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Affidamento in prova all’estero: onere della prova

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva l’affidamento in prova all’estero, specificamente in Spagna. La decisione si fonda sull’inadeguatezza della documentazione prodotta, presentata in lingua straniera e senza traduzione, ritenuta insufficiente a consentire al Tribunale di sorveglianza di formulare un giudizio prognostico positivo sul percorso di reinserimento sociale. La sentenza ribadisce che, sebbene sia possibile scontare misure alternative in un altro Stato UE, l’onere di fornire una prova adeguata e completa del progetto rieducativo ricade interamente sul richiedente.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in Prova all’Estero: La Prova Spetta al Condannato

La possibilità di scontare una pena in un Paese dell’Unione Europea diverso da quello della condanna rappresenta un’importante applicazione del principio di reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 22254/2024) chiarisce un punto fondamentale: l’accesso a misure come l’affidamento in prova all’estero non è automatico e richiede una collaborazione attiva e diligente da parte del condannato. Quest’ultimo ha l’onere di fornire al giudice tutta la documentazione necessaria per una valutazione completa del suo percorso di reinserimento. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dalla Corte.

I Fatti del Caso

Un uomo, condannato in Italia, presentava un’istanza al Tribunale di Sorveglianza di Milano per ottenere la concessione dell’affidamento in prova al servizio sociale, chiedendo di poter eseguire la misura in Spagna. Questa richiesta si basava sulla normativa europea (Decisione quadro 2008/947/GAI) recepita in Italia (d.lgs. n. 38/2016), che facilita l’esecuzione di misure alternative alla detenzione in altri Stati membri.

Il Tribunale di Sorveglianza rigettava l’istanza, ritenendo la documentazione presentata a supporto della richiesta del tutto inadeguata. Il condannato, non soddisfatto della decisione, proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. A suo dire, il Tribunale non aveva tenuto conto del percorso rieducativo già intrapreso e della possibilità, riconosciuta dalla normativa, di usufruire della misura alternativa in Spagna.

La Decisione della Cassazione sull’Affidamento in Prova all’Estero

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale di Sorveglianza, dichiarando il ricorso infondato. Gli Ermellini hanno ribadito che la possibilità di scontare una misura alternativa in un altro Stato UE è incontestabile e prevista dalla legge. Tuttavia, questa facoltà non esonera il condannato dal dovere di fornire una prova adeguata e completa che dimostri l’esistenza di un solido progetto di reinserimento sociale.

Il condannato deve dimostrare che, anche all’estero, darà corso a un percorso di rieducazione monitorabile e concreto. Questo onere informativo, caratterizzato da particolare diligenza, è un presupposto essenziale per la concessione del beneficio.

Le motivazioni

La Corte ha specificato che la decisione del Tribunale era corretta e ben motivata. La documentazione prodotta dal ricorrente era stata giudicata inidonea per due motivi principali:

1. Forma: I documenti erano redatti in lingua spagnola, senza alcuna traduzione ufficiale. Questo impediva di fatto al giudice di comprenderne il contenuto e di valutarne la pertinenza.
2. Sostanza: Anche a prescindere dalla lingua, la documentazione era oggettivamente inadeguata a delineare le prospettive sociali e lavorative del condannato in Spagna. Mancavano elementi concreti per consentire al Tribunale di effettuare quel giudizio prognostico positivo che è indispensabile per la concessione di qualsiasi beneficio penitenziario.

La Cassazione ha sottolineato che, per valutare la concessione di una misura alternativa, è imprescindibile esaminare il comportamento passato e attuale del condannato, al fine di accertare non solo l’assenza di elementi negativi, ma soprattutto la presenza di elementi positivi che facciano presagire un buon esito della prova e un basso rischio di recidiva. Questo principio non viene meno quando la misura deve essere eseguita all’estero.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce un principio chiaro: chi richiede di beneficiare dell’affidamento in prova all’estero deve assumersi un comportamento collaborativo e proattivo. È suo preciso onere fornire al giudice italiano una documentazione completa, tradotta e dettagliata, che consenta una valutazione seria e fondata del progetto rieducativo. La mera possibilità normativa non è sufficiente. È importante notare, infine, che il rigetto non è tombale. La decisione è presa “allo stato degli atti”, il che significa che il condannato potrà presentare una nuova istanza, questa volta corredata da tutta la documentazione necessaria per permettere al Tribunale una valutazione adeguata.

È possibile scontare una misura alternativa come l’affidamento in prova in un altro Paese dell’Unione Europea?
Sì, la normativa europea e quella italiana di recepimento lo consentono, in applicazione del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie. Tuttavia, la concessione non è automatica e richiede il rispetto di precisi oneri probatori.

Su chi ricade l’onere di dimostrare l’esistenza di un valido progetto di reinserimento all’estero?
L’onere ricade interamente sul condannato che presenta l’istanza. Egli deve fornire al giudice una documentazione adeguata, completa e, se in lingua straniera, tradotta, che dimostri concretamente le sue prospettive sociali e lavorative e il percorso rieducativo che intende seguire.

Il rigetto di un’istanza per affidamento all’estero è definitivo?
No. La decisione si basa sulla documentazione presentata in quel momento (“allo stato degli atti”). Ciò non preclude al condannato la possibilità di presentare in futuro una nuova istanza, integrando la documentazione e fornendo tutti gli elementi necessari per consentire al giudice una valutazione positiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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