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Aggravante ingente quantità: Cassazione annulla condanne

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9685 del 2024, ha annullato le condanne di diversi imputati per la parte relativa all’aggravante ingente quantità di sostanze stupefacenti. La Corte ha ritenuto che le prove, basate principalmente su intercettazioni telefoniche (‘droga parlata’) senza sequestri fisici corrispondenti, non fossero sufficienti a dimostrare con la necessaria certezza il superamento della soglia legale. Di conseguenza, pur confermando la colpevolezza per i reati base, ha rinviato il caso alla Corte d’Appello per la rideterminazione della pena, senza l’applicazione della suddetta aggravante.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante ingente quantità e “droga parlata”: La Cassazione fissa i paletti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9685/2024) interviene con decisione su un tema cruciale nel diritto penale degli stupefacenti: l’applicazione dell’aggravante ingente quantità. La pronuncia è particolarmente significativa perché affronta i casi di cosiddetta “droga parlata”, dove le accuse si fondano principalmente su intercettazioni anziché su sequestri materiali. La Corte ha stabilito che, in assenza di prove certe, l’aggravante non può essere applicata, annullando la decisione di merito e rinviando per una nuova determinazione della pena.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una complessa indagine che ha portato alla condanna di diversi soggetti per reati legati al traffico di stupefacenti, tra cui importazione, cessione e detenzione. Le condanne, emesse in primo grado e parzialmente riformate dalla Corte di Appello di Palermo, si basavano in larga parte sul contenuto di conversazioni intercettate. Diversi imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, sollevando plurime questioni, ma il nodo centrale per quasi tutti era il riconoscimento dell’aggravante dell’ingente quantità, prevista dall’art. 80, comma 2, del d.P.R. 309/1990.

La questione cruciale dell’aggravante ingente quantità

Il punto focale del dibattito era se fosse legittimo dedurre la sussistenza dell’aggravante ingente quantità da elementi indiziari come dialoghi che menzionavano quantitativi lordi (ad esempio, undici chilogrammi di hashish) o cospicue disponibilità economiche, in assenza di un sequestro che confermasse tali dati. Le difese sostenevano che il peso lordo menzionato non fosse un dato decisivo, poiché il parametro giuridico rilevante è la quantità di principio attivo, che in questo caso rimaneva ignota. Inoltre, i sequestri effettivamente operati nel corso delle indagini riguardavano quantitativi di gran lunga inferiori alla soglia dell’ingente quantità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto i ricorsi sul punto dell’aggravante, ritenendoli fondati. I giudici hanno ribadito i principi consolidati in materia, ricordando che, per le cosiddette “droghe leggere”, la soglia per l’aggravante è convenzionalmente fissata in due chilogrammi di principio attivo puro.

Il ragionamento della Corte si è concentrato sulla qualità della prova richiesta. In casi di “droga parlata”, la valutazione del giudice deve essere compiuta con particolare attenzione e rigore. Gli elementi addotti dalla Corte d’Appello – come la pluralità di importazioni, l’ottima qualità della sostanza accertata in un singolo sequestro, o le disponibilità finanziarie degli indagati – non sono stati ritenuti sufficienti a fondare una deduzione con “elevato grado di credibilità razionale”.

Secondo la Cassazione, non è possibile presumere che ogni singola fornitura contestata superasse la soglia critica solo perché l’attività di spaccio era sistematica o perché si discuteva di somme importanti. La prova dell’aggravante deve riferirsi alla singola condotta e non al volume d’affari complessivo. La mancanza di un sequestro del carico principale e la presenza di sequestri minori hanno reso la deduzione della Corte d’Appello illogica e non sufficientemente provata.

Le Conclusioni: Annullamento e Rideterminazione della Pena

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente all’aggravante ingente quantità, escludendola in via definitiva per tutti gli imputati. Di conseguenza, ha annullato la sentenza anche riguardo al trattamento sanzionatorio, ma con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Palermo. Quest’ultima dovrà procedere a una nuova quantificazione della pena, che sarà necessariamente inferiore, dato il venir meno di una circostanza così rilevante.

La sentenza ha inoltre ribadito l’importante principio del divieto di reformatio in peius: se in appello viene accolto un motivo dell’imputato (come l’esclusione di un’aggravante), la pena deve essere ridotta, anche se il giudice di primo grado non aveva operato un aumento specifico per quella circostanza. L’accertamento di responsabilità per i reati contestati, invece, è stato dichiarato irrevocabile.

È possibile applicare l’aggravante dell’ingente quantità basandosi solo su intercettazioni (‘droga parlata’)?
Sì, ma solo se dal compendio probatorio emerge con un elevato grado di credibilità razionale che la soglia minima (es. 2 kg di principio attivo per le droghe leggere) sia stata superata. La valutazione del giudice deve essere particolarmente rigorosa e non può basarsi su mere supposizioni.

Se la Corte d’Appello elimina un’aggravante, può lasciare la pena invariata sostenendo che il primo giudice non aveva applicato un aumento specifico per essa?
No. La sentenza stabilisce che l’accoglimento di un motivo d’appello dell’imputato deve tradursi in un effetto favorevole. Mantenere la pena invariata in questi casi viola il divieto di ‘reformatio in peius’ (peggioramento della condanna in appello).

Cosa succede quando la Cassazione annulla una sentenza per l’aggravante dell’ingente quantità?
In questo caso, la Corte ha annullato la sentenza senza rinvio per quanto riguarda l’aggravante, eliminandola definitivamente. Ha però annullato con rinvio per la rideterminazione della pena, che dovrà essere ricalcolata da un’altra sezione della Corte d’Appello tenendo conto dell’assenza dell’aggravante. La dichiarazione di colpevolezza per i reati base, invece, è diventata irrevocabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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