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Affidamento in prova: percorso rieducativo incompleto

La Corte di Cassazione ha confermato il diniego dell’affidamento in prova a un detenuto. La decisione si basa sulla valutazione di un percorso rieducativo ancora incompleto, nonostante una relazione positiva per una misura meno favorevole come la semilibertà. La Corte ha ribadito che per l’affidamento in prova è necessaria una revisione critica completa e la presenza di elementi positivi che prevengano la recidiva.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in prova: percorso rieducativo incompleto

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento per favorire il reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, la sua concessione non è automatica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 46802/2024) chiarisce che un percorso di revisione critica incompleto, anche in presenza di pareri positivi per misure meno ampie, osta alla concessione del beneficio. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un condannato, con fine pena previsto per il 2028, presentava istanza al Tribunale di sorveglianza per ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale. Il Tribunale rigettava la richiesta, ritenendo insussistenti i presupposti per la concessione della misura.

Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che il Tribunale non avesse adeguatamente considerato l’evoluzione positiva della sua personalità e il percorso rieducativo intrapreso. A sostegno della sua tesi, portava una relazione comportamentale redatta dal responsabile dell’area educativa del carcere, in cui si valutava positivamente la possibilità di concedergli la semilibertà, una misura comunque più restrittiva rispetto all’affidamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale di sorveglianza. Secondo gli Ermellini, il rigetto dell’istanza si basava su un giudizio prognostico corretto e ben motivato, che evidenziava un percorso di revisione critica del proprio passato criminale ancora incompleto. La valutazione positiva per la semilibertà non era sufficiente a giustificare la concessione di una misura più ampia e con maggiori responsabilità come l’affidamento in prova.

Le Motivazioni: l’importanza di un percorso rieducativo completo per l’affidamento in prova

La sentenza ruota attorno alla necessità di una valutazione approfondita e completa del percorso del condannato, in linea con i principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.

Il Principio della Progressione Trattamentale

La Corte ribadisce l’importanza del principio di progressione trattamentale. Il percorso rieducativo di un detenuto deve essere graduale. L’affidamento in prova rappresenta un punto di arrivo significativo, che presuppone un livello di maturazione e di revisione critica del proprio vissuto criminale già consolidato. Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto che il percorso del ricorrente, seppur positivo, fosse ancora in una fase intermedia, non sufficientemente avanzata per la misura richiesta. La relazione che ipotizzava la semilibertà, infatti, confermava indirettamente questa incompletezza, essendo la semilibertà una misura con connotazioni afflittive maggiori.

Valutazione della Personalità e Rischio di Recidiva

Per concedere l’affidamento in prova, il giudice non deve limitarsi a verificare l’assenza di comportamenti negativi durante la detenzione. È indispensabile, come sottolinea la Corte, accertare la presenza di elementi positivi concreti. Questi elementi devono consentire un giudizio prognostico favorevole, ovvero una previsione fondata che il condannato, una volta ammesso alla misura, non commetterà altri reati. La valutazione deve quindi riguardare la condotta serbata, i comportamenti attuali e la capacità di prevenire il pericolo di recidiva. Un percorso rieducativo incompleto non offre queste garanzie.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione in esame offre un importante spunto di riflessione: la concessione delle misure alternative, in particolare dell’affidamento in prova, non è un automatismo legato al mero decorso del tempo o a una generica ‘buona condotta’. È il risultato di un’attenta valutazione giudiziale che pone al centro la maturità del percorso di revisione critica del condannato. La sentenza conferma che, per beneficiare di ampi spazi di libertà, è necessario dimostrare un cambiamento interiore profondo e consolidato, tale da fondare un solido giudizio prognostico positivo sul futuro reinserimento nella società e sulla prevenzione della recidiva.

Una relazione positiva che suggerisce la semilibertà è sufficiente per ottenere l’affidamento in prova?
No. Secondo la Corte, una valutazione favorevole per una misura più restrittiva come la semilibertà non implica automaticamente che sussistano i presupposti per la concessione dell’affidamento in prova, che richiede un percorso di revisione critica più avanzato e completo.

Cosa valuta il giudice per concedere l’affidamento in prova?
Il giudice compie un giudizio prognostico sulla personalità del condannato. Non si limita a verificare l’assenza di elementi negativi, ma deve accertare la presenza di elementi positivi concreti che indichino un buon esito della prova e un’effettiva prevenzione del pericolo di commettere nuovi reati.

Cosa si intende per percorso di revisione critica ‘incompleto’?
Si intende un processo di rieducazione e riflessione critica sul proprio passato criminale che, sebbene avviato e con aspetti positivi, non è ancora giunto a un livello di maturazione tale da garantire un reinserimento sociale sicuro e da escludere il rischio di recidiva, come richiesto per la misura dell’affidamento in prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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