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Affidabilità alcoltest: la prova spetta all’imputato

Un automobilista, dopo un incidente notturno, viene sottoposto ad alcoltest con esito positivo. La difesa contesta l’affidabilità alcoltest basandosi sulla curva di Widmark. La Cassazione rigetta il ricorso, affermando che la prova dell’inattendibilità dello strumento grava sull’imputato e che il ritardo nel test non lo invalida. Confermato l’illecito, ma l’imputato è stato assolto per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affidabilità alcoltest: la Cassazione stabilisce l’onere della prova a carico dell’imputato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 19862 del 2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di guida in stato di ebbrezza: l’affidabilità alcoltest. Il caso in esame riguarda un conducente che, dopo aver causato un incidente stradale notturno, contestava i risultati del test etilometrico. La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire principi fondamentali sull’onere della prova e sulla validità degli accertamenti strumentali, anche quando effettuati a distanza di tempo dal fatto.

I fatti del processo: l’incidente e l’accertamento

I fatti risalgono al 1° novembre 2021. Alle ore 03:00, un automobilista, dopo aver perso il controllo del proprio veicolo, si schiantava contro tre segnali stradali. Sottoposto al test alcolimetrico dalla Polizia stradale, l’uomo risultava positivo, con una concentrazione alcolemica di 1,03 g/l alla prima misurazione e 1,12 g/l alla seconda. In primo grado, il Tribunale lo dichiarava responsabile del reato di cui all’art. 186 del Codice della Strada, con le aggravanti dell’incidente e dell’orario notturno, ma lo assolveva per la particolare tenuità del fatto.

Il ricorso e la contestazione sull’affidabilità alcoltest

La difesa dell’imputato, non soddisfatta dell’accertamento della responsabilità, presentava ricorso, sostenendo l’inattendibilità dell’accertamento etilometrico. La tesi difensiva si basava principalmente sulla cosiddetta “curva di Widmark”. Secondo il consulente di parte, il fatto che la seconda misurazione fosse superiore alla prima, nonostante fossero trascorse oltre due ore dall’incidente, era anomalo. In una fase post-assorbimento, ci si sarebbe aspettati un valore inferiore. Questo, unito al tempo trascorso, doveva, secondo la difesa, minare l’affidabilità alcoltest.

La decisione della Cassazione sulla doppia conforme e l’onere probatorio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno innanzitutto richiamato il principio della “doppia conforme”, secondo cui le sentenze di primo e secondo grado, se giungono alla medesima conclusione, si integrano a vicenda, formando un unico apparato motivazionale. La Corte d’Appello aveva già correttamente ritenuto che l’esito degli esami strumentali fosse inequivocabile nel dimostrare uno stato di ebbrezza penalmente rilevante.

La responsabilità di provare l’inattendibilità del test

Il punto centrale della sentenza riguarda l’onere della prova. La Suprema Corte ha chiarito che, in presenza di un accertamento strumentale eseguito secondo le norme, con un etilometro omologato e funzionante, grava sull’imputato il compito di dimostrare la presenza di circostanze concrete capaci di invalidare la prova. Non è sufficiente sollevare dubbi teorici, come quelli legati alla curva di Widmark. La stessa teoria scientifica, sottolineano i giudici, riconosce che le dinamiche di assorbimento dell’alcol sono estremamente variabili e soggettive, dipendendo da fattori come le condizioni fisiche e il momento dell’ultima assunzione. Di conseguenza, una mera discordanza teorica non basta a creare un “ragionevole dubbio” sul funzionamento dell’apparecchio.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Viene ribadito che il solo intervallo temporale tra la guida e l’esecuzione del test è una circostanza inevitabile e non incide, di per sé, sulla validità del rilevamento. Per contestare l’affidabilità alcoltest, la difesa deve fornire elementi specifici e concreti che dimostrino un malfunzionamento dello strumento o altre anomalie procedurali. Nel caso di specie, la difesa non ha apportato alcun elemento utile a tal fine, limitandosi a una critica teorica basata su un modello scientifico (la curva di Widmark) che, per sua natura, descrive dinamiche soggettive e variabili. La Corte ha quindi concluso che i giudici di merito avevano adeguatamente motivato il valore scientifico dei risultati dell’alcoltest, confermando la correttezza del loro operato.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 19862/2025 rafforza un principio fondamentale: l’esito dell’etilometro costituisce prova piena dello stato di ebbrezza, salvo che l’imputato fornisca una prova contraria rigorosa e circostanziata. Le semplici allegazioni teoriche o il mero decorso del tempo non sono sufficienti a scalfire l’efficacia probatoria di un accertamento regolarmente eseguito. Questa pronuncia conferma la linea dura della giurisprudenza in tema di guida in stato di ebbrezza, ponendo un onere probatorio significativo a carico di chi intende contestare i risultati dell’alcoltest.

Chi deve provare che l’alcoltest non è affidabile?
Secondo la Corte di Cassazione, una volta che l’accertamento è stato eseguito con uno strumento conforme alla legge, l’onere di dimostrare la sua inattendibilità, attraverso la prova di circostanze specifiche, grava sull’imputato.

Il tempo trascorso tra la guida e l’alcoltest rende il risultato non valido?
No. La sentenza chiarisce che il decorso di un intervallo temporale tra la condotta di guida incriminata e l’esecuzione del test alcolimetrico è inevitabile e non incide sulla validità del rilevamento.

Un risultato dell’alcoltest in contrasto con la teoria della curva di Widmark è sufficiente per annullare la prova?
No. La Corte ha ritenuto che le contestazioni basate sulla curva di Widmark non sono sufficienti a introdurre un ragionevole dubbio sul corretto funzionamento dell’etilometro, poiché le dinamiche di assorbimento dell’alcol sono soggettive e variabili e la difesa non aveva fornito elementi concreti per supportare la sua tesi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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