LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Affidamento in prova: valutazione negativa e ricorso

La Corte di Cassazione ha confermato il diniego di affidamento in prova a un condannato. La decisione si è basata su una condotta recente negativa, includendo evasione e manomissione del braccialetto elettronico, che ha superato in peso una relazione positiva dei servizi sociali. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando l’ampia discrezionalità del Tribunale di Sorveglianza quando la sua valutazione è logicamente motivata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova: Quando il Comportamento Recente Pesa Più di una Relazione Positiva

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta una delle più importanti misure alternative alla detenzione, concepita per favorire il reinserimento sociale del condannato e prevenire la recidiva. Tuttavia, la sua concessione non è automatica, ma è subordinata a una valutazione complessa della personalità del soggetto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come elementi negativi recenti possano prevalere su altri indicatori positivi, come una relazione favorevole dei servizi sociali, orientando la decisione del giudice.

I Fatti del Caso: Una Richiesta Respinta

Il caso esaminato trae origine dal ricorso di un condannato contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Genova, che aveva respinto la sua istanza per l’ammissione all’affidamento in prova. La decisione del Tribunale si fondava su una precedente ordinanza che aveva già messo in luce elementi comportamentali fortemente negativi e recenti.

In particolare, al ricorrente venivano contestati:

* Una condotta di evasione risalente al 2020.
* La manomissione del braccialetto elettronico.
* Un successivo periodo di latitanza, terminato solo nel settembre 2022.

Sulla base di questi elementi, il Tribunale aveva ritenuto necessaria un’ulteriore osservazione del soggetto in ambiente carcerario, giudicando prematura la concessione della misura alternativa. Il condannato, tuttavia, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un illegittimo esercizio del potere giurisdizionale e la mancata considerazione di una relazione positiva redatta dall’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE).

L’Analisi della Cassazione sull’Affidamento in Prova

La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha ribadito i principi consolidati che governano la concessione dell’affidamento in prova. La misura, finalizzata alla rieducazione, richiede un giudizio prognostico favorevole. Tale giudizio deve basarsi non solo sull’assenza di indicatori negativi, ma sulla presenza concreta di elementi positivi che facciano ragionevolmente ritenere un buon esito della prova e un basso rischio di recidiva.

La Corte ha sottolineato che la valutazione del giudice di sorveglianza è ampiamente discrezionale e deve tenere conto di una pluralità di fonti di conoscenza, tra cui:

* La natura e la gravità dei reati commessi.
* I precedenti penali e i carichi pendenti.
* La condotta tenuta durante la detenzione.
* I risultati delle indagini socio-familiari.

In questo contesto, la gravità del reato o la mancanza di un’ammissione di colpa non sono, da sole, ostative alla concessione della misura. È sufficiente che emerga l’avvio di un percorso di revisione critica del proprio passato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto la decisione del Tribunale di Sorveglianza immune da vizi logici o giuridici. I giudici di merito avevano correttamente bilanciato i diversi elementi a loro disposizione. La relazione positiva dell’UEPE, pur essendo un fattore importante, era stata considerata ma ritenuta non sufficiente a superare il peso del comportamento complessivamente negativo e, soprattutto, recente del condannato.

L’evasione, la manomissione del braccialetto e la latitanza sono state interpretate come manifestazioni concrete di inaffidabilità e di mancata adesione al percorso rieducativo. Pertanto, la scelta di negare l’affidamento in prova e di proseguire l’osservazione in carcere è stata giudicata una legittima espressione del potere discrezionale del Tribunale.

Il ricorso è stato quindi qualificato come un mero tentativo di contestare nel merito la valutazione del giudice, senza individuare reali fratture logiche nel ragionamento seguito.

Le Conclusioni: La Discrezionalità del Giudice di Sorveglianza

L’ordinanza riafferma un principio fondamentale: la decisione sull’affidamento in prova si basa su una prognosi futura che è di competenza esclusiva del giudice di merito. Se tale valutazione è sorretta da una motivazione coerente, completa e razionale, non è censurabile in sede di legittimità. Il caso dimostra che, ai fini della concessione delle misure alternative, il percorso di revisione critica del condannato deve essere supportato da comportamenti concreti e recenti che ne dimostrino la sincerità. Condotte gravi e recenti che vanno in direzione opposta possono legittimamente portare a un giudizio prognostico negativo, rendendo inammissibile la richiesta.

Una relazione positiva dei servizi sociali (UEPE) garantisce l’affidamento in prova?
No, la relazione è solo uno degli elementi di valutazione. Il giudice deve considerare tutti gli aspetti della personalità e del comportamento del condannato, e un comportamento recente gravemente negativo può portare al rigetto dell’istanza nonostante la relazione positiva.

Quali elementi negativi possono portare al rigetto dell’affidamento in prova?
Elementi come l’evasione, la manomissione di dispositivi di controllo come il braccialetto elettronico e la latitanza, specialmente se avvenuti in epoca recente, sono considerati indicatori negativi molto forti che possono giustificare il diniego della misura.

Il ricorso in Cassazione può riesaminare la valutazione del giudice di sorveglianza?
Il ricorso in Cassazione può contestare solo vizi di legittimità, come la mancanza o l’illogicità della motivazione. Non può sostituire la valutazione di merito del Tribunale di Sorveglianza se questa è basata su argomentazioni coerenti e razionali, come accaduto in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati