LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Affidamento in prova all’estero: a chi la competenza?

Un condannato in affidamento in prova ha richiesto di proseguire la misura in un altro Stato UE. Il Magistrato di Sorveglianza ha rigettato la richiesta per tardività. La Cassazione, pur ritenendo la richiesta non tardiva, ha rigettato il ricorso stabilendo che la competenza a decidere sull’affidamento in prova all’estero spetta al Tribunale di Sorveglianza, non al Magistrato, data la complessità della procedura.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidamento in prova all’estero: la competenza a decidere è del Tribunale di Sorveglianza

La possibilità di scontare una pena in un Paese dell’Unione Europea diverso da quello della condanna è un tema di crescente importanza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto procedurale cruciale: a chi spetta decidere sulla richiesta di affidamento in prova all’estero presentata quando la misura è già in corso in Italia? La risposta della Corte chiarisce la distinzione di ruoli tra Magistrato e Tribunale di Sorveglianza, delineando un percorso procedurale preciso.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Trasferimento

Un soggetto, ammesso alla misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale dal Tribunale di Sorveglianza di Milano, presentava un’istanza al Magistrato di Sorveglianza di Padova per poter proseguire l’esecuzione della misura all’estero. Il Magistrato rigettava la richiesta, motivandola con la sua intempestività: secondo il giudice, l’istanza avrebbe dovuto essere formulata contestualmente alla richiesta iniziale di ammissione alla misura alternativa, per consentire un’adeguata istruttoria sulla sua praticabilità all’estero. Contro tale decreto, il condannato proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione della normativa nazionale ed europea.

La Questione Giuridica sull’Affidamento in Prova all’Estero

Il nucleo del contendere verteva su due punti fondamentali. In primo luogo, se la normativa vigente, in particolare il D.Lgs. n. 38 del 2016 (attuativo della Decisione quadro 2008/947/GAI), precludesse la possibilità di chiedere il trasferimento della misura all’estero dopo l’inizio della sua esecuzione in Italia. In secondo luogo, quale fosse l’organo giudiziario competente a decidere su tale istanza: il Magistrato di Sorveglianza, come organo che sovrintende alle modifiche delle prescrizioni, o il Tribunale di Sorveglianza, come organo collegiale che decide sull’ammissione alla misura.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con la sentenza in esame, ha fornito chiarimenti essenziali, stabilendo un principio di diritto destinato a orientare le future decisioni in materia. Anzitutto, i giudici hanno smontato la tesi dell’intempestività. La normativa di riferimento, basata sul principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie in ambito UE, non pone alcuna preclusione temporale per la presentazione della richiesta di esecuzione all’estero. Pertanto, è pienamente legittimo che un condannato, già in affidamento in prova in Italia, chieda di proseguire la misura in un altro Stato membro.

Il punto centrale della decisione, tuttavia, riguarda l’individuazione della competenza. La Corte ha operato una distinzione fondamentale tra una semplice “modifica delle prescrizioni” (ex art. 47, comma 8, ord. pen.), di competenza del Magistrato di Sorveglianza, e la richiesta di trasferimento dell’intera esecuzione all’estero. Quest’ultima non è una mera modifica, ma un procedimento complesso che implica un’articolata istruttoria. Tale istruttoria richiede accertamenti sulla normativa dello Stato estero, la verifica della sua adesione agli accordi di cooperazione e il coinvolgimento delle autorità straniere. Queste attività, per la loro complessità, eccedono i poteri del singolo Magistrato e rientrano pienamente nelle competenze del Tribunale di Sorveglianza, l’organo collegiale dotato dei poteri istruttori necessari. Di conseguenza, la Corte ha affermato che la richiesta non è assimilabile a una semplice modifica e che, per la sua specificità, la competenza a decidere spetta al Tribunale di Sorveglianza.

Le Conclusioni

In conclusione, pur riconoscendo la fondatezza nel merito della doglianza del ricorrente (ovvero la non tardività della richiesta), la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso. La ragione risiede nel fatto che l’istanza era stata presentata all’organo sbagliato: il Magistrato di Sorveglianza, che è funzionalmente incompetente. La sentenza stabilisce quindi un chiaro principio di diritto: la domanda di esecuzione all’estero dell’affidamento in prova, presentata mentre la misura è in corso in Italia, deve essere rivolta al Tribunale di Sorveglianza. Questa decisione offre una guida procedurale indispensabile per i condannati e i loro difensori, garantendo certezza del diritto in un’area di crescente applicazione della cooperazione giudiziaria europea.

È possibile chiedere di scontare l’affidamento in prova in un altro Paese UE dopo che la misura è già iniziata in Italia?
Sì, la Corte di Cassazione ha chiarito che non esistono preclusioni temporali. La richiesta può essere avanzata anche se la misura è già in corso di esecuzione sul territorio nazionale.

A quale autorità giudiziaria bisogna rivolgersi per chiedere il trasferimento dell’affidamento in prova all’estero?
La competenza a decidere su questa richiesta spetta al Tribunale di Sorveglianza, e non al Magistrato di Sorveglianza.

Perché la competenza è del Tribunale di Sorveglianza e non del Magistrato?
Perché il trasferimento dell’esecuzione all’estero non è una semplice modifica delle prescrizioni, ma un procedimento complesso che richiede accertamenti articolati e la cooperazione con autorità estere, attività che rientrano nelle competenze istruttorie del Tribunale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati