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Affidamento terapeutico: richiesta tardiva inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che, dopo aver proposto opposizione contro la concessione dell’affidamento in prova al servizio sociale, aveva chiesto di sostituirlo con l’affidamento terapeutico. La Suprema Corte ha chiarito che il procedimento di opposizione ha un oggetto limitato e non consente di introdurre nuove e diverse istanze di misure alternative.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento Terapeutico: L’Importanza della Tempestività nella Richiesta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 33850/2024, ha ribadito un principio procedurale fondamentale in materia di misure alternative alla detenzione: la richiesta di affidamento terapeutico non può essere introdotta per la prima volta durante il procedimento di opposizione avverso un provvedimento che ha già concesso una diversa misura. Questa decisione sottolinea i rigidi confini procedurali che delimitano l’oggetto del giudizio di opposizione davanti al Tribunale di sorveglianza.

I Fatti del Caso: Dalla Prova Semplice alla Richiesta Terapeutica

Il caso trae origine dalla vicenda di un condannato al quale il Magistrato di sorveglianza aveva concesso in via provvisoria l’affidamento in prova al servizio sociale. Insoddisfatto della misura, il condannato proponeva opposizione al Tribunale di sorveglianza. Successivamente, nelle more della decisione, depositava una memoria integrativa con la quale chiedeva, per la prima volta, la concessione della misura più specifica dell’affidamento terapeutico, prevista per soggetti con problemi di dipendenza, in ragione di circostanze sopravvenute.

Il Tribunale di sorveglianza di Lecce, investito della questione, dichiarava inammissibile la nuova istanza, confermando l’affidamento in prova al servizio sociale. La motivazione del Tribunale era chiara: l’oggetto del procedimento di opposizione è strettamente limitato alla valutazione del provvedimento originario e non può essere ampliato per includere richieste nuove e diverse.

La Decisione della Cassazione e i Limiti del Procedimento

La difesa del condannato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione delle norme relative all’affidamento terapeutico e insistendo per l’annullamento della decisione del Tribunale. Tuttavia, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile per manifesta infondatezza.

La Corte ha confermato l’interpretazione del Tribunale di sorveglianza, specificando che il procedimento di opposizione, disciplinato dall’art. 678, comma 1-ter, del codice di procedura penale, è un giudizio a critica vincolata. Il suo perimetro è definito esclusivamente dal contenuto del provvedimento emesso dal Magistrato di sorveglianza. Non è, quindi, la sede idonea per avanzare istanze che modificano la natura della misura alternativa richiesta.

Le Motivazioni: Perché la Richiesta di Affidamento Terapeutico è Stata Respinta

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa interpretazione delle norme procedurali. La richiesta di affidamento terapeutico era stata avanzata non solo successivamente all’atto di opposizione, ma introduceva un petitum (cioè, un oggetto della domanda) completamente nuovo rispetto alla questione originaria, che verteva unicamente sulla concessione dell’affidamento in prova ordinario.

Il Tribunale, secondo la Cassazione, ha correttamente operato limitando il proprio esame alla legittimità e al merito del provvedimento opposto. Anche una precedente istanza del condannato, menzionata dalla difesa, era focalizzata solo sull’affidamento in prova ai servizi sociali, senza mai menzionare il percorso terapeutico. Introdurre una richiesta di affidamento terapeutico solo in fase di opposizione costituirebbe un’elusione delle corrette procedure per la richiesta di misure alternative, che devono essere formulate in modo chiaro e completo fin dall’inizio.

Conclusioni: L’Importanza della Strategia Processuale

La sentenza in esame offre un’importante lezione pratica: la scelta della misura alternativa e la formulazione dell’istanza iniziale sono passaggi cruciali che determinano l’ambito di ogni successiva discussione giudiziaria. Chi intende beneficiare di una misura specifica, come l’affidamento terapeutico, deve formulare la propria richiesta in modo esplicito e tempestivo, allegando fin da subito tutta la documentazione necessaria a supporto.

Tardare la presentazione di una simile istanza, introducendola solo in sede di opposizione, si traduce in una dichiarazione di inammissibilità, con la conseguenza non solo di perdere l’opportunità di accedere alla misura desiderata, ma anche di essere condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile modificare la richiesta di misura alternativa durante il procedimento di opposizione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’oggetto del procedimento di opposizione è strettamente delimitato dal contenuto del provvedimento originario del Magistrato di sorveglianza. Non è possibile introdurre istanze nuove e di natura diversa, come passare da un affidamento in prova a un affidamento terapeutico.

Perché la richiesta di affidamento terapeutico è stata dichiarata inammissibile?
La richiesta è stata ritenuta inammissibile perché è stata avanzata solo con una memoria depositata dopo l’atto di opposizione, introducendo un tema (l’affidamento terapeutico) che non era oggetto del provvedimento impugnato, il quale riguardava unicamente l’affidamento in prova al servizio sociale.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile in Cassazione?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, in assenza di elementi che escludano la sua colpa, al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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