Affidamento in Prova: Non Basta Iniziare un Percorso, Serve un Giudizio di Piena Idoneità
L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta una delle più importanti misure alternative alla detenzione, offrendo al condannato la possibilità di un reinserimento sociale effettivo. Tuttavia, la sua concessione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che per ottenere il beneficio non è sufficiente aver intrapreso un percorso di revisione critica, ma è necessario un giudizio complessivo di idoneità della misura al raggiungimento della completa rieducazione. Analizziamo insieme questa importante decisione.
I Fatti di Causa
Il caso nasce dalla richiesta di un uomo, condannato a una pena di tre anni e quattro mesi di reclusione per il trasporto di un ingente quantitativo di marijuana. L’interessato aveva presentato istanza al Tribunale di Sorveglianza per ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale, al fine di scontare la pena al di fuori del carcere.
Il Tribunale di Sorveglianza, tuttavia, rigettava la richiesta. Avverso tale decisione, i difensori del condannato proponevano ricorso per Cassazione, lamentando una presunta mancanza, contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione del provvedimento.
La Valutazione sull’Affidamento in Prova del Giudice di Merito
Secondo la Suprema Corte, il motivo del ricorso era manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno ricordato un principio consolidato: la valutazione sulla concessione dell’affidamento in prova rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Tale decisione può essere contestata in sede di legittimità solo se la motivazione è palesemente assente, illogica o contraddittoria, e non per riesaminare i fatti.
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il Tribunale di Sorveglianza avesse fornito una motivazione logica e adeguata per il suo diniego. I giudici di merito avevano infatti individuato diversi elementi ostativi:
1. Insufficiente Revisione Critica: Il condannato non aveva dimostrato una profonda riconsiderazione del grave reato commesso. Anzi, tendeva a scaricare la responsabilità sulla coimputata e a fornire versioni alternative dei fatti rispetto a quelle accertate in sentenza.
2. Necessità di Ulteriore Osservazione: Data la gravità del reato (trasporto di un’enorme quantità di stupefacenti), il Tribunale ha ritenuto necessario proseguire l’osservazione del soggetto per verificare l’eventuale sussistenza di contatti con la criminalità organizzata.
3. Problematiche Personali: Erano emerse ulteriori criticità, come un abuso costante di sostanze stupefacenti e una dichiarata ludopatia (dipendenza dal gioco d’azzardo).
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha concluso che, sulla base di questi elementi, la decisione del Tribunale di Sorveglianza non era affatto illogica. L’affidamento in prova non si basa solo sull’avvio di un processo di revisione critica da parte del condannato, ma richiede un giudizio prognostico positivo sulla piena idoneità della misura a raggiungere la “completa emenda”. Il giudice deve valutare complessivamente la personalità del soggetto e le circostanze del caso per determinare se il percorso fuori dal carcere sia sufficiente a garantire il reinserimento e a prevenire la recidiva. La presenza di problematiche non risolte e di una mancata, piena assunzione di responsabilità per il reato commesso costituiscono validi motivi per negare il beneficio.
Le Conclusioni
La decisione in commento ribadisce un punto fondamentale: l’accesso alle misure alternative è il risultato di una valutazione rigorosa e completa. Non è un diritto automatico, ma una possibilità subordinata alla dimostrazione di un reale e profondo cambiamento. Per chi aspira all’affidamento in prova, è cruciale non solo avviare un percorso di riflessione, ma affrontare attivamente tutte le problematiche personali (come dipendenze o legami con ambienti criminali) che hanno contribuito alla condotta deviante. La motivazione del giudice di sorveglianza, se fondata su un’analisi attenta e logica di questi fattori, è difficilmente censurabile in Cassazione.
Cosa è necessario per ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale?
Non è sufficiente aver solo iniziato un percorso di revisione critica del proprio passato criminale. È richiesto un giudizio complessivo del giudice sull’idoneità della misura a garantire la completa rieducazione del condannato e a prevenire futuri reati.
Quali fattori possono ostacolare la concessione dell’affidamento in prova?
Diversi elementi possono essere considerati ostativi, tra cui: una revisione critica del reato ritenuta insufficiente, la tendenza a incolpare altri, la necessità di monitorare possibili legami con la criminalità organizzata, l’abuso di sostanze stupefacenti e la presenza di altre dipendenze come la ludopatia.
È possibile contestare in Cassazione il diniego dell’affidamento in prova?
Sì, ma solo per vizi di legittimità. Il ricorso può essere accolto solo se la motivazione del Tribunale di Sorveglianza è mancante, palesemente contraddittoria o manifestamente illogica, poiché la decisione rientra nella discrezionalità del giudice di merito.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4076 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 4076 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 11/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a ROMA il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 14/06/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
Rilevato che, con l’ordinanza impugnata, il Tribunale di sorveglianza di Roma ha rigettato l’istanza di affidamento in prova al servizio sociale, proposta nell’interesse di NOME COGNOME, in relazione all’esecuzione della pena di anni tre, mesi quattro di reclusione di cui alla sentenza del Tribunale di Bari del 10 giugno 2020.
Ritenuto che l’unico motivo addotto, a mezzo dei difensori, AVV_NOTAIO e AVV_NOTAIO (mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione) è manifestamente infondato, tenuto conto che l’affidamento in prova richiede non soltanto che sia positivamente avviato quel processo di revisione critica dei disvalori che hanno determiNOME la condotta deviante, bensì un giudizio di idoneità della misura al raggiungimento della completa emenda, la cui formulazione rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è censurabile in sede di legittimità, se sorretto da motivazione adeguata e rispondente ai canoni logici (Sez. 1, n. 652 del 10/02/1992, Caroso, Rv. 189375).
Rilevato, invero, che, nel caso di specie, il giudice a quo ha ritenuto ostativa al suddetto giudizio sia l’insufficiente revisione critica rispetto alla commissione d grave reato in epoca recente, desunta, in via non manifestamente illogica, sulla base dell’attento esame della relazione dell’equipe di trattamento asseritamente non valutata, dalla circostanza che il detenuto ascrive la responsabilità dei fatti alla correa e formula versioni alternative a quelle ricostruite in sentenza, sia la necessità di proseguire l’osservazione con riguardo all’eventuale sussistenza di contatti del detenuto con la criminalità organizzata, ipotizzati in ragione del reato commesso (il trasporto di ingente quantitativo di marijuana), nonché all’abuso costante di sostanze stupefacenti e alla dichiarata ludopatia, sicché dalla lettura del provvedimento impugNOME non emergono i vizi censurati nel ricorso.
Ritenuto che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 11 gennaio 2024
Il Consigliere estensore
Il Presidente