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Acquisto di gruppo: quando non si applica al droga

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto indagato per traffico di stupefacenti. La difesa sosteneva la tesi dell’acquisto di gruppo per uso personale, ma i giudici hanno ritenuto che l’ingente quantitativo di cocaina (193 grammi), il ruolo di mediatore dell’imputato e il contesto criminale organizzato fossero elementi sufficienti a configurare il reato di spaccio, escludendo l’uso personale condiviso e confermando la misura cautelare dell’obbligo di dimora.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Acquisto di Gruppo di Droga: Quando è Escluso? L’Analisi della Cassazione

La distinzione tra consumo personale e spaccio di sostanze stupefacenti è uno dei temi più dibattuti nel diritto penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 1769/2024) offre un’analisi cruciale sui criteri per escludere la fattispecie dell’acquisto di gruppo, anche quando i soggetti coinvolti sono consumatori. Il caso in esame riguarda un mediatore in un’operazione di compravendita di un’ingente partita di cocaina, la cui difesa ha tentato di inquadrare il fatto come un acquisto finalizzato al consumo condiviso.

I Fatti di Causa: Mediazione per una Partita di Cocaina

La vicenda giudiziaria ha origine da un’indagine che ha portato all’applicazione di una misura cautelare dell’obbligo di dimora con permanenza notturna a carico di un individuo. L’accusa era di aver agito come mediatore in due operazioni di acquisto di cocaina. La prima operazione si era conclusa, mentre la seconda, avente ad oggetto 193 grammi di sostanza, era fallita a causa dell’arresto del fornitore poco prima della consegna.

Le indagini, basate principalmente su intercettazioni telefoniche, avevano delineato il ruolo del ricorrente come intermediario tra gli acquirenti e il venditore, inserito in un contesto criminale più ampio legato a organizzazioni di stampo mafioso attive nell’importazione di stupefacenti dalla Germania e dal Sudamerica.

La Tesi Difensiva e l’ipotesi di acquisto di gruppo

Il ricorrente, attraverso i suoi legali, ha impugnato l’ordinanza cautelare davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo diverse tesi:

1. Mancato perfezionamento dell’accordo: Per la seconda operazione, la difesa ha argomentato che non si era ancora raggiunto un accordo definitivo, ma si era solo in una fase di trattativa in attesa di verificare la qualità della sostanza. Di conseguenza, il reato avrebbe dovuto essere qualificato al più come tentato.
2. Acquisto di gruppo per uso personale: Il punto centrale della difesa era che la droga fosse destinata al consumo personale condiviso tra gli acquirenti e lo stesso mediatore, escludendo così la finalità di spaccio.
3. Insussistenza delle esigenze cautelari: Secondo i difensori, la misura cautelare era sproporzionata, dato il tempo trascorso dai fatti (tre anni) e l’assenza di precedenti penali a carico dell’indagato.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. La Corte ha confermato in toto la valutazione del Tribunale del riesame, che aveva già respinto le argomentazioni difensive.

I giudici hanno stabilito che gli elementi raccolti erano sufficienti a dimostrare l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato di traffico di stupefacenti, escludendo nettamente la possibilità di configurare un semplice acquisto di gruppo.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano su una valutazione logica e coerente degli elementi probatori. Innanzitutto, il mero dato quantitativo – 193 grammi di cocaina – è stato ritenuto incompatibile con un uso personale, anche se di gruppo. A questo si aggiungono altri elementi decisivi:

* Il Contesto Criminale: Le operazioni si inserivano in un contesto di criminalità organizzata, con contatti internazionali per l’approvvigionamento della droga. Questo elemento è stato considerato un indice chiaro della destinazione della sostanza al mercato dello spaccio.
* Il Ruolo del Mediatore: L’attività del ricorrente non era quella di un semplice acquirente, ma di un intermediario attivo, che si adoperava per recuperare i crediti della precedente fornitura e per organizzare la nuova consegna, rassicurando l’acquirente finale sull’imminente arrivo del carico.
* Le Conversazioni Intercettate: Il contenuto delle conversazioni, sebbene criptico, rivelava un accordo già perfezionato e non una mera trattativa. La delusione degli acquirenti per il mancato arrivo del fornitore non era legata a un fallimento delle negoziazioni, ma al suo inadempimento dovuto all’arresto.

La Corte ha inoltre ribadito che per configurare l’acquisto comune per uso di gruppo devono ricorrere condizioni precise, quali la chiara identificazione dei partecipanti sin dall’inizio e la volontà condivisa di procurarsi la sostanza per un consumo paritario e immediato, condizioni del tutto assenti nel caso di specie. Infine, le esigenze cautelari sono state ritenute sussistenti nonostante il tempo trascorso, in virtù del modus operandi e della spregiudicatezza dell’indagato, che rivelavano un concreto pericolo di reiterazione del reato.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale nella giurisprudenza sugli stupefacenti: l’ipotesi dell’acquisto di gruppo non può essere invocata come uno scudo per mascherare vere e proprie operazioni di traffico. La valutazione del giudice non deve limitarsi alla qualifica di consumatore dei soggetti coinvolti, ma deve estendersi a tutti gli indici fattuali, come la quantità della sostanza, le modalità dell’operazione, il ruolo dei partecipanti e il contesto criminale di riferimento. Questa pronuncia conferma che, in presenza di elementi indicativi di un’attività organizzata e destinata al mercato, la tesi dell’uso personale condiviso non può trovare accoglimento, giustificando pienamente l’applicazione di misure cautelari per prevenire la commissione di ulteriori reati.

Quando si può escludere l’ipotesi di acquisto di gruppo per sostanze stupefacenti?
L’ipotesi di acquisto di gruppo viene esclusa quando elementi come l’ingente quantitativo della sostanza, le modalità organizzate dell’operazione (es. importazione dall’estero), il contesto criminale e il ruolo di mediazione di uno dei soggetti indicano chiaramente una destinazione allo spaccio e non a un consumo personale condiviso.

Un accordo per l’acquisto di droga non seguito dalla consegna è un reato consumato?
Sì, secondo la Corte, se le intercettazioni e le circostanze provano che era stato raggiunto un accordo definitivo tra le parti per la cessione, il reato si considera consumato. La mancata consegna dovuta a cause esterne (come l’arresto del fornitore) non declassa il fatto a mero tentativo, in quanto la volontà criminale si era già pienamente manifestata nell’accordo.

Le misure cautelari possono essere giustificate anche per fatti non recenti?
Sì, la Corte ha confermato che il pericolo di reiterazione del reato, che giustifica le misure cautelari, può essere ritenuto attuale anche per fatti risalenti nel tempo (nel caso di specie, tre anni prima). Ciò è possibile quando il modus operandi, la gravità dei fatti e i collegamenti dell’indagato con ambienti criminali strutturati dimostrano una sua persistente pericolosità sociale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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