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Aggravante ingente quantitativo e motivazione della pena

Un individuo condannato per traffico di stupefacenti ha presentato ricorso in Cassazione contestando l’applicazione dell’aggravante ingente quantitativo e la mancata concessione delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione dei fatti e la congruità della pena non sono sindacabili in sede di legittimità se la motivazione del giudice di merito è logica e coerente. La decisione si fonda sulla quantità di principio attivo, ampiamente superiore alla soglia di legge, e sulla corretta valutazione delle modalità della condotta da parte della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante Ingente Quantitativo: la Cassazione fissa i paletti per il ricorso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti del sindacato di legittimità in materia di stupefacenti, in particolare riguardo all’aggravante ingente quantitativo e alla motivazione sulla determinazione della pena. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la decisione dei giudici di merito e ribadendo principi consolidati sulla distinzione tra valutazione di fatto e vizio di legge.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di detenzione e trasporto di sostanze stupefacenti, specificamente hashish, in una quantità notevole. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano riconosciuto la sussistenza dell’aggravante ingente quantitativo, prevista dall’articolo 80 del d.P.R. 309/90, data l’enorme quantità di principio attivo rinvenuta, ben al di sopra del “valore-soglia” dei due chilogrammi definito dalla giurisprudenza. All’imputato non erano state concesse le attenuanti generiche in regime di prevalenza sull’aggravante contestata. Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa proponeva ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso

L’imputato lamentava principalmente tre vizi:

1. Erronea applicazione della legge penale: Secondo la difesa, l’aggravante dell’ingente quantitativo era stata applicata in modo errato, sia sotto il profilo oggettivo che soggettivo.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si contestava la decisione della Corte d’Appello di non concedere le attenuanti generiche in misura prevalente sull’aggravante, ritenendo la motivazione carente.
3. Vizio di motivazione: Infine, si deduceva un vizio generale nella motivazione della sentenza impugnata, in relazione alla determinazione della pena concreta.

L’Analisi della Cassazione sull’Aggravante Ingente Quantitativo

La Corte di Cassazione ha respinto in toto le argomentazioni della difesa, giudicandole un tentativo di sollecitare una nuova valutazione del merito della vicenda, attività preclusa in sede di legittimità. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione congrua e logica, basata su principi giurisprudenziali consolidati, anche delle Sezioni Unite. La sussistenza dell’aggravante ingente quantitativo era stata correttamente argomentata sulla base di un dato oggettivo inconfutabile: il quantitativo di principio attivo superava ampiamente la soglia critica. Anche l’elemento soggettivo è stato ritenuto correttamente provato, evidenziando come un carico così rilevante non potesse essere affidato a un soggetto sconosciuto e privo di affidabilità, come confermato dall’atteggiamento nervoso dell’imputato al momento del controllo.

La Valutazione sulla Pena e le Attenuanti Generiche

Anche per quanto riguarda la determinazione della pena e la mancata concessione delle attenuanti, la Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello immune da censure. I giudici di merito avevano correttamente valorizzato elementi di particolare gravità, come l’enorme quantitativo trasportato e le modalità allarmanti della condotta, elementi che suggerivano un inserimento dell’imputato in contesti di criminalità organizzata dedita al narcotraffico. La Corte ha ricordato che la valutazione sulla congruità della pena è un potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione, a meno che non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, circostanze non riscontrate nel caso di specie. Allo stesso modo, per negare le attenuanti è sufficiente indicare gli elementi di preponderante rilevanza ritenuti ostativi alla loro concessione.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione di dichiarare il ricorso inammissibile si fonda sul principio fondamentale che delimita le competenze della Corte di Cassazione. Il suo ruolo non è quello di un “terzo grado” di giudizio dove si possono rivalutare le prove e la ricostruzione dei fatti, ma quello di garante della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione. Nel caso in esame, le doglianze del ricorrente, pur presentate come vizi di legittimità, miravano in realtà a una riconsiderazione del materiale probatorio e delle valutazioni operate dai giudici di merito. La Corte ha constatato che le sentenze precedenti erano sorrette da un apparato argomentativo completo, coerente e privo di vizi logici, basato su massime di esperienza condivisibili e su principi di diritto affermati dalle Sezioni Unite. Pertanto, non sussistevano i presupposti per annullare la decisione impugnata.

Conclusioni

L’ordinanza in commento riafferma alcuni punti cardine del diritto penale e processuale in materia di stupefacenti. In primo luogo, la configurabilità dell’aggravante ingente quantitativo è ancorata a parametri oggettivi, consolidati in giurisprudenza, che lasciano poco spazio a interpretazioni discrezionali quando i dati fattuali sono chiari. In secondo luogo, la determinazione della pena e la concessione delle attenuanti rientrano nell’ambito della valutazione discrezionale del giudice di merito, il cui operato è censurabile in sede di legittimità solo in caso di manifesta illogicità o arbitrarietà. La decisione, quindi, funge da monito: un ricorso per cassazione non può trasformarsi in un appello mascherato, ma deve concentrarsi su specifiche violazioni di legge o vizi logici evidenti e decisivi.

Quando un ricorso in Cassazione che contesta l’aggravante ingente quantitativo viene dichiarato inammissibile?
Quando le censure, pur prospettate come violazioni di legge, mirano in realtà a una nuova valutazione dei fatti e dell’apprezzamento delle prove, attività che è di esclusiva competenza dei giudici di merito (primo e secondo grado) e non della Corte di Cassazione.

Perché la Corte di Cassazione ha confermato la mancata concessione delle attenuanti generiche?
Perché la Corte d’Appello ha fornito una motivazione sufficiente, evidenziando elementi di particolare gravità (come il rilevantissimo quantitativo di droga e le modalità della condotta) ritenuti ostativi e preponderanti rispetto a eventuali circostanze a favore dell’imputato.

Qual è il criterio per stabilire l’aggravante dell’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti?
Il criterio principale, come confermato dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite citata nella sentenza, è il superamento di un “valore-soglia” quantitativo del principio attivo della sostanza. Per l’hashish, tale soglia è stata identificata in due chilogrammi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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