LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Affidamento in prova: no se c’è rischio di recidiva

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un condannato contro il diniego dell’affidamento in prova. La decisione si fonda sulla valutazione del Tribunale di Sorveglianza, che ha ritenuto concreto il rischio di recidiva. Elementi decisivi sono stati i reati pregressi, alcuni commessi ai danni della madre con cui il ricorrente intendeva risiedere, le pendenze penali e un percorso di reinserimento lavorativo instabile, tutti indicatori di un processo di emenda non ancora sufficientemente avviato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova: Quando il Rischio di Recidiva Prevale sul Percorso di Reinserimento

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento per favorire la risocializzazione del condannato, in linea con il principio costituzionale della finalità rieducativa della pena. Tuttavia, la sua concessione non è automatica, ma subordinata a una valutazione prognostica positiva da parte del giudice. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio dei criteri che guidano questa difficile decisione, sottolineando come un concreto rischio di recidiva possa precludere l’accesso a questa misura alternativa.

Il Fatto: La Richiesta di Misura Alternativa

Il caso in esame riguarda un uomo condannato per diversi reati, alcuni dei quali commessi ai danni della propria madre. Dopo la condanna, egli ha presentato istanza al Tribunale di Sorveglianza per ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale, indicando come domicilio proprio l’abitazione della madre.

Il Tribunale di Sorveglianza ha respinto la richiesta. La decisione si basava su una valutazione complessiva della personalità del soggetto, che teneva conto non solo dei reati per cui era stato condannato, ma anche di ulteriori pendenze per lesioni e riciclaggio. Inoltre, il Tribunale ha considerato negativamente sia la scelta di risiedere con una delle vittime dei suoi reati, sia l’andamento altalenante delle sue recenti esperienze lavorative, interpretato come un segnale di una volontà di reinserimento sociale non ancora sufficientemente solida.

La Decisione della Corte di Cassazione

Contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza, il condannato ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la valutazione del giudice di merito.

La Cassazione ha ribadito che il giudizio sull’ammissione all’affidamento in prova si basa sull’osservazione dell’evoluzione della personalità del condannato successivamente al reato. Lo scopo è valutare se la misura possa contribuire efficacemente alla risocializzazione, prevenendo il pericolo che il soggetto commetta nuovi reati. La Corte ha ritenuto che la decisione del Tribunale fosse logica, coerente e ben ancorata ai fatti emersi, e che le argomentazioni del ricorrente non fossero altro che un tentativo di rimettere in discussione il merito della valutazione, senza evidenziare vizi logici o giuridici.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni alla base del diniego si concentrano sul concetto di “processo di emenda”. La giurisprudenza consolidata, richiamata nell’ordinanza, stabilisce che per concedere l’affidamento in prova non è necessario un ravvedimento già completato, ma è indispensabile che un serio processo di revisione critica del proprio passato criminale sia quantomeno avviato in modo significativo.

Nel caso specifico, diversi elementi hanno portato il giudice a concludere per l’insussistenza di tale presupposto:

1. Rischio per la vittima: La proposta di coabitazione con la madre, già vittima di reati, è stata vista come un fattore di rischio inaccettabile, che avrebbe esposto la donna a possibili nuove vessazioni.
2. Instabilità lavorativa: L’esito altalenante delle esperienze lavorative è stato interpretato come mancanza di una determinazione forte e costante nel perseguire un reinserimento sociale stabile.
3. Pericolo di recidiva: La combinazione dei reati commessi, delle pendenze giudiziarie e della mancanza di un credibile percorso di cambiamento ha convinto i giudici che il rischio di commettere nuovi reati fosse ancora concreto e attuale.

La Corte ha quindi concluso che il ragionamento del Tribunale di Sorveglianza, incentrato sull’omesso avvio di un effettivo e credibile processo di emenda, fosse immune da censure.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale in materia di esecuzione penale: le misure alternative alla detenzione, e in particolare l’affidamento in prova, non sono un diritto automatico del condannato, ma una possibilità legata a un giudizio prognostico favorevole. La valutazione del giudice deve essere rigorosa e basata su elementi concreti che dimostrino un cambiamento tangibile nella personalità e nelle prospettive di vita del condannato.

L’insegnamento pratico è che la semplice manifestazione di buone intenzioni o sforzi parziali non sono sufficienti se permangono elementi oggettivi che indicano un elevato rischio di recidiva. La tutela della collettività e la prevenzione di nuovi reati rimangono un pilastro fondamentale che deve bilanciare la finalità rieducativa della pena.

Qual è la condizione principale per ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale?
La condizione fondamentale è che il giudice, sulla base dell’osservazione della personalità e della condotta del condannato dopo il reato, formuli una prognosi positiva. Deve cioè ritenere che la misura, anche con le opportune prescrizioni, possa contribuire alla rieducazione del soggetto e prevenire il pericolo che commetta altri reati.

Per ottenere l’affidamento in prova è necessario dimostrare un pentimento completo e definitivo?
No, l’ordinanza chiarisce che non è richiesto un ravvedimento già conseguito (come per la liberazione condizionale). Tuttavia, è indispensabile che sia stato avviato in modo significativo un “processo di emenda”, ovvero un percorso credibile di cambiamento e revisione critica del proprio passato criminale.

Perché la proposta del condannato di vivere con la madre è stata valutata negativamente?
È stata valutata negativamente perché la madre era stata vittima di alcuni dei reati commessi dal figlio. Il Tribunale ha ritenuto che permettere la coabitazione avrebbe esposto la donna al rischio concreto di subire nuove vessazioni, una situazione incompatibile con la finalità della misura, che è anche quella di prevenire la commissione di nuovi reati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati