LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Affidamento in prova all’estero: si può in UE

Un condannato residente in Romania si è visto negare la possibilità di scontare la pena con l’affidamento in prova nel paese di residenza. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, affermando che l’affidamento in prova all’estero è possibile all’interno dell’UE in base al principio del reciproco riconoscimento delle sentenze, come previsto dal D.Lgs. 38/2016. Il caso è stato rinviato per una valutazione di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in prova all’estero: la Cassazione apre alla possibilità in UE

Un cittadino italiano residente in un altro Stato dell’Unione Europea può scontare la pena tramite l’affidamento in prova nel paese di residenza? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20699 del 2025, ha dato una risposta affermativa, chiarendo i contorni applicativi del principio di reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie in ambito UE. L’analisi di questa pronuncia è fondamentale per comprendere le dinamiche dell’affidamento in prova all’estero e i diritti dei condannati che hanno stabilito la propria vita in un altro paese membro.

I fatti del caso

Il caso riguarda un cittadino italiano, condannato a una pena di nove mesi per un reato di appropriazione indebita commesso nel 2012. Al momento dell’emissione dell’ordine di esecuzione, il condannato risultava stabilmente residente e lavoratore in Romania dal 2019, regolarmente iscritto all’AIRE. La difesa aveva richiesto l’applicazione della misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale, da eseguirsi appunto in Romania, dove l’uomo viveva con la sua famiglia.

Il Tribunale di Sorveglianza di Roma, tuttavia, respingeva tale richiesta. La motivazione del rigetto si basava sull’erroneo presupposto che la misura dell’affidamento in prova non fosse eseguibile in un altro Stato UE, a causa di presunte difficoltà nel controllo del rispetto delle prescrizioni da parte di autorità estere.

La decisione impugnata e l’errore di diritto

Il Tribunale di Sorveglianza aveva sostenuto che le modalità di controllo previste per l’affidamento in prova non rientrassero tra quelle attuabili in condizioni di reciprocità nei Paesi dell’Unione Europea. Di conseguenza, aveva rigettato l’istanza senza entrare nel merito della stessa, ovvero senza valutare l’idoneità del condannato alla misura, la sua situazione personale e lavorativa, e la risalenza del reato.

Questa interpretazione, secondo la difesa del ricorrente, violava la normativa europea e nazionale che disciplina proprio l’esecuzione delle pene in ambito comunitario. Si contestava, in particolare, la mancata applicazione del D.Lgs. 38 del 2016, che ha recepito in Italia la Decisione Quadro 2008/947/GAI.

L’affidamento in prova all’estero secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondata la doglianza della difesa. I giudici supremi hanno ribadito un principio cruciale: l’esecuzione dell’affidamento in prova al servizio sociale è pienamente compatibile con l’ordinamento europeo e può avere luogo nello Stato dell’Unione Europea in cui il condannato risiede.

Il quadro normativo: D.Lgs. 38/2016

Il perno della decisione è il D.Lgs. 38 del 2016, che attua il principio del reciproco riconoscimento delle sentenze e delle decisioni di sospensione condizionale della pena. Lo scopo di questa normativa è proprio quello di permettere a un condannato di scontare sanzioni alternative alla detenzione nel proprio Stato di residenza, favorendo così il suo reinserimento sociale.

La Corte ha chiarito che la misura dell’affidamento in prova, pur non essendo esplicitamente menzionata, rientra a pieno titolo nella definizione di ‘sanzione sostitutiva’ prevista dalla normativa. Si tratta infatti di una ‘sanzione, diversa dalla pena detentiva, che impone obblighi e impartisce prescrizioni’, perfettamente in linea con la definizione generale data dal decreto.

Le motivazioni della Corte

La Cassazione ha smontato la tesi del Tribunale di Sorveglianza, definendola errata e basata su considerazioni astratte. L’affermazione secondo cui sarebbe poco chiaro quale autorità estera dovrebbe controllare il rispetto delle prescrizioni è stata giudicata priva di pregio. La normativa europea prevede infatti un sistema di cooperazione in cui lo Stato di esecuzione (in questo caso, la Romania) assume la responsabilità della sorveglianza, informando l’autorità italiana sugli sviluppi. Le difficoltà operative non possono costituire un limite all’applicazione di un principio fondamentale del diritto europeo.

Il Tribunale, errando sulla questione di diritto, ha omesso completamente di pronunciarsi nel merito. Non ha valutato l’idoneità del percorso rieducativo, l’attività lavorativa del condannato, la sua situazione familiare e la notevole distanza temporale dal reato commesso. Questo vizio ha portato all’annullamento dell’ordinanza impugnata con rinvio per un nuovo esame.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza la tutela dei diritti dei cittadini italiani residenti all’estero e consolida l’applicazione del diritto europeo nell’esecuzione penale. Stabilisce in modo inequivocabile che l’affidamento in prova all’estero è una via percorribile e che i giudici di sorveglianza non possono negarla sulla base di mere difficoltà pratiche o di un’errata interpretazione della normativa sulla cooperazione giudiziaria. La valutazione deve concentrarsi sul merito della richiesta: la persona condannata è idonea a beneficiare della misura alternativa? Il suo percorso di vita all’estero favorisce la sua rieducazione? A queste domande il giudice dovrà ora dare una risposta concreta.

È possibile scontare la misura dell’affidamento in prova al servizio sociale in un altro Paese dell’Unione Europea?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’affidamento in prova può essere eseguito in un altro Stato membro dell’UE in cui il condannato risiede, in applicazione del principio del reciproco riconoscimento delle sentenze.

Qual è la normativa di riferimento per l’esecuzione di una pena italiana in un altro Stato UE?
La normativa chiave è il Decreto Legislativo n. 38 del 2016, che ha recepito in Italia la Decisione Quadro 2008/947/GAI del Consiglio. Questa disciplina regola l’esecuzione all’estero di decisioni penali diverse dalla detenzione.

Le difficoltà pratiche di controllo possono impedire l’affidamento in prova all’estero?
No. Secondo la Cassazione, le presunte difficoltà operative o di coordinamento con le autorità estere non costituiscono un motivo valido per negare la misura. La normativa europea prevede specifici meccanismi di cooperazione per cui la sorveglianza viene trasferita allo Stato di esecuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati