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Affectio societatis e droga: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione conferma la custodia cautelare per un imputato accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. La sentenza chiarisce che l’esistenza di un vincolo associativo, la cosiddetta ‘affectio societatis’, non è esclusa né dalla non esclusività dei rapporti di fornitura né dalla vendita di stupefacenti a prezzi maggiorati. Secondo la Corte, è sufficiente un rapporto stabile e continuativo, consapevole di inserirsi in una più ampia struttura organizzata, per configurare il reato associativo.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Affectio societatis e traffico di droga: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34497/2025, affronta un tema cruciale nel diritto penale: quali sono i confini tra una serie di rapporti di fornitura di droga e la costituzione di un vero e proprio sodalizio criminoso? La decisione è fondamentale per comprendere il concetto di affectio societatis, ovvero l’intento comune che lega i membri di un’associazione a delinquere, anche quando i rapporti commerciali presentano elementi di apparente autonomia.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Roma nei confronti di un soggetto, ritenuto promotore, insieme ad un altro individuo, di un’associazione dedita all’acquisto e alla cessione di ingenti quantità di sostanze stupefacenti. L’associazione, secondo l’accusa, riforniva stabilmente le diverse ‘piazze di spaccio’ di un noto quartiere romano. La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la sussistenza stessa del vincolo associativo.

I Motivi del Ricorso: una difesa articolata

La difesa ha basato il ricorso su tre motivi principali:
1. Mancanza di affectio societatis: Secondo il ricorrente, il Tribunale avrebbe errato nel qualificare la rete di rapporti come un’associazione. I gestori delle singole piazze di spaccio operavano in autonomia, si rifornivano anche da altri canali e acquistavano la droga dall’organizzazione del presunto capo a prezzi maggiorati. Questi elementi, secondo la difesa, dimostrerebbero l’assenza di un vero intento associativo, configurando piuttosto singoli rapporti di compravendita.
2. Ruolo apicale contestato: L’indagato negava di avere un ruolo di vertice, sostenendo di agire per conto del capo e sottolineando il suo stato di detenzione dal 2018, che avrebbe interrotto la sua operatività.
3. Attualità delle esigenze cautelari: La difesa contestava la necessità della misura detentiva, dato il tempo trascorso dai fatti e lo stato di detenzione del ricorrente.

Le Motivazioni della Cassazione: la stabilità del patto prevale sull’autonomia

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Le motivazioni della Corte offrono importanti chiarimenti sulla configurabilità del reato associativo nel contesto del narcotraffico.

La Configurazione dell’Affectio Societatis

Il punto centrale della sentenza riguarda la definizione di affectio societatis. La Corte ha stabilito che, per integrare il reato associativo, non è necessaria l’esclusività del rapporto di fornitura. Anche se i gestori delle piazze si rivolgevano ad altri fornitori, il legame con l’associazione principale rimaneva stabile e strutturato. L’organizzazione, infatti, non si limitava a vendere droga, ma offriva una sorta di ‘pacchetto’ di servizi criminali: garantiva la ‘pax’ tra le diverse piazze, risolveva le controversie e assicurava la continuità delle forniture, creando un sistema vantaggioso per tutti i partecipanti.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti sussiste anche quando i partecipanti perseguono interessi di profitto personali e si trovano in posizioni contrattuali contrapposte (fornitore e acquirente). Ciò che rileva è la consapevolezza di agire all’interno di una struttura organizzata e stabile, il cui scopo comune è il profitto derivante dal traffico di droga. La stabilità, la ciclicità e l’imponenza delle transazioni, insieme al rapporto di affidamento verso la figura del capo, sono elementi sufficienti a dimostrare l’esistenza del vincolo associativo, superando la logica del singolo atto di vendita.

Il Ruolo del Detenuto e l’Attualità del Pericolo

La Cassazione ha giudicato inammissibili anche gli altri motivi. Sul ruolo apicale, la Corte ha evidenziato come le prove dimostrassero un’azione sinergica con il capo, con compiti gestionali e di coordinamento. Per quanto riguarda lo stato di detenzione, i giudici hanno ribadito che esso non interrompe automaticamente il vincolo associativo, soprattutto quando, come in questo caso, le indagini hanno dimostrato che l’organizzazione ha continuato a operare e che l’indagato ha mantenuto i contatti anche durante la detenzione domiciliare.

Infine, la Corte ha confermato la sussistenza delle esigenze cautelari. La pericolosità sociale dell’indagato, desunta dalla sua personalità e dalla gravità dei fatti, unita alla perdurante operatività del sodalizio, ha reso la misura della custodia in carcere proporzionata e necessaria per prevenire la reiterazione dei reati.

Conclusioni

Questa sentenza è di notevole importanza perché delinea con precisione i contorni dell’affectio societatis in contesti complessi come le reti di narcotraffico. La Corte di Cassazione chiarisce che la struttura organizzativa e la stabilità del patto criminale prevalgono sulle singole dinamiche commerciali, come la non esclusività delle forniture o i prezzi di mercato. Un fornitore non è solo un venditore, ma diventa partecipe di un’associazione quando il suo apporto è sistematico, consapevole e funzionale alla vita e ai profitti dell’intera organizzazione criminale. La decisione conferma un approccio rigoroso nella lotta alla criminalità organizzata, valorizzando la visione d’insieme del fenomeno rispetto all’analisi frammentata dei singoli rapporti illeciti.

Un rapporto di fornitura di droga non esclusivo può configurare comunque la partecipazione a un’associazione a delinquere?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la non esclusività del rapporto di fornitura non esclude l’esistenza dell’affectio societatis. Ciò che conta è che il rapporto sia stabile, continuativo e che il soggetto sia consapevole di inserirsi in una struttura organizzata più ampia per un fine comune, come il profitto derivante dal traffico.

Lo stato di detenzione interrompe automaticamente il legame con un sodalizio criminoso?
No. La sentenza chiarisce che lo stato di restrizione carceraria non recide di per sé il vincolo associativo. Se l’organizzazione criminale continua a operare e il soggetto detenuto mantiene contatti e un ruolo attivo, anche se limitato, la partecipazione al sodalizio può ritenersi ancora sussistente.

La vendita di stupefacenti a prezzi maggiorati da parte del capo di un’associazione ai suoi membri esclude l’esistenza di un vincolo associativo?
No. La Corte ha spiegato che la fisiologica contrapposizione di interessi economici tra fornitore e acquirente (che si manifesta anche con prezzi maggiorati) non è un elemento ostativo alla configurabilità del vincolo associativo, quando il rapporto è inserito in una struttura stabile che offre vantaggi reciproci, come la protezione e la garanzia di forniture costanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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