LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Aggravante delitto tentato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di tentata estorsione, analizzando in dettaglio l’applicabilità dell’aggravante per chi commette reato essendo sottoposto a misura di prevenzione. La Corte ha chiarito che tale aggravante non si estende al delitto tentato se la norma menziona espressamente solo il reato consumato. La sentenza ha portato all’annullamento con rinvio per un imputato, alla prescrizione per un altro e alla conferma della condanna per i restanti due, i cui ricorsi sono stati dichiarati inammissibili.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravante delitto tentato: la Cassazione chiarisce i limiti applicativi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale in materia di aggravante delitto tentato, specificando i confini di applicabilità della circostanza prevista dall’art. 71 del D.Lgs. 159/2011. La pronuncia chiarisce che tale aggravante, che prevede un aumento di pena per chi commette specifici reati mentre è sottoposto a misura di prevenzione, non si estende automaticamente alla forma tentata del reato. La decisione è scaturita da un complesso caso di tentata estorsione che ha visto coinvolti quattro fratelli.

I Fatti del Caso

La Corte d’Appello aveva confermato la condanna di quattro fratelli per il reato di tentata estorsione ai danni di un imprenditore. Secondo l’accusa, gli imputati avevano esercitato pressioni sulla vittima per ottenere una ingente somma di denaro. Contro la sentenza di secondo grado, i difensori degli imputati hanno proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la corretta applicazione di alcune circostanze aggravanti, il calcolo dei termini di prescrizione e la valutazione delle prove.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato le singole posizioni degli imputati, giungendo a conclusioni diverse per ciascuno di essi. L’esito finale è stato un annullamento con rinvio per uno dei fratelli, una declaratoria di estinzione del reato per prescrizione per un altro, e la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi per i restanti due.

L’analisi sull’aggravante del delitto tentato

Il punto nevralgico della sentenza riguarda la contestazione, per alcuni degli imputati, dell’aggravante di cui all’art. 71 del D.Lgs. 159/2011. La difesa sosteneva che tale aggravante non potesse applicarsi al delitto di estorsione nella sua forma tentata.

La Corte ha accolto questa tesi, stabilendo un principio di diritto fondamentale. Poiché la norma cita espressamente il delitto di estorsione (art. 629 c.p.), senza menzionare la forma tentata, l’aumento di pena non può essere applicato. La Cassazione ha ribadito che il delitto tentato (art. 56 c.p.) costituisce una fattispecie criminosa autonoma rispetto a quella consumata. In base al principio di tassatività, un’aggravante prevista per uno specifico reato non può essere estesa alla sua forma tentata se non espressamente previsto dalla legge. Inoltre, la Corte ha specificato che l’aggravante richiede che la misura di prevenzione sia ‘definitiva’, non essendo sufficiente la mera esecutività del provvedimento.

La questione della prescrizione e dei ricorsi inammissibili

Per un altro imputato, al quale non erano state contestate aggravanti, la Corte ha ricalcolato i termini di prescrizione. Sulla base del tempo trascorso dalla data di commissione del reato, sommando i periodi di sospensione del processo, il reato è risultato estinto prima della pronuncia della sentenza d’appello. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio per intervenuta prescrizione.

Infine, per gli altri due fratelli, la Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili. I motivi presentati sono stati ritenuti generici o volti a una rivalutazione dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità. La Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito sul loro coinvolgimento nel tentativo di estorsione, anche in qualità di intermediari, e sulla correttezza della motivazione relativa al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e al giudizio sulla recidiva.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un’interpretazione rigorosa del principio di legalità e tassatività della legge penale. Richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, ha spiegato che quando la legge elenca specificamente i delitti per cui si applica un’aggravante (come nel caso dell’art. 71 D.Lgs. 159/2011), tale elencazione deve essere considerata tassativa. Pertanto, l’aggravante del delitto tentato non può essere applicata se la norma si riferisce solo al reato consumato. Per l’imputato il cui reato è stato dichiarato prescritto, la motivazione è puramente matematica: il tempo massimo previsto dalla legge per perseguire il reato era scaduto. Per gli imputati i cui ricorsi sono stati giudicati inammissibili, la Corte ha sottolineato che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito; i motivi di ricorso devono denunciare vizi di legge o di motivazione, non semplicemente proporre una lettura alternativa delle prove già vagliate nei gradi precedenti.

Le Conclusioni

La sentenza offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, consolida un principio garantista fondamentale: le norme che aggravano il trattamento sanzionatorio devono essere interpretate restrittivamente. In secondo luogo, evidenzia come la posizione processuale di ogni imputato debba essere valutata singolarmente, potendo portare a esiti completamente diversi anche all’interno dello stesso procedimento. Infine, ribadisce la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità, confermando che il ricorso in Cassazione non è una sede per riesaminare le prove, ma per controllare la corretta applicazione della legge.

L’aggravante di cui all’art. 71 D.Lgs. 159/2011 si applica anche al delitto tentato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, poiché la norma menziona espressamente il reato consumato di estorsione (art. 629 c.p.), l’aggravante non può essere estesa alla fattispecie autonoma del delitto tentato, in base al principio di tassatività della legge penale.

Perché il reato è stato dichiarato prescritto per uno degli imputati?
Il reato è stato dichiarato prescritto perché, per quell’imputato, non era stata contestata alcuna aggravante che potesse allungare i termini di prescrizione. La Corte, ricalcolando il tempo trascorso dalla commissione del fatto e sommando i periodi di sospensione, ha accertato che il termine massimo per la punibilità del reato era scaduto prima della sentenza della Corte di Appello.

Quali sono le condizioni affinché l’intervento di un intermediario costituisca concorso in estorsione?
Secondo la sentenza, per integrare il concorso in estorsione è sufficiente la coscienza e volontà di contribuire, con il proprio comportamento, al raggiungimento dello scopo illecito perseguito dall’autore principale. L’intermediario risponde del reato, a meno che il suo intervento non abbia avuto la sola finalità di perseguire l’interesse della vittima e sia stato dettato da motivi di solidarietà umana.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati