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Affidamento in prova: quando è inefficace?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato la cui misura di affidamento in prova al servizio sociale era stata revocata. La Corte ha stabilito che la misura non può avere effetto se l’interessato non sottoscrive il verbale di accettazione delle prescrizioni entro dieci giorni dalla notifica del provvedimento. La firma è un requisito indispensabile per l’inizio della prova, e la sua assenza ne determina l’inefficacia, senza che possano essere addotte giustificazioni generiche.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova: La Firma che Fa la Differenza

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta una delle più importanti misure alternative alla detenzione, offrendo al condannato un percorso di reinserimento sociale al di fuori del carcere. Tuttavia, la sua concessione è solo il primo passo di un iter che richiede precisi adempimenti formali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: senza la sottoscrizione del verbale di accettazione, la misura è inefficace. Analizziamo il caso e le implicazioni di questa decisione.

Il Caso: Una Misura Concessa ma Mai Iniziata

Al centro della vicenda vi è un uomo a cui il Tribunale di Sorveglianza aveva concesso l’affidamento in prova. Nonostante la notifica del provvedimento, avvenuta il 9 maggio 2023, l’interessato non si era mai presentato presso l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (U.E.P.E.) per sottoscrivere il verbale contenente le prescrizioni da seguire.

A distanza di mesi, il Tribunale di Sorveglianza, rilevando la mancata formalizzazione dell’accettazione, ha dichiarato l’inefficacia dell’ordinanza. La difesa del condannato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando presunti errori nell’individuazione del domicilio e del luogo di esecuzione della misura e contestando l’automatismo con cui era stata dichiarata l’inefficacia, sostenendo che non si poteva desumere una volontà di violare le prescrizioni dalla sola mancata presentazione.

La Decisione della Cassazione sull’Affidamento in Prova

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile perché manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito che la normativa in materia è inequivocabile e non lascia spazio a interpretazioni.

L’Importanza della Sottoscrizione del Verbale

Il punto cruciale della decisione risiede nell’interpretazione combinata dell’art. 47 dell’Ordinamento Penitenziario e dell’art. 97 del relativo Regolamento di esecuzione (D.P.R. 230/2000). La legge stabilisce che l’ordinanza di affidamento in prova ha effetto solo se l’interessato sottoscrive l’apposito verbale, impegnandosi a rispettare le prescrizioni.

Se il condannato è libero, come nel caso di specie, ha l’obbligo di presentarsi entro dieci giorni dalla notifica del provvedimento presso il centro di servizio sociale competente per adempiere a tale formalità. La firma del verbale segna l’inizio effettivo della misura alternativa.

La normativa come presupposto di efficacia per l’affidamento in prova

La Corte ha sottolineato che la sottoscrizione non è un mero atto burocratico, ma un presupposto giuridico per l’efficacia stessa della misura. La sua assenza impedisce che il percorso di prova abbia inizio. Di fronte alla prova incontrovertibile della notifica dell’ordinanza, la prolungata inerzia del condannato è stata ritenuta sufficiente per giustificare la declaratoria di inefficacia da parte del Tribunale di Sorveglianza.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa della legge. I giudici hanno spiegato che le lamentele della difesa riguardo a presunti errori nell’indicazione del domicilio erano generiche e non supportate da prove concrete. L’elemento decisivo e documentato era l’avvenuta notifica del provvedimento. Da quel momento, scattava l’onere per il condannato di attivarsi entro il termine perentorio di dieci giorni. La mancata presentazione non è stata considerata una semplice negligenza, ma un’omissione che impedisce la costituzione del rapporto esecutivo. L’automatismo criticato dalla difesa è, in realtà, una diretta conseguenza del dettato normativo, che subordina l’efficacia dell’affidamento a un atto di volontà esplicito e formale: la firma del verbale.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: i benefici, come le misure alternative alla detenzione, sono legati a doveri precisi. Chi ottiene l’affidamento in prova deve dimostrare da subito la propria adesione al percorso di reinserimento, a partire dal primo e fondamentale atto di accettazione formale. L’inerzia e il mancato rispetto delle scadenze procedurali non possono essere giustificati e comportano, come conseguenza inevitabile, la perdita del beneficio concesso. La decisione serve da monito sull’importanza di adempiere con diligenza a tutti gli obblighi previsti dalla legge per poter usufruire delle alternative al carcere.

Quando diventa efficace un’ordinanza di affidamento in prova?
L’ordinanza ha effetto solo dopo che l’interessato sottoscrive il verbale di accettazione delle prescrizioni, impegnandosi a rispettarle.

Cosa deve fare il condannato in stato di libertà una volta ricevuta la notifica della concessione della misura?
Deve presentarsi entro dieci giorni dalla notifica presso il centro di servizio sociale competente per sottoscrivere il verbale di accettazione e dare inizio all’esecuzione della prova.

La mancata firma del verbale di accettazione rende automaticamente inefficace la misura?
Sì. Secondo la Corte, la sottoscrizione è un presupposto giuridico indispensabile. La sua omissione, a seguito di una regolare notifica, determina l’inefficacia del provvedimento di affidamento, poiché impedisce l’inizio stesso della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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