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Aggravante ingente quantità: la colpa è sufficiente

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per traffico di stupefacenti, contestando l’applicazione dell’aggravante ingente quantità. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: per i corrieri di droga, non è necessaria la piena consapevolezza del quantitativo trasportato. È sufficiente che l’ignoranza derivi da colpa, ovvero da negligenza o da un errore colposo, per giustificare l’applicazione della circostanza aggravante.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante Ingente Quantità: Basta la Colpa del Corriere

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un tema cruciale nel diritto penale degli stupefacenti: l’applicazione dell’aggravante ingente quantità. La decisione chiarisce che per un corriere, la semplice negligenza o un errore colposo nel non conoscere l’esatto quantitativo di droga trasportata è sufficiente per far scattare l’aumento di pena, senza che sia necessaria la piena consapevolezza.

I fatti del processo: il ricorso del corriere

Il caso esaminato trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato in Corte d’Appello per il reato di traffico di sostanze stupefacenti. La difesa contestava in particolare l’applicazione della circostanza aggravante prevista dall’art. 80, comma 2, del Testo Unico Stupefacenti (d.P.R. 309/1990), sostenendo che l’imputato non fosse pienamente consapevole dell’enorme quantità di droga che stava trasportando. Il ricorso mirava a ottenere l’annullamento della sentenza, argomentando una violazione di legge in relazione all’articolo 59 del codice penale, che disciplina l’errore sulle circostanze del reato.

La questione giuridica e l’aggravante ingente quantità

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione dell’elemento psicologico richiesto per l’applicazione dell’aggravante dell’ingente quantità. L’articolo 59, comma 2, del codice penale stabilisce che le circostanze aggravanti sono valutate a carico dell’agente solo se da lui conosciute o ignorate per colpa. Il ricorrente sosteneva, in sostanza, di non aver avuto la conoscenza effettiva del quantitativo.

Tuttavia, la giurisprudenza consolidata, richiamata dalla Cassazione, ha da tempo chiarito che per la figura del corriere non è richiesto il dolo, ovvero la volontà e la piena rappresentazione della circostanza. È sufficiente che l’agente abbia ignorato l’ingente quantità per colpa o l’abbia ritenuta inesistente per un errore dovuto a colpa. Questo orientamento si basa sull’idea che chi accetta di trasportare sostanze stupefacenti ha il dovere di agire con la massima diligenza e, non facendolo, si assume il rischio delle conseguenze.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni. In primo luogo, ha ritenuto che il motivo del ricorso fosse una mera riproposizione di argomentazioni già valutate e respinte correttamente dai giudici di merito, senza una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza impugnata. Questo vizio procedurale è di per sé sufficiente a determinare l’inammissibilità.

Nel merito, i giudici hanno confermato la logicità e la correttezza della decisione della Corte d’Appello. Hanno ribadito l’orientamento secondo cui, per addebitare l’aggravante ingente quantità al corriere, basta la prova che egli abbia ignorato il dato quantitativo per colpa. La Corte ha citato precedenti significativi, come un caso relativo all’importazione di 21 chilogrammi di cocaina, in cui l’aggravante era stata ritenuta sussistente per il corriere in ragione della cospicua somma di denaro impiegata per l’acquisto e delle cautele adottate nella consegna, elementi che avrebbero dovuto allertarlo. Analogamente, in un altro caso riguardante la detenzione di oltre nove chili di cocaina, la Corte aveva stabilito che negare la conoscenza del dato ponderale non è sufficiente a escludere la colpa.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

Questa ordinanza consolida un principio di notevole importanza pratica: chiunque si presti a fare da corriere nel traffico di droga non può invocare la propria ignoranza per sfuggire all’aumento di pena previsto per l’ingente quantità. La legge presume un dovere di conoscenza e diligenza: accettare di trasportare un carico illecito implica l’accettazione del rischio che questo sia di notevole entità. La decisione della Cassazione, dichiarando inammissibile il ricorso e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione, rafforza un approccio severo nei confronti di tutti i partecipanti alla filiera del narcotraffico, inclusi coloro che svolgono ruoli apparentemente marginali.

Per applicare l’aggravante dell’ingente quantità a un corriere di droga, è necessario che ne conoscesse l’esatto quantitativo?
No. Secondo la Corte, non è necessaria la piena conoscenza (dolo). È sufficiente che la sua ignoranza derivi da colpa, ovvero da negligenza, imprudenza o da un errore colposo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché riproponeva le stesse argomentazioni già respinte dal giudice di merito, senza una critica specifica e adeguata alla motivazione della sentenza impugnata, e perché il motivo era giuridicamente infondato.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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