’imputata non poteva non essere consapevole non solo della natura illecita dell’affare, ma anche del rilevante valore ponderale dello stupefacente. Richiamando l’art. 59, comma 2, del codice penale, la Corte ha ribadito che per l’applicazione di un’aggravante non è necessaria la piena conoscenza della stessa da parte dell’agente, ma è sufficiente che egli non l’abbia ignorata per colpa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione consolida un principio fondamentale: chi accetta di fungere da corriere per il trasporto di sostanze stupefacenti si assume la responsabilità legata alle caratteristiche del carico. Le modalità occulte e professionali del trasporto diventano prova della consapevolezza del rischio e, di riflesso, della rilevanza della quantità trasportata. Un corriere non potrà, quindi, invocare facilmente la propria ignoranza sul peso della droga per evitare l’aggravante ingente quantitativo, se le circostanze di fatto dimostrano che avrebbe potuto e dovuto rappresentarsi la portata dell’operazione illecita a cui stava partecipando.

Per applicare l’aggravante dell’ingente quantitativo, è necessario provare che l’imputato conoscesse l’esatto peso della droga?
No. La Corte ha chiarito che non è richiesta la prova di una totale e consapevole intenzionalità. Ai sensi dell’art. 59, comma 2, del codice penale, è sufficiente che l’aggravante non sia stata ignorata per colpa o erroneamente esclusa dal soggetto agente.

Come può un giudice ritenere che un corriere fosse consapevole della grande quantità di stupefacente trasportato?
Il giudice può dedurlo da elementi indiretti, come le ‘estreme cautele’ adottate per il trasporto (ad esempio, l’uso di un’auto a noleggio per nascondere il viaggio) e l’organizzazione generale. Questi fattori, secondo una regola di esperienza, indicano che l’incarico viene affidato a persone consapevoli dei rischi e del valore della merce.

Perché il ricorso dell’imputata è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le censure sono state giudicate generiche e aspecifiche, in quanto non si sono confrontate adeguatamente con la motivazione logica e congrua della sentenza impugnata, la quale aveva già spiegato in modo esauriente perché l’elemento psicologico dell’aggravante fosse sussistente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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