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Acquisto riviste in 41-bis: i limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che autorizzava un detenuto in regime 41-bis all’acquisto di qualsiasi rivista. La Corte ha stabilito che un reclamo è ammissibile solo se il detenuto lamenta un pregiudizio grave e attuale a un suo diritto, come il diniego di una specifica pubblicazione, e non una generica limitazione. La richiesta generale di acquisto riviste non configura una lesione di un diritto soggettivo e non può essere accolta.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Acquisto Riviste in Carcere: Quando il Reclamo del Detenuto è Valido?

Il diritto all’informazione per i detenuti, specialmente per quelli sottoposti al regime speciale del 41-bis, rappresenta un delicato punto di equilibrio tra diritti fondamentali e inderogabili esigenze di sicurezza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 33822 del 2024, è intervenuta proprio su questo tema, chiarendo i presupposti di ammissibilità del reclamo di un detenuto in materia di acquisto riviste e altre pubblicazioni. La decisione sottolinea la necessità di un pregiudizio concreto e specifico, distinguendolo da una lamentela generica contro le regole carcerarie.

Il Caso: La Richiesta Generica di un Detenuto

La vicenda ha origine dalla richiesta di un detenuto, sottoposto al regime differenziato del 41-bis, che si era rivolto al Magistrato di Sorveglianza. Il detenuto non lamentava il diniego all’acquisto di una specifica testata, ma contestava la regola generale che limitava la possibilità di comprare pubblicazioni a quelle inserite in un elenco pre-approvato dall’amministrazione (il cosiddetto Mod. 72). Chiedeva, quindi, un’autorizzazione generale all’acquisto di qualsiasi quotidiano o rivista a diffusione nazionale, previo controllo di sicurezza.

Sia il Magistrato di Sorveglianza prima, che il Tribunale di Sorveglianza in sede di reclamo, avevano accolto la sua richiesta. Secondo i giudici di merito, nessuna norma vietava l’acquisto e la limitazione non era proporzionata, potendosi garantire la sicurezza tramite i controlli sul materiale in entrata.

Contro questa decisione, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) ha proposto ricorso per cassazione.

L’Acquisto Riviste e i Limiti del Reclamo Giurisdizionale

Il DAP ha sostenuto che il reclamo del detenuto fosse inammissibile per la sua genericità. Secondo l’amministrazione, il rimedio del reclamo giurisdizionale (previsto dagli artt. 35-bis e 69 dell’ordinamento penitenziario) è attivabile solo in presenza di un “pregiudizio grave e attuale” all’esercizio di un diritto. Nel caso di specie, il detenuto non aveva dimostrato di aver subito un tale pregiudizio, non avendo allegato un diniego specifico all’acquisto di una particolare pubblicazione che gli fosse necessaria per motivi di studio, informazione o svago.

La sua, dunque, era una contestazione astratta delle regole, non la denuncia di una concreta lesione di un suo diritto soggettivo. Concedere un’autorizzazione generale all’acquisto riviste avrebbe inoltre imposto all’amministrazione un’attività di controllo capillare e insostenibile su un numero potenzialmente illimitato di pubblicazioni.

La Posizione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto integralmente la tesi del DAP, annullando senza rinvio le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della sentenza risiede nella distinzione fondamentale tra il reclamo generico e quello giurisdizionale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ribadito un principio consolidato: il reclamo giurisdizionale non serve a contestare l’organizzazione carceraria in astratto, ma a tutelare un diritto soggettivo che sia stato effettivamente leso da un atto o un comportamento dell’amministrazione. Per attivare questo strumento, il detenuto deve dimostrare che dalla violazione di una norma gli derivi un “pregiudizio concreto ed attuale”.

Nel caso analizzato, il detenuto si era limitato a lamentare l’esistenza di un elenco di pubblicazioni ammesse, senza però provare di aver chiesto una rivista non inclusa e di aver ricevuto un diniego. Mancava, quindi, il presupposto fondamentale del reclamo: la lesione di una posizione giuridica soggettiva. Il suo reclamo, pertanto, era del tutto generico e doveva essere dichiarato inammissibile fin dall’inizio.

I giudici di legittimità hanno specificato che imporre all’amministrazione di autorizzare l’acquisto indiscriminato di qualunque pubblicazione, salvo controlli, non solo contrasta con le esigenze organizzative e di sicurezza del regime 41-bis, ma rappresenta anche un’indebita ingerenza del giudice nelle scelte discrezionali dell’amministrazione.

Conclusioni

La sentenza n. 33822/2024 rafforza un importante principio procedurale e sostanziale. Non esiste un diritto soggettivo del detenuto all’acquisto di qualsiasi pubblicazione in commercio. Il diritto all’informazione è garantito, ma il suo esercizio è bilanciato con le necessità di sicurezza e organizzative dell’istituto penitenziario. Per contestare legittimamente una limitazione, il detenuto deve dimostrare di aver subito un danno specifico e concreto a un proprio diritto, non potendo limitarsi a una critica generale delle regole vigenti. In assenza di tale prova, il reclamo è destinato a essere dichiarato inammissibile.

Un detenuto in regime 41-bis ha il diritto di acquistare qualsiasi rivista o giornale desideri?
No, la sentenza chiarisce che non esiste un diritto incondizionato all’acquisto di qualsiasi pubblicazione. L’esercizio del diritto all’informazione può essere regolamentato dall’amministrazione penitenziaria per bilanciarlo con le esigenze di sicurezza.

Quando un reclamo di un detenuto riguardo all’acquisto di riviste è considerato valido dalla legge?
Un reclamo è valido solo se riguarda un pregiudizio “grave, concreto ed attuale” a un suo diritto. Il detenuto deve dimostrare di aver richiesto una specifica pubblicazione e che il diniego gli ha causato un danno effettivo; non può limitarsi a lamentare in modo generico le regole esistenti.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato le decisioni dei giudici precedenti?
Perché il reclamo iniziale del detenuto era generico e non lamentava la lesione di un diritto soggettivo derivante da un diniego specifico. Pertanto, il reclamo era inammissibile e i giudici di merito non avrebbero dovuto accoglierlo, invadendo la discrezionalità organizzativa dell’amministrazione penitenziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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