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Aggravante ingente quantitativo: annullamento parziale

Un soggetto è stato condannato per coltivazione di stupefacenti con l’aggravante dell’ingente quantitativo. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità penale ma ha annullato la sentenza limitatamente alla suddetta aggravante. Il motivo risiede in un errore di calcolo e in una motivazione contraddittoria da parte della Corte d’Appello, che non ha correttamente valutato se la quantità di principio attivo (THC) superasse la soglia legale di 2 kg. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio su questo specifico punto.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante ingente quantitativo: quando un errore di calcolo porta all’annullamento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10066/2025, è intervenuta su un caso di coltivazione di sostanze stupefacenti, offrendo importanti chiarimenti sui criteri di applicazione dell’aggravante ingente quantitativo. La decisione sottolinea come un’errata valutazione del quantitativo di principio attivo possa viziare la sentenza di merito, portando al suo annullamento parziale con rinvio. Analizziamo insieme i punti salienti di questa pronuncia.

I fatti del processo

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per coltivazione e detenzione a fini di spaccio di un’ingente quantità di marijuana. In particolare, la sostanza sequestrata ammontava a oltre 42 kg, da cui, secondo le analisi, si sarebbero potuti ricavare circa 1,65 kg di principio attivo (THC).

La difesa presentava ricorso in Cassazione lamentando due principali violazioni. La prima riguardava un vizio procedurale: l’analisi per determinare la quantità di principio attivo era stata eseguita senza preavviso al difensore, configurando un accertamento tecnico irripetibile nullo. La seconda, e più cruciale, contestava l’illogicità della motivazione con cui i giudici di merito avevano confermato l’aggravante ingente quantitativo.

Il calcolo dell’aggravante ingente quantitativo e la soglia critica

Il secondo motivo di ricorso si è rivelato fondato. La difesa sosteneva che il quantitativo di THC puro, pari a 1,65 kg come stimato anche dalla consulenza di parte e recepito dal primo giudice, fosse inferiore alla soglia limite fissata dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza Polito), che è di 2 kg di THC puro.

Il Tribunale di primo grado aveva commesso un primo errore, ritenendo che 1,65 kg superassero una soglia erroneamente identificata. La Corte d’Appello, pur rettificando correttamente il limite-soglia a 2 kg, era caduta in un errore ancora più evidente: aveva ignorato il dato di 1,65 kg e aveva basato la sua decisione su altri calcoli, ritenendo in modo contraddittorio che il limite fosse stato superato, senza però smentire la precedente quantificazione. Questa incongruenza è stata il punto centrale dell’intervento della Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha affrontato separatamente i due motivi di ricorso, giungendo a conclusioni opposte.

Le motivazioni

In primo luogo, i giudici hanno dichiarato inammissibile la doglianza sulla nullità dell’accertamento tecnico. La scelta dell’imputato di procedere con il rito abbreviato comporta, infatti, la rinuncia a eccepire questo tipo di nullità, che non viene considerata ‘patologica’ e quindi insanabile. La richiesta di giudizio allo stato degli atti ‘cristallizza’ il materiale probatorio, comprese le analisi tecniche, precludendo contestazioni procedurali successive.

Sul secondo punto, invece, la Corte ha accolto pienamente le ragioni della difesa. La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata illogica e contraddittoria. Pur avendo correttamente individuato in 2 kg di THC la soglia per l’aggravante ingente quantitativo, non ha poi coerentemente applicato questo criterio al dato fattuale consolidato nel primo grado di giudizio, ovvero i 1,65 kg di principio attivo. I giudici di appello non hanno spiegato perché quel dato dovesse essere scartato, né hanno fornito una stima alternativa fondata su basi logiche. Hanno, di fatto, confermato l’aggravante senza dimostrare in modo inequivocabile il superamento della soglia.

Le conclusioni

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al punto relativo all’aggravante dell’articolo 80, comma 2, del D.P.R. 309/90. Il caso è stato rinviato ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Reggio Calabria, che dovrà riesaminare la questione e decidere se, sulla base di una corretta valutazione del principio attivo, l’aggravante sussista o meno. La responsabilità penale per il reato base rimane invece confermata. Questa sentenza ribadisce l’importanza del rigore logico e della corretta applicazione dei parametri quantitativi stabiliti dalla giurisprudenza per la contestazione delle circostanze aggravanti.

La scelta del rito abbreviato impedisce di contestare la nullità di un’analisi sulla droga fatta senza avviso alla difesa?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la richiesta di rito abbreviato comporta la rinuncia a eccepire la nullità derivante da un accertamento tecnico irripetibile effettuato senza avviso alle parti, a meno che non si tratti di una nullità ‘patologica’ e insanabile.

Qual è la soglia di principio attivo (THC) per far scattare l’aggravante dell’ingente quantitativo?
La sentenza conferma che, secondo l’orientamento delle Sezioni Unite (sentenza Polito), la soglia per l’aggravante dell’ingente quantitativo è fissata in 2 kg di THC puro.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza riguardo l’aggravante?
La Cassazione ha annullato la sentenza su questo punto perché la Corte d’Appello ha fornito una motivazione contraddittoria. Pur riconoscendo la soglia corretta di 2 kg, non ha tenuto conto del dato emerso in primo grado (1,651 kg di THC) che era inferiore a tale soglia, ritenendo superato il limite senza fornire una valida giustificazione per questa conclusione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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