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Acquisto riviste detenuti: no a richieste generiche

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza che autorizzava un detenuto all’acquisto di qualsiasi rivista. Il caso riguardava una richiesta generica e non la negazione di un titolo specifico. La Suprema Corte ha stabilito che per l’acquisto riviste detenuti, il reclamo è ammissibile solo in presenza di un pregiudizio concreto e attuale a un diritto soggettivo, riaffermando la legittimità dei limiti imposti dall’amministrazione penitenziaria per ragioni di sicurezza e organizzative.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Acquisto riviste detenuti: la Cassazione pone un freno alle richieste generiche

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 33317 del 2024, affronta un tema cruciale nell’ambito del diritto penitenziario: i limiti al diritto all’informazione e alla lettura dei carcerati. In particolare, la Corte si è pronunciata sulla legittimità di una richiesta generica di autorizzazione all’acquisto riviste detenuti, stabilendo un principio fondamentale sulla specificità necessaria per attivare la tutela giurisdizionale. La decisione bilancia il diritto del singolo con le ineludibili esigenze di sicurezza e organizzazione degli istituti di pena.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Carattere Generale

Un detenuto, sottoposto a regime penitenziario differenziato, aveva ottenuto dal Tribunale di sorveglianza l’autorizzazione all’acquisto di riviste in libera vendita, anche se non incluse nell’elenco pre-approvato dall’amministrazione (il cosiddetto Mod. 72). La sua richiesta, tuttavia, non era legata al diniego di uno specifico periodico, ma mirava a ottenere un’autorizzazione generale e indeterminata per qualsiasi pubblicazione, fermi restando i controlli di sicurezza.

L’Amministrazione Penitenziaria (DAP) ha impugnato tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che una simile autorizzazione generica costituisse un’indebita ingerenza nella propria potestà organizzativa e creasse un onere di controllo insostenibile, oltre a potenziali rischi per la sicurezza.

La Questione Giuridica: Diritto Soggettivo vs. Esigenze Organizzative

Il nucleo della controversia risiedeva nel definire la natura e l’estensione del diritto del detenuto all’informazione. Si trattava di capire se esista un diritto soggettivo incondizionato ad acquistare qualsiasi pubblicazione, o se tale diritto possa essere legittimamente limitato e regolamentato dall’amministrazione carceraria. Secondo il DAP, la richiesta del detenuto era inammissibile perché non lamentava la lesione di un diritto concreto, ma si configurava come una pretesa astratta a una facoltà illimitata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione e il principio sul pregiudizio concreto

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni dell’Amministrazione Penitenziaria, annullando senza rinvio il provvedimento impugnato. La motivazione si fonda su un punto cardine del sistema di tutela dei diritti dei detenuti: la necessità di un pregiudizio ‘grave, attuale e concreto’.

I giudici hanno chiarito che il reclamo giurisdizionale (previsto dall’art. 35-bis dell’ordinamento penitenziario) non è uno strumento per contestare in astratto le regole dell’istituto, ma serve a rimediare a una specifica violazione di un diritto soggettivo. Nel caso di specie, il detenuto non aveva dimostrato di aver subito un tale pregiudizio: non aveva affermato, né provato, di aver richiesto una specifica rivista e di averne ricevuto un diniego. La sua era una richiesta esplorativa e generica, volta a ottenere un’autorizzazione preventiva e onnicomprensiva.

Secondo la Corte, una simile pretesa non solo è al di fuori dell’ambito del reclamo giurisdizionale, ma imporrebbe all’amministrazione un’attività di controllo ‘impossibile’, data la potenziale mole di pubblicazioni da esaminare singolarmente per prevenire la veicolazione di messaggi criptici o contenuti pericolosi. Le limitazioni, come l’elenco del Mod. 72, sono quindi legittime in quanto contemperano il diritto all’informazione con le fondamentali esigenze di sicurezza e ordine, specialmente in un regime differenziato.

Le conclusioni: I Limiti al Diritto all’Acquisto Riviste Detenuti

In conclusione, la sentenza riafferma che il diritto all’informazione e alla lettura dei detenuti non è assoluto. L’acquisto riviste detenuti può essere regolamentato dall’amministrazione per garantire la sicurezza e la corretta gestione carceraria. Un detenuto può certamente richiedere l’acquisto di una pubblicazione specifica, anche non presente negli elenchi, e in caso di diniego ingiustificato può presentare reclamo. Tuttavia, non può esigere un’autorizzazione ‘in bianco’ per l’acquisto di qualsiasi prodotto editoriale. La tutela giurisdizionale si attiva solo di fronte a una lesione concreta e attuale di un diritto, non di fronte a una richiesta astratta e generica.

Un detenuto ha il diritto di acquistare qualsiasi rivista in commercio?
No, la sentenza chiarisce che non esiste un diritto assoluto e incondizionato a richiedere l’acquisto di qualsiasi opera o rivista. Il diritto all’informazione e allo studio deve essere compatibile con i controlli carcerari e le esigenze organizzative dell’istituto penitenziario.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione che autorizzava l’acquisto?
Perché la richiesta originaria del detenuto era generica e non lamentava un ‘pregiudizio grave, attuale e concreto’ a un suo diritto soggettivo, come ad esempio il diniego all’acquisto di una specifica pubblicazione. Il reclamo giurisdizionale non può essere usato per ottenere autorizzazioni astratte e generali.

Qual è la differenza tra un reclamo generico e uno giurisdizionale in questo contesto?
Un reclamo generico contesta in astratto le regole dell’amministrazione. Un reclamo giurisdizionale, invece, è ammissibile solo quando il detenuto dimostra che una specifica disposizione o un comportamento dell’amministrazione ha violato una sua posizione di diritto soggettivo, causandogli un danno concreto e attuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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