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Aggiotaggio informativo: reato di pericolo concreto

La Corte di Cassazione analizza un caso di aggiotaggio informativo, in cui un consulente ha diffuso notizie false sull’interesse di un consorzio internazionale per l’acquisto di una compagnia aerea nazionale in crisi. La sentenza chiarisce che il reato si configura come di pericolo concreto: non è necessaria un’effettiva alterazione del prezzo del titolo, ma è sufficiente che la notizia sia idonea a provocarla. Sebbene il reato sia stato dichiarato estinto per prescrizione, la Corte ha confermato la responsabilità civile dell’imputato.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Aggiotaggio Informativo: Quando la Falsa Notizia Diventa Reato

La diffusione di notizie false sui mercati finanziari può avere conseguenze devastanti. La Corte di Cassazione, con la sentenza in commento, affronta un caso emblematico di aggiotaggio informativo, ribadendo principi fondamentali sulla natura del reato e sulla prova dell’elemento soggettivo. La vicenda riguarda un consulente condannato per aver diffuso, in concorso con un altro soggetto, false informazioni circa l’interessamento di un inesistente consorzio internazionale all’acquisto di una grande compagnia aerea nazionale quotata in borsa.

I Fatti: Una Falsa Offerta per una Compagnia Aerea

Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’imputato e il suo socio avevano architettato un piano per manipolare il mercato. Essi avevano contattato un importante studio legale e l’amministratore delegato di una banca d’affari, asserendo falsamente che un consorzio capeggiato da fondi esteri e comprendente una nota compagnia aerea asiatica fosse seriamente interessato a rilevare il pacchetto azionario della compagnia aerea, all’epoca in grave crisi finanziaria.

Per dare credibilità all’operazione, avevano conferito incarichi di advisor e fatto redigere una lettera di manifestazione di interesse, recapitata poi ai vertici della compagnia aerea e al Governo. La notizia, amplificata da dichiarazioni rese dall’imputato stesso agli organi di informazione, era totalmente infondata: il consorzio era inesistente e la compagnia asiatica non era coinvolta.

La Posizione della Difesa e i Motivi di Ricorso

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando diversi vizi della sentenza d’appello. In sintesi, la difesa sosteneva che:

* Mancanza del dolo: L’imputato sarebbe stato un mero esecutore delle direttive del coimputato, vera mente dell’operazione, e sarebbe stato a sua volta ingannato, agendo in buona fede.
* Contraddittorietà della motivazione: La Corte d’Appello sarebbe caduta in contraddizione, ritenendo l’imputato un professionista esperto e, al contempo, non considerando che anche altri professionisti più qualificati erano stati tratti in inganno.
* Insussistenza dell’elemento oggettivo: La diffusione delle false notizie non avrebbe avuto la concreta idoneità a provocare una sensibile alterazione del prezzo del titolo, elemento necessario per integrare il reato di aggiotaggio informativo.
* Vizi sulla pena: La difesa contestava inoltre il trattamento sanzionatorio e la subordinazione della sospensione condizionale della pena al risarcimento del danno.

L’analisi del reato di aggiotaggio informativo secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato inammissibili o infondati gran parte dei motivi di ricorso, confermando l’impianto accusatorio per quanto riguarda la responsabilità civile. L’analisi della Corte si concentra su due aspetti cruciali: l’elemento soggettivo (il dolo) e l’elemento oggettivo (l’idoneità della condotta).

La Prova del Dolo

I giudici hanno ritenuto adeguatamente provata la consapevolezza dell’imputato. Il fatto di essere un ‘esecutore’ non esclude il dolo, poiché era pienamente cosciente della falsità delle informazioni diffuse. Anzi, la sua condotta era caratterizzata da una particolare intensità, avendo egli perseverato nella sua versione anche dopo essere stato messo in guardia da altri professionisti e persino dopo la smentita ufficiale da parte della compagnia aerea asiatica.

La Natura di Pericolo Concreto del Reato

La Corte ribadisce un principio consolidato: l’aggiotaggio informativo è un reato di pericolo concreto. Questo significa che per la sua configurazione non è necessario che si verifichi un’effettiva alterazione del prezzo del titolo. È sufficiente che la condotta (la diffusione di notizie false) sia, secondo una valutazione ex ante (cioè basata sulle circostanze esistenti al momento del fatto), concretamente idonea a produrre tale effetto.

Nel caso specifico, il contesto era decisivo: la compagnia aerea era in forte perdita, le sue quote erano di proprietà pubblica e difficili da vendere. In una situazione così delicata, il mercato ‘si alimentava’ di notizie su possibili acquirenti. L’annuncio dell’interesse di ‘colossi internazionali’, sebbene falso, era potenzialmente idoneo a incidere sul valore del titolo, inducendo gli investitori all’acquisto.

Le motivazioni della Corte

La Cassazione ha rigettato il ricorso agli effetti civili, ritenendo che le censure dell’imputato fossero tentativi non consentiti di ottenere una nuova valutazione dei fatti. I giudici di merito avevano ricostruito in modo logico e coerente sia l’elemento soggettivo del reato, evidenziando la piena consapevolezza dell’imputato, sia quello oggettivo.

La Corte ha sottolineato che la valutazione dell’idoneità della notizia a influenzare il mercato deve essere condotta ‘ex ante’, tenendo conto del contesto specifico. La notizia della possibile acquisizione da parte di un solido gruppo internazionale, in un momento di crisi per la società target, era intrinsecamente capace di alterare le decisioni degli investitori e, di conseguenza, il prezzo del titolo. La mancata effettiva variazione del prezzo non esclude quindi la sussistenza del reato. Infine, la Corte ha rilevato che il termine massimo di prescrizione per il reato era decorso.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata agli effetti penali, perché il reato si è estinto per prescrizione. Tuttavia, ha rigettato il ricorso agli effetti civili, condannando l’imputato a risarcire i danni e a rimborsare le spese legali alla parte civile costituita, l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari. Questa decisione conferma che, anche in caso di prescrizione del reato, la responsabilità per i danni causati rimane intatta. Il principio affermato è chiaro: la trasparenza e la correttezza delle informazioni sono un bene giuridico tutelato con forza, e chi diffonde notizie false per manipolare il mercato ne risponde, indipendentemente dal successo effettivo del suo piano.

Per commettere il reato di aggiotaggio informativo è necessario che il prezzo del titolo cambi effettivamente?
No. La sentenza chiarisce che si tratta di un reato di pericolo concreto. È sufficiente che le notizie false siano concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo, anche se tale alterazione non si verifica.

Se una persona agisce come mero “esecutore” delle direttive di un’altra, può essere comunque ritenuta responsabile del reato?
Sì. La Corte ha stabilito che essere l’esecutore non esclude la responsabilità penale, a condizione che vi sia la consapevolezza della falsità della notizia e delle possibili conseguenze sul mercato. Il dolo dell’esecutore è compatibile con il ruolo di “mente” o “ideatore” di un’altra persona.

Cosa succede alla condanna se il reato si estingue per prescrizione?
Gli effetti penali della condanna vengono annullati. Tuttavia, come in questo caso, le statuizioni civili (come il risarcimento del danno alla parte civile) possono essere confermate se il ricorso per gli aspetti civili viene rigettato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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