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Affidamento in prova: notifica e firma delle condizioni

La Corte di Cassazione ha confermato la revoca della misura dell’affidamento in prova a un condannato che non aveva sottoscritto il verbale con le prescrizioni entro i termini previsti. L’interessato si era giustificato sostenendo di non essere stato informato dalla moglie, che aveva ricevuto la notifica, a causa di dissidi familiari. La Corte ha ritenuto la notifica valida e la giustificazione non sufficiente, dichiarando inefficace la misura alternativa per la grave e ingiustificata inerzia del condannato.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova: Quando la Mancata Firma delle Prescrizioni ne Causa l’Inefficacia

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta una delle più importanti misure alternative alla detenzione, finalizzata al reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, l’accesso a questo beneficio non è automatico e richiede il rispetto di precisi oneri procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 1292/2024) chiarisce le gravi conseguenze derivanti dalla mancata sottoscrizione del verbale di prescrizioni, anche quando il condannato adduce problematiche familiari come giustificazione.

I Fatti del Caso

Al centro della vicenda vi è un uomo al quale il Tribunale di Sorveglianza aveva concesso la misura alternativa dell’affidamento in prova. Il provvedimento di ammissione gli era stato regolarmente notificato in data 2 novembre 2021. Tuttavia, il condannato sottoscriveva il verbale contenente le prescrizioni da rispettare solo il 29 agosto 2022, ovvero quasi dieci mesi dopo e ben oltre i termini previsti dalla legge.

A causa di questo notevole ritardo, il Tribunale di Sorveglianza dichiarava l’inefficacia dell’ordinanza, di fatto revocando la misura alternativa concessa. L’uomo decideva quindi di ricorrere in Cassazione per contestare tale decisione.

La Difesa e il Ricorso in Cassazione

L’interessato, tramite il suo difensore, ha basato il suo ricorso su un’unica argomentazione: la notifica del provvedimento era stata ricevuta dalla moglie, con la quale all’epoca esistevano forti dissidi. A suo dire, la consorte non lo avrebbe mai informato dell’atto ricevuto. Sosteneva, inoltre, di aver provveduto a ritirare personalmente l’ordinanza e a sottoscrivere le prescrizioni non appena ne era venuto a conoscenza, dimostrando così la sua volontà di adempiere.

Secondo la difesa, questa circostanza avrebbe dovuto escludere la sua responsabilità per il ritardo, impedendo la dichiarazione di inefficacia della misura.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sull’Affidamento in Prova

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la decisione del Tribunale di Sorveglianza. Le motivazioni della Corte si fondano su principi chiari in materia di notifiche e di responsabilità del condannato.

In primo luogo, i giudici hanno stabilito che la notifica effettuata il 2 novembre 2021 era da considerarsi pienamente valida e regolare. L’affermazione del ricorrente, secondo cui la moglie non lo avrebbe avvisato a causa di problemi personali, è stata giudicata una mera asserzione, non supportata da alcuna prova e, in ogni caso, non idonea a configurare un caso di forza maggiore. La legge presume che una notifica consegnata a un familiare convivente giunga a conoscenza del destinatario, ed è onere di quest’ultimo dimostrare il contrario con prove concrete e oggettive, non con semplici dichiarazioni.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che la sottoscrizione del verbale di prescrizioni è l’atto che segna l’inizio effettivo della misura dell’affidamento in prova. Il ritardo di quasi dieci mesi è stato considerato una grave inerzia, incompatibile con la volontà del condannato di sottoporsi al programma di trattamento. La legge prevede termini stringenti proprio per garantire la tempestiva presa in carico da parte dei servizi sociali e l’immediato inizio del percorso rieducativo.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale: il condannato ammesso a una misura alternativa ha l’onere di attivarsi diligentemente per rispettare tutti gli adempimenti procedurali richiesti. Eventuali problemi familiari o negligenze personali non possono essere invocati come causa di forza maggiore per giustificare ritardi significativi. La validità della notifica e il rispetto dei termini per la sottoscrizione delle prescrizioni sono requisiti essenziali per l’efficacia dell’affidamento in prova. In assenza di tali adempimenti, la misura alternativa viene legittimamente revocata, con la conseguenza che il condannato dovrà scontare la pena in regime detentivo.

Cosa succede se un condannato non firma in tempo il verbale con le prescrizioni per l’affidamento in prova?
La misura alternativa viene dichiarata inefficace, cioè revocata. Il condannato perde il beneficio e dovrà scontare la pena secondo le modalità ordinarie, generalmente in detenzione.

Una notifica ricevuta da un familiare è valida anche se il destinatario sostiene di non essere stato informato?
Sì, la notifica è considerata valida. Secondo la sentenza, spetta al destinatario dimostrare con prove concrete, e non con semplici affermazioni, di non aver potuto ricevere l’atto per cause eccezionali e imprevedibili (forza maggiore).

I problemi familiari, come i litigi con il coniuge, possono essere considerati una causa di forza maggiore per giustificare un ritardo?
No. La Corte ha chiarito che i dissidi familiari non costituiscono una causa di forza maggiore che possa giustificare l’inadempimento degli obblighi procedurali, come la tempestiva sottoscrizione delle prescrizioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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