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Affidamento in prova: si può ottenere senza lavoro?

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava l’affidamento in prova a un uomo di 71 anni perché privo di un’occupazione lavorativa. La Corte ha stabilito che l’assenza di lavoro non è un ostacolo automatico, specialmente per un pensionato. Il giudice deve infatti considerare alternative come il volontariato e valutare complessivamente la situazione del condannato, inclusi l’età, i precedenti e la documentazione presentata, elementi che il tribunale di merito aveva illegittimamente ignorato.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova: la Cassazione Conferma che si può Ottenere anche Senza Lavoro

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta una delle più importanti misure alternative alla detenzione, finalizzata al reinserimento sociale del condannato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’assenza di un’attività lavorativa stabile non può essere, da sola, un motivo sufficiente per negare l’accesso a questa misura. La pronuncia analizza il caso di un uomo di 71 anni, pensionato, a cui era stata negata la misura proprio per la mancanza di un impiego, offrendo chiarimenti cruciali sulla valutazione che il giudice deve compiere.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Sorveglianza di Torino aveva respinto la richiesta di affidamento in prova presentata da un uomo di 71 anni, condannato a scontare una pena di due anni per reati commessi nel 2013. La motivazione principale del diniego risiedeva nell’assenza di una stabile attività lavorativa. Il Tribunale, pur concedendo la misura subordinata della detenzione domiciliare, riteneva che la mancanza di un lavoro, unita a precedenti penali risalenti nel tempo, non fornisse garanzie sufficienti per un percorso di reinserimento.

Il condannato, attraverso il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando tre vizi principali nella decisione del Tribunale:

1. Violazione di legge: L’assenza di lavoro non può essere considerata una condizione ostativa, poiché può essere sostituita da attività di volontariato o di pubblica utilità. Inoltre, per un soggetto di 71 anni e percettore di pensione, non è esigibile lo svolgimento di un’attività lavorativa.
2. Vizio di motivazione: Il Tribunale aveva completamente omesso di considerare la documentazione prodotta dalla difesa, tra cui una lettera di assunzione a tempo indeterminato e la prova di aver reperito un’attività di volontariato.
3. Ulteriore vizio di motivazione: La decisione non aveva tenuto conto di elementi favorevoli cruciali, come l’età avanzata del condannato, l’epoca remota dei fatti, l’assenza di pendenze penali attuali e la valutazione di scarsa capacità delinquenziale emersa nella sentenza di condanna.

La Decisione della Cassazione sull’Affidamento in Prova

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza e rinviando il caso per un nuovo esame. La Suprema Corte ha ritenuto fondati tutti e tre i motivi di doglianza, censurando l’approccio restrittivo e formalistico del giudice di merito.

L’Assenza di Lavoro non è un Ostacolo Assoluto

Il punto centrale della decisione è che la mancanza di un impiego non può precludere l’accesso all’affidamento in prova. La Corte ha richiamato sia la giurisprudenza consolidata sia le recenti modifiche legislative (L. 112/2024), che consentono espressamente di sostituire l’attività lavorativa con un idoneo servizio di volontariato o di pubblica utilità, anche non retribuito. Fondare il rigetto su questo unico elemento, soprattutto nel caso di un pensionato, è stato ritenuto un errore di diritto.

L’Obbligo di Valutare Tutti gli Elementi

La Cassazione ha inoltre evidenziato un grave vulnus motivazionale nell’ordinanza impugnata. Il Tribunale di Sorveglianza ha il dovere di esaminare tutta la documentazione prodotta dalle parti. Aver ignorato la lettera di assunzione e la disponibilità a svolgere volontariato ha privato la decisione di una base logica solida, poiché tali elementi avrebbero potuto influenzare significativamente il giudizio prognostico sulla rieducazione del condannato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte Suprema ha articolato il suo ragionamento su tre pilastri. In primo luogo, ha riaffermato che il giudizio per la concessione di una misura alternativa deve essere basato su una valutazione complessiva e non su singoli elementi negativi. L’assenza di lavoro è un dato da considerare, ma non può diventare una condicio sine qua non per l’accesso alla misura.

In secondo luogo, il mancato esame della documentazione difensiva costituisce una violazione del dovere di motivazione del giudice. Il Tribunale avrebbe dovuto vagliare l’offerta di lavoro e l’attività di volontariato, anche solo per ritenerle non idonee, ma non poteva semplicemente ignorarle. Questa omissione rende la motivazione apparente e, quindi, nulla.

Infine, la Corte ha sottolineato l’importanza di considerare elementi positivi come l’età avanzata, la risalenza nel tempo del reato e l’assenza di recenti pendenze penali. Questi fattori sono indici importanti per formulare un giudizio prognostico favorevole circa il pericolo di recidiva e la concreta possibilità di reinserimento sociale, aspetti che il Tribunale di Sorveglianza aveva trascurato.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio di civiltà giuridica: la valutazione per l’affidamento in prova deve essere personalizzata e guardare alla sostanza del percorso rieducativo. Si abbandona una visione rigida e burocratica, che legava indissolubilmente il reinserimento sociale al solo lavoro retribuito. La decisione chiarisce che il volontariato, l’età e la condotta complessiva del soggetto sono elementi altrettanto validi per fondare un giudizio prognostico positivo. Per i professionisti del diritto e per i cittadini, questo significa che le possibilità di accedere a misure alternative non dipendono da requisiti formali, ma da un’analisi concreta e completa della persona e del suo potenziale di riscatto sociale.

L’assenza di un lavoro impedisce di ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’assenza di un’attività lavorativa non è un ostacolo insuperabile. Può essere sostituita da un idoneo servizio di volontariato o da attività di pubblica utilità, e non è comunque esigibile per soggetti pensionati.

Il giudice deve considerare tutti i documenti presentati dalla difesa per decidere sull’affidamento in prova?
Sì. La Corte ha stabilito che l’omissione della valutazione di documenti rilevanti, come una lettera di assunzione o la prova di un’attività di volontariato, costituisce un grave vizio di motivazione che può portare all’annullamento della decisione.

Quali altri elementi, oltre al lavoro, sono importanti per la concessione dell’affidamento in prova?
Sono molto importanti l’età avanzata del condannato, il lungo tempo trascorso dalla commissione del reato, l’assenza di pendenze penali recenti e la valutazione della capacità a delinquere emersa nella sentenza di condanna. Il giudice deve compiere una valutazione complessiva di tutti questi fattori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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