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Affidamento in prova negato per tentato omicidio

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale di Sorveglianza di negare l’affidamento in prova al servizio sociale e la detenzione domiciliare a un uomo condannato per tentato omicidio ai danni del figlio. Il ricorso è stato rigettato, sottolineando la gravità del reato come ostacolo alla concessione di misure alternative, nonostante un residuo pena di quattro anni.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova Negato: La Cassazione Conferma la Linea Dura per Reati Gravi

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un caso delicato riguardante la concessione di misure alternative alla detenzione per reati di eccezionale gravità. La decisione conferma il rigetto della richiesta di affidamento in prova e di detenzione domiciliare per un individuo condannato per il tentato omicidio del proprio figlio. Questa pronuncia ribadisce come la natura del reato commesso giochi un ruolo cruciale nella valutazione del percorso rieducativo del condannato.

I Fatti del Caso

Il ricorrente stava scontando una pena di dieci anni di reclusione per il grave reato di tentato omicidio commesso ai danni del figlio. Con un residuo pena di quattro anni, aveva presentato al Tribunale di Sorveglianza di Milano un’istanza per poter accedere a misure alternative alla detenzione carceraria, specificamente l’affidamento in prova al servizio sociale e la detenzione domiciliare.

Il Tribunale di Sorveglianza, tuttavia, aveva respinto tali richieste. Avverso questa decisione, il condannato ha proposto ricorso per Cassazione, portando il caso all’attenzione della Suprema Corte.

La Decisione della Corte e il Diniego dell’Affidamento in Prova

La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando in toto la decisione del giudice di merito. La Suprema Corte, agendo come giudice di legittimità, non riesamina i fatti, ma valuta se la decisione impugnata sia esente da vizi di legge. In questo caso, ha ritenuto che la valutazione del Tribunale di Sorveglianza fosse corretta e adeguatamente motivata.

La conseguenza diretta del rigetto è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, soprattutto, la conferma della sua permanenza in regime di detenzione ordinaria. La decisione sottolinea che, anche a fronte di un residuo pena che rientrerebbe nei limiti per l’accesso ai benefici, la gravità del reato e le circostanze specifiche del fatto possono costituire un ostacolo insormontabile.

Le Motivazioni

Sebbene la sentenza in esame sia molto sintetica, le motivazioni sottese alla decisione del Tribunale di Sorveglianza, e implicitamente avallate dalla Cassazione, risiedono con ogni probabilità nella valutazione della pericolosità sociale del soggetto e nell’adeguatezza del percorso rieducativo. Il tentato omicidio, specialmente se commesso all’interno del nucleo familiare, è un reato che rivela una profonda conflittualità e un alto grado di violenza. I giudici di sorveglianza devono compiere un giudizio prognostico complesso, valutando se il percorso trattamentale svolto in carcere sia stato sufficiente a neutralizzare i fattori che hanno portato al delitto. Evidentemente, in questo caso, il Tribunale ha ritenuto che il condannato non offrisse ancora sufficienti garanzie di affidabilità e che un suo reinserimento nella società attraverso misure alternative fosse prematuro e potenzialmente rischioso.

Conclusioni

Questa pronuncia della Corte di Cassazione serve da monito: l’accesso a misure come l’affidamento in prova non è un diritto automatico, ma una concessione subordinata a una rigorosa valutazione discrezionale del giudice. La gravità del titolo di reato, la personalità del condannato e il rischio di recidiva sono elementi centrali in questo giudizio. Per i crimini più gravi, che offendono beni primari come la vita e l’incolumità personale, il percorso verso il reinserimento sociale attraverso benefici penitenziari è necessariamente più arduo e richiede prove concrete di un profondo e consolidato cambiamento interiore.

Quali misure alternative alla detenzione sono state richieste nel caso di specie?
Nel caso esaminato, il condannato aveva richiesto di essere ammesso all’affidamento in prova al servizio sociale e alla detenzione domiciliare per scontare il suo residuo pena di quattro anni.

Per quale motivo il Tribunale di Sorveglianza ha rigettato le istanze?
Il Tribunale ha rigettato le istanze a causa della gravità del reato commesso, ovvero tentato omicidio ai danni del proprio figlio. Questa valutazione è stata ritenuta corretta dalla Corte di Cassazione, che ha confermato la decisione.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del condannato, confermando la decisione del Tribunale di Sorveglianza. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali, negando l’accesso alle misure alternative richieste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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