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Aggravante ingente quantità: la motivazione è d’obbligo

La Corte di Cassazione ha esaminato i ricorsi di quattro individui condannati per reati legati agli stupefacenti. Per due di loro, ha annullato la sentenza limitatamente all’aggravante ingente quantità, poiché la Corte d’Appello non aveva adeguatamente motivato come la somma di denaro pattuita corrispondesse a un quantitativo di droga tale da giustificare l’aggravante. Per gli altri due, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili per genericità e perché proponevano una rilettura dei fatti non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante ingente quantità: la Cassazione richiede una motivazione rigorosa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 4614 del 2024, ha chiarito un punto fondamentale in materia di reati di droga: per applicare l’aggravante ingente quantità, non è sufficiente indicare una cospicua somma di denaro pattuita per l’acquisto. Il giudice deve spiegare in modo esplicito e logico il collegamento tra quel denaro e un quantitativo di stupefacente che superi le soglie previste dalla giurisprudenza. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una complessa indagine su un traffico di sostanze stupefacenti. Diversi soggetti sono stati condannati in primo grado e in appello per aver partecipato a vario titolo a trattative per l’acquisto e la vendita di droga. Le prove si basavano principalmente su intercettazioni telefoniche e ambientali, servizi di osservazione e sequestri.

Quattro imputati hanno presentato ricorso in Cassazione. Due di loro, considerati co-finanziatori di un acquisto di cocaina, hanno contestato la condanna sostenendo che la trattativa non si fosse mai conclusa, configurando al massimo un accordo non punibile. Hanno inoltre criticato l’applicazione dell’aggravante ingente quantità di stupefacente, ritenendola non provata.

Un terzo imputato, accusato di essere un venditore di marijuana, ha lamentato l’errata attribuzione di un’utenza telefonica e una valutazione illogica delle prove. Infine, il quarto ricorrente ha contestato la sua partecipazione a un’associazione a delinquere e ad altre operazioni di importazione di droga.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha adottato decisioni diverse per i vari ricorrenti.

Per i primi due imputati (i co-finanziatori), i giudici hanno ritenuto infondata la tesi dell’accordo non punibile. Le indagini avevano dimostrato che la trattativa era in una fase avanzata, con versamenti di ingenti somme di denaro, identificazione dei partecipanti e persino la prova della qualità (seppur insoddisfacente) di un campione. Questi elementi, secondo la Corte, configurano un tentativo punibile e non un mero accordo.

Tuttavia, la Cassazione ha accolto la loro doglianza relativa all’aggravante ingente quantità. Di conseguenza, ha annullato la sentenza d’appello su questo specifico punto, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame.

Per gli altri due ricorrenti, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili. La Corte ha ritenuto le loro censure generiche e volte a ottenere una nuova valutazione delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità. Le motivazioni della Corte d’Appello sono state giudicate logiche e coerenti.

L’Aggravante ingente quantità e l’Onere di Motivazione

Il punto cruciale della sentenza riguarda proprio l’aggravante ingente quantità. La Corte d’Appello aveva applicato l’aumento di pena basandosi su una somma di denaro (circa 116.000 euro) che sarebbe dovuta servire all’acquisto di 4 kg di cocaina. Tuttavia, la sentenza impugnata non spiegava in alcun modo come si fosse giunti a stabilire questa corrispondenza. Mancava qualsiasi argomentazione che collegasse il valore economico all’effettivo quantitativo di sostanza, un passaggio logico indispensabile per poter affermare il superamento delle soglie che definiscono l'”ingente quantità” secondo i parametri fissati dalle Sezioni Unite della stessa Cassazione.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione di annullamento parziale sottolineando che il giudice di merito ha un preciso onere di motivazione. Quando si contesta l’aggravante ingente quantità, la sentenza deve esplicitare il percorso logico-giuridico che ha portato a ritenere che la droga oggetto della transazione, anche se solo pianificata, superasse i limiti quantitativi rilevanti. Nel caso di specie, i giudici di merito si erano limitati a menzionare la somma di denaro senza fornire alcun elemento (come il prezzo medio della sostanza in quel periodo, dichiarazioni degli imputati o altri riscontri) per dimostrare che tale somma potesse acquistare un quantitativo di droga considerato “ingente”. Questa omissione costituisce un vizio di motivazione che impone l’annullamento della sentenza sul punto.

Per quanto riguarda i ricorsi dichiarati inammissibili, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito. Non si possono presentare ai giudici di legittimità delle interpretazioni alternative delle prove (come le conversazioni intercettate) se la valutazione fornita dal giudice d’appello non è manifestamente illogica o contraddittoria. Le censure dei ricorrenti erano, in sostanza, un tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, cosa non consentita.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza del rigore motivazionale nelle decisioni giudiziarie, specialmente quando si tratta di applicare circostanze aggravanti che incidono in modo significativo sulla pena. Non basta l’esistenza di un dato (come una somma di denaro) per dare per scontata una conseguenza giuridica (l’applicazione dell’aggravante). Il giudice deve sempre esplicitare il ragionamento che lega i fatti accertati alle norme applicate. La decisione offre quindi una tutela importante per l’imputato, garantendo che ogni elemento che porta a un inasprimento della pena sia supportato da una motivazione completa e verificabile.

Quando una trattativa per l’acquisto di droga diventa un reato punibile (tentativo)?
Secondo la sentenza, la trattativa supera il mero accordo non punibile e diventa tentativo quando raggiunge un livello di serietà e concretezza tale da dimostrare l’idoneità e l’univocità degli atti. Nel caso di specie, elementi come l’identificazione dei finanziatori, la definizione del prezzo, il versamento di importanti somme di denaro e la verifica di un campione di droga sono stati ritenuti sufficienti a configurare il tentativo.

Per applicare l’aggravante dell’ingente quantità è sufficiente che sia stata pattuita una grossa somma di denaro?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non è sufficiente. Il giudice deve esplicitare nella motivazione della sentenza gli argomenti logici che collegano la somma di denaro a un quantitativo di stupefacente ritenuto “ingente” sulla base dei parametri stabiliti dalla giurisprudenza. In assenza di questa motivazione, l’applicazione dell’aggravante è illegittima.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di interpretare diversamente le prove, come le intercettazioni?
No, non è possibile. L’interpretazione del contenuto delle conversazioni e delle prove è un compito del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il ricorso in Cassazione può essere presentato solo per vizi di legittimità, come la violazione di legge o un difetto di motivazione (es. illogicità manifesta), ma non per proporre una semplice rilettura o un’interpretazione alternativa delle prove già valutate nei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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