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Aggravante ingente quantità: quando si applica?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9464/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due soggetti condannati per importazione di cocaina. La Corte ha confermato l’applicazione dell’aggravante ingente quantità, basandosi su prove indiziarie come l’alto compenso pattuito e la presenza di un vano modificato ad hoc nel veicolo. È stata inoltre respinta la richiesta di attenuante per la collaborazione, poiché le dichiarazioni fornite non sono state ritenute decisive per le indagini.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante ingente quantità: la Cassazione chiarisce i criteri

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 9464 del 2024 offre importanti spunti di riflessione su due temi centrali nel diritto penale degli stupefacenti: i criteri per l’applicazione dell’aggravante ingente quantità e i requisiti per il riconoscimento dell’attenuante della collaborazione. La Corte, nel dichiarare inammissibili i ricorsi di due imputati, ha ribadito principi consolidati, sottolineando come la consapevolezza dell’ingente quantitativo possa essere desunta da elementi indiziari e come la collaborazione, per essere efficace, debba fornire un contributo investigativo realmente decisivo.

I fatti di causa

Il caso riguarda un’operazione di importazione di un considerevole quantitativo di cocaina. Un primo soggetto, un marittimo, aveva trasportato la droga via mare, custodendola nel proprio zaino. Giunto in un porto italiano, si era incontrato con un secondo individuo, il quale avrebbe dovuto trasportare lo stupefacente fino a Milano a bordo di un’autovettura.

Entrambi venivano arrestati e successivamente condannati in primo grado e in appello per concorso nel reato di importazione di droga, con il riconoscimento per entrambi dell’aggravante ingente quantità. I due imputati presentavano ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui l’errata applicazione della suddetta aggravante e, per uno di essi, il mancato riconoscimento dell’attenuante per la collaborazione offerta agli inquirenti.

L’analisi della Corte sull’aggravante ingente quantità

La Suprema Corte ha respinto le doglianze di entrambi i ricorrenti, ritenendole inammissibili in quanto sostanzialmente ripetitive delle argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Per quanto riguarda l’aggravante ingente quantità, i giudici hanno confermato che la consapevolezza di trasportare un quantitativo notevole di droga può essere provata anche attraverso elementi logici e circostanze di fatto.

Nel caso del marittimo, la Corte ha valorizzato due elementi:
1. La constatazione visiva: avendo trasportato la droga nel proprio zaino, era impossibile che non si fosse reso conto della consistenza del carico.
2. L’entità del compenso: un accordo per un pagamento di 4.000 Euro è stato considerato di per sé un indicatore della natura e del valore significativo del trasporto.

Per il secondo imputato, incaricato del trasporto via terra, la Corte ha ulteriormente rafforzato la motivazione richiamando la sentenza di primo grado. In essa si evidenziava che l’auto era stata modificata ad hoc con un doppio fondo nel cruscotto, creato artigianalmente per contenere “in modo millimetrico” i panetti di cocaina. Tale modifica strutturale del veicolo è stata ritenuta una prova inconfutabile della piena consapevolezza e del ruolo attivo nell’operazione criminale.

La collaborazione processuale non decisiva

Un altro punto cruciale della sentenza riguarda il rigetto della richiesta di attenuante per la collaborazione. Uno degli imputati sosteneva che le sue dichiarazioni avessero aiutato a identificare gli altri soggetti coinvolti. La Cassazione, tuttavia, ha confermato la decisione dei giudici di merito, ribadendo un principio consolidato: non basta fornire informazioni, ma è necessario che queste producano “un risultato utile di indagine che, senza la collaborazione stessa, non si sarebbe potuto perseguire”.

Nel caso specifico, la Corte ha sottolineato che:
– Le dichiarazioni iniziali dell’imputato erano state incerte e inverosimili.
– Gli inquirenti stavano già monitorando autonomamente l’incontro tra i due complici.
– Le informazioni fornite non avevano portato a esiti investigativi concreti e decisivi.

Di conseguenza, la collaborazione è stata giudicata inefficace ai fini della concessione dello sconto di pena previsto dalla legge.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili basandosi su motivazioni prettamente procedurali e di merito. Anzitutto, ha rilevato il carattere meramente reiterativo delle censure, che non introducevano nuovi profili di illegittimità ma si limitavano a riproporre le stesse questioni già adeguatamente decise dalla Corte d’Appello. Questo approccio è contrario alla funzione stessa del giudizio di legittimità, che non è un terzo grado di giudizio sui fatti.

Nel merito, la Suprema Corte ha ritenuto le motivazioni della sentenza impugnata del tutto logiche e immuni da vizi. Per l’aggravante ingente quantità, ha applicato il principio secondo cui la conoscenza o la conoscibilità della circostanza aggravante può essere desunta da elementi fattuali inequivocabili, come l’elevato compenso o le modalità organizzative dell’operazione.

Per quanto riguarda il concorso di persone nel reato, la Corte ha respinto la tesi difensiva che voleva qualificare la condotta del trasportatore come un mero tentativo di acquisto. Gli elementi raccolti (l’incontro pianificato, l’uso di una parola d’ordine, l’auto modificata) dimostravano inequivocabilmente un’operazione organizzata con un fine comune, ovvero l’introduzione della cocaina in Italia per la sua successiva distribuzione. Infine, la statuizione sulla confisca del veicolo è stata giudicata immune da censure, poiché la modifica “ad hoc” dell’autovettura la rendeva uno strumento strutturalmente legato alla commissione del reato.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 9464/2024 della Corte di Cassazione riafferma due principi fondamentali. Primo, la prova dell’aggravante ingente quantità non richiede necessariamente la confessione dell’imputato, ma può essere solidamente fondata su una serie di indizi gravi, precisi e concordanti che rendono palese la sua consapevolezza. Secondo, l’attenuante per la collaborazione processuale è un beneficio riservato a chi offre un contributo concreto e determinante, capace di incidere realmente sul corso delle indagini, e non a chi si limita a fornire informazioni tardive o non decisive.

Quando si applica l’aggravante dell’ingente quantità di stupefacenti?
Si applica quando la conoscenza o la conoscibilità della notevole quantità da parte dell’imputato può essere desunta da elementi di fatto inequivocabili, come l’elevato compenso pattuito per il trasporto, la constatazione visiva della consistenza del carico o l’utilizzo di veicoli appositamente modificati con doppi fondi per occultare la merce.

Una confessione o la fornitura di informazioni sono sempre sufficienti per ottenere l’attenuante della collaborazione?
No, non sono sufficienti. Secondo la Corte, le informazioni offerte devono essere in grado di consentire il perseguimento di un risultato utile di indagine che, senza tale collaborazione, non si sarebbe potuto raggiungere. Dichiarazioni incerte, tardive o su fatti già noti agli inquirenti non integrano i requisiti per l’attenuante.

Quando è legittima la confisca del veicolo usato per il trasporto di droga?
La confisca del veicolo è pienamente legittima quando questo non è un mero mezzo occasionale, ma è stato appositamente modificato (modifica “ad hoc”), come con la creazione di un doppio fondo, per servire allo scopo criminale. Tale modifica rende il veicolo strumentale al reato e ne giustifica la confisca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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