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Aggravante ingente quantità: la prova indiretta

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio una sentenza di condanna per traffico di droga, limitatamente alla sussistenza dell’aggravante ingente quantità. La Corte ha stabilito che, in assenza di sequestro e analisi della sostanza, la prova di tale aggravante non può basarsi apoditticamente solo su dichiarazioni o intercettazioni, ma richiede un’indagine più rigorosa e ulteriori elementi di prova per determinare il dato ponderale effettivo.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante Ingente Quantità: Quando la Prova Indiretta Non Basta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10615/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel diritto penale degli stupefacenti: i criteri per l’applicazione dell’aggravante ingente quantità. La decisione chiarisce che, in assenza del sequestro della droga, la prova di tale circostanza richiede un rigore motivazionale particolare, non potendo basarsi su conclusioni apodittiche tratte da sole dichiarazioni o intercettazioni.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte di Appello di Firenze nei confronti di un imputato per due distinti reati. Il primo riguardava il traffico internazionale di diversi chilogrammi di cocaina, provenienti dalla Colombia e destinati al mercato di Grosseto. Il secondo era un’accusa di favoreggiamento personale, per aver aiutato un coimputato a sfuggire alle ricerche delle autorità a seguito di un omicidio e un tentato omicidio.

La condanna nei gradi di merito si fondava principalmente sulle dichiarazioni di un correo e su elementi emersi da intercettazioni ambientali. L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, contestando la ricostruzione dei fatti e, in particolare, l’applicazione dell’aggravante dell’ingente quantità di sostanza stupefacente.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione della Cassazione

La difesa ha sollevato tre motivi di ricorso:
1. Vizio di motivazione sulla responsabilità: Si contestava l’attendibilità delle dichiarazioni del correo e la mancanza di prove dirette a carico del ricorrente.
2. Vizio di motivazione sul favoreggiamento: Si sosteneva che l’imputato, una volta appresa la gravità dei fatti commessi dal complice, si era allontanato, dimostrando di non volerlo aiutare nella fuga.
3. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Corte di Cassazione ha rigettato i primi due motivi, ritenendo che la Corte di Appello avesse adeguatamente motivato la responsabilità dell’imputato per entrambi i reati sulla base di un quadro probatorio coerente. Tuttavia, ha accolto parzialmente il primo motivo, ma solo per quanto concerne la sussistenza dell’aggravante ingente quantità.

L’analisi della Corte sull’aggravante ingente quantità

Il punto centrale della decisione riguarda proprio la prova dell’aggravante prevista dall’art. 80, comma 2, del d.P.R. 309/1990. La difesa aveva lamentato che, non essendo mai stata sequestrata la cocaina, la sua effettiva quantità e il principio attivo non erano stati accertati. Di conseguenza, l’applicazione dell’aggravante era basata su una stima (circa 4 kg di cocaina tagliata e 2,2 kg di cocaina pura) derivata unicamente dalle conversazioni intercettate e dalle dichiarazioni del correo.

La Cassazione ha ritenuto fondata questa censura, rilevando come la Corte di Appello avesse tratto “apoditticamente la prova della sussistenza dell’aggravante” da questi dati, senza un’adeguata valutazione critica.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha ribadito alcuni principi fondamentali per la corretta applicazione dell’aggravante ingente quantità. In primo luogo, ha ricordato che il superamento della soglia quantitativa (fissata dalla giurisprudenza in 2.000 volte il valore massimo in milligrammi definito nelle tabelle ministeriali) non rende automatica l’applicazione dell’aggravante, ma lascia al giudice un margine di valutazione discrezionale.

Il punto cruciale, però, è la modalità di accertamento di tale quantità. La Corte ha specificato che, quando non è stato possibile procedere al sequestro e all’analisi chimica della sostanza, è necessario un rigore probatorio e motivazionale ancora maggiore. Per accertare per via indiretta il dato ponderale, occorrono “altri elementi di prova” che consentano di pervenire a una conclusione certa e non meramente presuntiva.

Inoltre, la Corte ha sottolineato un altro aspetto importante: la configurabilità dell’aggravante deve essere verificata in relazione a ciascuna singola condotta e non sommando le quantità di episodi diversi, a meno che non si dimostri l’esistenza di un’unica condotta antecedente, frazionata solo in fase esecutiva.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al punto relativo all’aggravante dell’ingente quantità. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte di Appello di Firenze, che dovrà procedere a un nuovo giudizio sul punto. Il nuovo giudice dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati dalla Cassazione, valutando con maggiore rigore se, in assenza di un sequestro, gli elementi a disposizione siano sufficienti a provare, oltre ogni ragionevole dubbio, non solo la quantità ma anche il principio attivo della sostanza, giustificando così l’applicazione dell’aggravante. La condanna per i reati di traffico e favoreggiamento, invece, è diventata definitiva.

È possibile applicare l’aggravante dell’ingente quantità se la droga non viene sequestrata?
Sì, è possibile, ma la prova deve essere particolarmente rigorosa. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in assenza di sequestro e analisi, sono necessari altri e solidi elementi di prova che consentano di determinare per via indiretta la quantità e il principio attivo della sostanza, non essendo sufficienti le sole dichiarazioni di un correo o il contenuto di intercettazioni.

L’aggravante dell’ingente quantità si applica automaticamente superata una certa soglia?
No. Anche quando la quantità di droga supera la soglia delle 2.000 dosi medie singole, l’applicazione dell’aggravante non è automatica. Resta ferma la valutazione discrezionale del giudice di merito, che deve considerare tutte le circostanze del caso concreto.

Cosa comporta l’annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione in questo caso?
L’annullamento con rinvio significa che la condanna per i reati contestati è confermata, ma la sentenza viene annullata solo per quanto riguarda l’applicazione dell’aggravante. La Corte di Appello dovrà riesaminare esclusivamente questo specifico punto, attenendosi ai principi indicati dalla Cassazione, e ricalcolare la pena di conseguenza. Ciò potrebbe portare a una riduzione della sanzione finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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