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Aggravamento misura di prevenzione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un provvedimento di aggravamento misura di prevenzione nei confronti di un soggetto già sottoposto a sorveglianza speciale. La Corte ha stabilito che la competenza a decidere sull’aggravamento spetta al giudice che ha emesso la misura originaria e che nuovi reati, come quelli in materia di armi e droga, giustificano l’incremento della pericolosità sociale e, di conseguenza, l’aggravamento della misura stessa.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggravamento Misura di Prevenzione: Quando e Come è Possibile?

L’applicazione delle misure di prevenzione personali rappresenta uno strumento cruciale per la tutela della sicurezza pubblica. Ma cosa succede quando la pericolosità di un soggetto, già sottoposto a una misura, aumenta nel tempo? La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 3699/2024, offre chiarimenti fondamentali sulla procedura di aggravamento misura di prevenzione, definendo i confini della competenza territoriale e i presupposti per la sua applicazione. Questo articolo analizza la decisione, spiegando i principi di diritto affermati dai giudici di legittimità.

I Fatti del Caso: Dalla Sorveglianza Speciale al Ricorso

Il caso riguarda un soggetto già destinatario di una misura di sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza, imposta originariamente nel 2006. Anni dopo, il Tribunale competente decideva di aggravare tale misura per un ulteriore anno. La decisione era motivata da nuovi e gravi elementi emersi a carico del soggetto: una condanna per detenzione di un’arma da guerra, un procedimento penale per spaccio di sostanze stupefacenti e un arresto per detenzione e ricettazione di un’arma comune da sparo.

Il soggetto proponeva appello, poi ricorso per cassazione, lamentando due vizi procedurali. In primo luogo, sosteneva che la Procura avrebbe dovuto avanzare una proposta per una nuova misura di prevenzione e non un semplice aggravamento, il che avrebbe spostato la competenza territoriale al tribunale del suo nuovo luogo di domicilio. In secondo luogo, contestava la validità della valutazione sulla sua attuale pericolosità sociale, poiché basata su una relazione della Questura del suo vecchio luogo di residenza, ritenuta non a conoscenza delle sue attuali condizioni di vita.

La Procedura per l’Aggravamento della Misura di Prevenzione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato. Il primo punto chiarito riguarda la flessibilità della domanda nel procedimento di prevenzione. I giudici hanno affermato un principio consolidato: l’autorità giudiziaria può operare una diversa qualificazione giuridica della richiesta. Ciò significa che una richiesta di ‘aggravamento’ può essere qualificata come ‘nuova misura’ e viceversa, senza violare il diritto di difesa, a condizione che le parti possano discutere sul punto. Questo potere generale del giudice garantisce che la decisione sia sempre aderente alla sostanza dei fatti.

Competenza Territoriale e Valutazione della Pericolosità

Un aspetto cruciale della sentenza riguarda la competenza territoriale. La Corte ha ribadito che la competenza a decidere sulle proposte di aggravamento, modifica o revoca di una misura di prevenzione spetta, in via funzionale e inderogabile, allo stesso organo giurisdizionale che ha emesso il provvedimento originario. La ratio di questa norma è chiara: l’organo che ha già valutato la pericolosità iniziale del soggetto è nella posizione migliore per apprezzare le ‘sopravvenienze’, cioè i nuovi fatti che possono modificare quella prognosi. Non si tratta di un nuovo giudizio penale su un ‘fatto’, ma di un aggiornamento della valutazione prognostica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici di merito fosse corretta e ben motivata. L’incremento della pericolosità sociale del ricorrente era evidente, alla luce dei plurimi elementi di fatto emersi: nuove condanne e indagini per reati gravi come la detenzione di armi (anche da guerra) e lo spaccio. Questi ‘nova’, ai sensi dell’art. 11, comma 2, del D.Lgs. 159/2011, giustificavano pienamente l’aggravamento misura di prevenzione.

Inoltre, la Corte ha specificato che la pregressa ammissione del soggetto alla detenzione domiciliare (poi revocata proprio a causa delle nuove condotte antigiuridiche) non poteva essere interpretata come un’attenuazione della sua pericolosità. Anzi, la commissione di nuovi reati durante un periodo in cui avrebbe dovuto dimostrare un percorso di reinserimento ha rafforzato la valutazione negativa. I giudici hanno concluso che il provvedimento impugnato aveva effettuato un’analisi esaustiva dell’attualità della pericolosità sociale del soggetto, in linea con i principi elaborati dalla giurisprudenza di legittimità.

Conclusioni

La sentenza n. 3699/2024 consolida due principi fondamentali in materia di misure di prevenzione. Primo, la competenza a modificare una misura esistente resta radicata presso il giudice che l’ha originariamente disposta, per garantire una valutazione coerente e continua della pericolosità del soggetto. Secondo, l’emersione di nuovi fatti criminali gravi costituisce il presupposto essenziale per giustificare un aggravamento della misura, dimostrando un’incrementata e attuale pericolosità sociale che richiede una risposta preventiva più incisiva da parte dello Stato.

È possibile trasformare una richiesta di una nuova misura di prevenzione in una di aggravamento di una misura già esistente?
Sì. Secondo la sentenza, l’autorità giudiziaria può operare una diversa qualificazione giuridica della domanda, senza che ciò integri una violazione del principio del contraddittorio, purché le parti siano messe in condizione di interloquire sulla questione.

A quale giudice spetta la competenza per decidere sull’aggravamento di una misura di prevenzione se il soggetto ha cambiato residenza?
La competenza spetta in via funzionale e inderogabile all’organo giurisdizionale che ha emesso il provvedimento originario di cui si chiede la modifica. Il cambio di residenza del soggetto è irrilevante a tal fine.

Quali elementi giustificano un aggravamento misura di prevenzione?
L’aggravamento è giustificato dall’emersione di ‘fatti nuovi’ che dimostrano un incremento della pericolosità sociale del soggetto. Nel caso di specie, sono state considerate decisive le nuove condanne e i procedimenti penali per reati gravi in materia di armi e stupefacenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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