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Affidamento in prova: la gradualità è decisiva

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un detenuto contro il diniego di affidamento in prova. La Corte ha ritenuto logica la decisione del Tribunale di Sorveglianza, che ha sottolineato la necessità di un percorso graduale, attendendo l’esito di misure minori come i permessi premio prima di concedere una misura alternativa più ampia, data anche la pendenza di un altro processo a carico del richiedente.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova: Quando la Gradualità del Percorso è Più Importante della Sola Buona Condotta

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta uno degli strumenti più importanti per il reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, la sua concessione non è automatica e dipende da una valutazione complessa da parte del Tribunale di Sorveglianza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: il percorso di rieducazione deve essere graduale. Prima di concedere una misura così significativa, il giudice può legittimamente attendere l’esito di benefici minori, come i permessi premio, per testare l’affidabilità del detenuto.

I Fatti del Caso

Un detenuto si era visto respingere dal Tribunale di Sorveglianza di Roma la richiesta di ammissione all’affidamento in prova al servizio sociale. Contro questa decisione, il suo difensore ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una presunta violazione dell’art. 47 dell’Ordinamento Penitenziario. Secondo la difesa, la decisione del Tribunale era ingiusta e basata su una lettura errata degli elementi a disposizione.

La Valutazione del Tribunale di Sorveglianza

Il Tribunale di Sorveglianza aveva fondato il proprio diniego su due elementi principali. In primo luogo, l’assenza di una reale revisione critica da parte del condannato rispetto ai reati commessi. In secondo luogo, la pendenza di un altro procedimento penale a suo carico per rapina, un fattore che inevitabilmente incide sulla valutazione della sua attuale pericolosità sociale. Inoltre, il programma trattamentale presentato faceva riferimento a benefici come il lavoro esterno e i permessi premio, dei quali però il detenuto non aveva ancora usufruito. Per il Tribunale, era prematuro concedere una misura ampia come l’affidamento senza prima aver verificato la risposta del soggetto a benefici più contenuti.

L’Importanza dell’Affidamento in Prova nel Contesto della Gradualità

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il ricorso, ha stabilito che la decisione del Tribunale di Sorveglianza non era né illogica né contraddittoria. Al contrario, si basava sul corretto principio della ‘progressività e gradualità del trattamento’. Questo principio implica che il percorso di reinserimento del condannato debba avvenire per tappe successive. Prima di concedere l’affidamento in prova, che comporta un elevato grado di fiducia, è ragionevole che il giudice voglia osservare il comportamento del detenuto durante la fruizione di benefici minori, come i permessi premio. Questi ultimi fungono da ‘banco di prova’ per verificare l’attitudine del soggetto a rispettare le prescrizioni e a gestire la libertà in modo responsabile.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, evidenziando come esso non sollevasse una vera e propria questione di violazione di legge, ma tentasse piuttosto di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. La motivazione del Tribunale di Sorveglianza è stata giudicata pienamente legittima. È facoltà del giudice, pur in presenza di elementi positivi nel comportamento del detenuto, ritenere necessario un ulteriore periodo di osservazione e il superamento di ‘esperimenti premiali’ per saggiare la reale affidabilità del condannato. La decisione di attendere l’esito dei permessi premio prima di valutare la concessione della misura alternativa risponde a un’esigenza di prudenza e si inserisce perfettamente nell’ottica di un trattamento penitenziario progressivo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine dell’esecuzione penale: il percorso verso la libertà è un cammino graduale. La concessione di misure alternative come l’affidamento in prova non è un diritto automatico che scaturisce dalla semplice buona condotta, ma il risultato di una valutazione ponderata che tiene conto di tutti gli elementi, inclusa la capacità del condannato di dimostrare affidabilità attraverso tappe intermedie. Per i condannati e i loro difensori, ciò significa che la strategia deve puntare a costruire un percorso di trattamento credibile e progressivo, dimostrando con i fatti, a partire dai benefici più piccoli, di meritare una fiducia sempre maggiore.

Perché può essere negato l’affidamento in prova anche se un detenuto mostra elementi positivi nel suo comportamento?
Perché il giudice può ritenere necessario un ulteriore periodo di osservazione e la positiva riuscita di benefici minori, come i permessi premio, per verificare la concreta attitudine del soggetto ad adeguarsi alle prescrizioni. Questo si basa sul principio di gradualità del trattamento penitenziario.

Cosa significa il principio di ‘progressività e gradualità’ del trattamento?
Significa che il percorso di reinserimento del condannato deve avvenire per tappe. Il sistema prevede che si passi da misure più contenute (es. permessi premio) a misure più ampie (es. affidamento in prova) in modo graduale, solo dopo aver verificato il successo e l’affidabilità del detenuto nei passaggi precedenti.

È possibile fare ricorso in Cassazione per contestare la valutazione dei fatti compiuta dal Tribunale di Sorveglianza?
No, il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per sollecitare una semplice rilettura o una diversa interpretazione degli elementi di fatto. La Corte può solo verificare se la motivazione della decisione impugnata sia manifestamente illogica, contraddittoria o basata su una violazione di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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