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Agevolazione mafiosa: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una misura di custodia cautelare per riciclaggio con agevolazione mafiosa. Il ricorso è stato ritenuto generico e volto a un riesame del merito, non consentito in sede di legittimità. La Corte ha confermato la validità del quadro indiziario e la sussistenza delle esigenze cautelari.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Agevolazione Mafiosa e Misure Cautelari: i Limiti del Ricorso in Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione Penale, Sez. 2, n. 1733/2025, offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di misure cautelari, specialmente in contesti di criminalità organizzata. Il caso in esame riguarda un’ipotesi di riciclaggio aggravato dall’agevolazione mafiosa, e la decisione della Suprema Corte ribadisce principi fondamentali sulla distinzione tra giudizio di legittimità e giudizio di merito.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per plurime condotte di riciclaggio, aggravate ai sensi dell’art. 416-bis.1 c.p. per aver agito con la finalità di agevolare un noto clan camorristico. Il Tribunale del Riesame, pur annullando il provvedimento per un capo d’imputazione, confermava la misura cautelare per gli altri.

La difesa proponeva ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. Vizio di motivazione: si sosteneva che la motivazione fosse apparente e illogica, basata su elementi probatori relativi al fratello del ricorrente e priva di prove dirette del suo coinvolgimento o di un accordo per la gestione degli affari illeciti.
2. Violazione di legge: si contestava la sussistenza dell’aggravante dell’agevolazione mafiosa, lamentando la carenza di prova sul dolo specifico di favorire il clan.
3. Mancata valutazione delle esigenze cautelari: si eccepiva che il giudice non avesse considerato un precedente periodo di detenzione, che a dire della difesa avrebbe escluso l’attualità del pericolo di recidiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle accuse, ma si concentra sulla correttezza procedurale e legale del ricorso stesso e del provvedimento impugnato. La Corte ha stabilito che i motivi presentati dalla difesa non erano ammissibili in sede di legittimità, in quanto miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

Le Motivazioni della Decisione

La sentenza si fonda su consolidati principi giurisprudenziali. Le motivazioni possono essere così sintetizzate:

Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un ‘terzo grado’ di giudizio nel merito. Il ricorso per cassazione avverso le misure cautelari deve denunciare vizi di violazione di legge o motivazioni manifestamente illogiche o contraddittorie, non può limitarsi a proporre una diversa lettura degli elementi indiziari. Nel caso di specie, i motivi del ricorso cercavano di contrapporre una propria interpretazione dei fatti a quella, ritenuta logica e coerente, del Tribunale del Riesame.

Genericità del Ricorso e Solidità del Quadro Indiziario

Il ricorso è stato giudicato generico perché non si confrontava specificamente con le argomentazioni dettagliate dell’ordinanza del Tribunale del Riesame. Quest’ultimo, infatti, aveva delineato un solido quadro indiziario a carico del ricorrente, basato su:
Dati investigativi: estratti dal telefono cellulare che attestavano numerosi bonifici, fase del riciclaggio.
Gestione di società: utilizzo di un reticolo di società per monetizzare somme di denaro provenienti dal clan.
Intercettazioni: conversazioni che provavano la preoccupazione del ricorrente per la restituzione di denaro al clan e la sua partecipazione a meccanismi di riciclaggio come il ‘giro dell’IVA’.

La Sussistenza dell’Agevolazione Mafiosa

La Corte ha ritenuto correttamente motivata la sussistenza dell’aggravante di agevolazione mafiosa. Il Tribunale del Riesame aveva evidenziato il rapporto sistematico del ricorrente con esponenti del sodalizio criminale per attuare strategie di riciclaggio dei proventi illeciti del clan. La piena consapevolezza di agevolare in tal modo i traffici della consorteria mafiosa era stata considerata provata a livello indiziario.

Valutazione delle Esigenze Cautelari

Infine, la Cassazione ha confermato la corretta valutazione delle esigenze cautelari. La presenza dell’aggravante mafiosa fa scattare una presunzione legale (art. 275, comma 3, c.p.p.) di sussistenza di tali esigenze e di adeguatezza della custodia in carcere. Oltre a ciò, il Tribunale aveva motivato il pericolo concreto e attuale di recidiva sulla base dei numerosi precedenti penali, della gravità e spregiudicatezza delle condotte e del contesto criminale di riferimento.

Conclusioni

La sentenza in commento è un’importante conferma dei rigidi paletti che delimitano il giudizio di legittimità in materia di misure cautelari. Per contestare efficacemente un’ordinanza del Tribunale del Riesame in Cassazione, non è sufficiente proporre una ricostruzione alternativa dei fatti; è necessario individuare vizi logici macroscopici o chiare violazioni di legge nella decisione impugnata. In assenza di tali vizi, e a fronte di una motivazione coerente e adeguata del giudice del riesame, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con la conseguenza di confermare la misura restrittiva e condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché proponeva motivi non consentiti in sede di legittimità, ovvero mirava a una nuova valutazione delle prove e dei fatti, compito che spetta ai giudici di merito. Inoltre, le contestazioni sono state ritenute generiche, in quanto non si confrontavano specificamente con le argomentazioni dell’ordinanza impugnata.

Quali prove sono state considerate sufficienti per confermare la misura cautelare per riciclaggio e agevolazione mafiosa?
Il quadro indiziario era basato su dati investigativi come estratti del telefono cellulare attestanti numerosi bonifici, la gestione di società usate per monetizzare denaro del clan, il contenuto di intercettazioni ambientali che dimostravano la preoccupazione di restituire somme al clan e dialoghi relativi all’acquisizione di contanti da immettere nel circuito finanziario tramite operazioni fittizie.

Come è stata giustificata la necessità della custodia in carcere?
La necessità della custodia in carcere è stata giustificata in primo luogo dalla presunzione legale prevista dall’art. 275, comma 3, c.p.p., che si applica in presenza dell’aggravante di agevolazione mafiosa. In aggiunta, sono state considerate la gravità e l’allarme sociale delle condotte, i numerosi precedenti penali del ricorrente, la sua spregiudicatezza e il contesto criminale, elementi che indicavano un concreto e attuale pericolo di recidiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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