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Accordo in appello valido senza l’imputato: Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava la mancata traduzione in udienza. L’accordo in appello, raggiunto dal suo difensore munito di procura speciale, ha sanato ogni presunto vizio procedurale, confermando la condanna per ricettazione ed altro.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Accordo in appello: è valido senza la presenza dell’imputato?

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione fa luce su un’importante questione procedurale: la validità di un accordo in appello (o concordato) raggiunto in assenza dell’imputato. La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha stabilito un principio chiaro: la volontà dell’imputato, espressa tramite il suo difensore munito di procura speciale, prevale e sana eventuali vizi procedurali, come la mancata traduzione per l’udienza.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla sentenza della Corte di Appello di Catania, con cui un imputato, condannato per ricettazione e altri reati, aveva raggiunto un accordo sulla pena ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. Successivamente, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge. In particolare, sosteneva che la Corte di Appello non avesse disposto la sua traduzione per l’udienza del 22 febbraio 2024, nonostante egli si trovasse agli arresti domiciliari, impedendogli di fatto di partecipare al procedimento.

Il Ricorso e la questione sull’accordo in appello

Il nucleo del ricorso si concentrava sulla presunta lesione del diritto di difesa e di partecipazione al processo. L’imputato riteneva che la sua assenza forzata all’udienza in cui si è perfezionato l’accordo in appello costituisse una violazione insanabile. La difesa puntava a far dichiarare nullo l’accordo e, di conseguenza, la sentenza che lo aveva recepito. La questione sottoposta alla Suprema Corte era, quindi, se la volontà di patteggiare la pena, manifestata dal difensore, potesse superare la mancata presenza fisica dell’assistito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. La motivazione dei giudici è netta e si fonda su un’attenta analisi della volontà dell’imputato.

I giudici hanno osservato che, durante l’udienza in Corte d’Appello, il difensore di fiducia dell’imputato era presente e, soprattutto, era munito di una procura speciale. Questo documento conferiva al legale il potere specifico di rappresentare l’assistito per raggiungere un nuovo accordo sulla pena. In quell’occasione, il difensore non ha sollevato alcuna eccezione riguardo alla costituzione delle parti o all’assenza del suo cliente.

Al contrario, ha agito attivamente per conto dell’imputato, raggiungendo un nuovo patteggiamento e rinunciando implicitamente a tutti gli altri motivi di ricorso. Secondo la Cassazione, questa condotta dimostra in modo inequivocabile la volontà dell’imputato di aderire all’accordo. Tale volontà, espressa attraverso il procuratore speciale, ha l’effetto di ‘sanare’ qualsiasi vizio procedurale precedente, inclusa la mancata traduzione. La Corte sottolinea che non si è verificata alcuna violazione di legge, poiché la scelta di concordare la pena, atto personalissimo delegato al difensore, prevale sulla necessità della presenza fisica.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Suprema Corte ribadisce la centralità della procura speciale nel processo penale, specialmente in relazione agli istituti premiali come il concordato in appello. La sentenza chiarisce che quando un imputato conferisce al proprio difensore il potere specifico di accordarsi sulla pena, la manifestazione di tale volontà da parte del legale è sufficiente a perfezionare l’atto, superando anche vizi procedurali relativi alla partecipazione dell’imputato stesso. In sostanza, la volontà di addivenire a un accordo, espressa tramite un rappresentante legalmente autorizzato, è considerata sovrana e sana le irregolarità che non intaccano il nucleo essenziale del diritto di difesa, qui pienamente esercitato attraverso la scelta consapevole del rito alternativo.

Un accordo in appello è valido se l’imputato agli arresti domiciliari non viene tradotto in udienza?
Sì, secondo questa ordinanza è valido se il suo difensore, munito di procura speciale, lo rappresenta e perfeziona l’accordo, manifestando così la volontà del suo assistito di aderirvi e di rinunciare ad altri motivi di ricorso.

Quale valore ha la procura speciale in questo contesto?
La procura speciale ha un valore fondamentale. Attraverso di essa, l’imputato conferisce al difensore il potere di compiere un atto specifico (come un accordo sulla pena) in suo nome. La Corte considera l’azione del difensore con procura speciale come espressione diretta della volontà dell’imputato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché la presunta violazione di legge (mancata traduzione) è stata ‘sanata’ dalla volontà dell’imputato di raggiungere un accordo sulla pena. Questa volontà, espressa dal suo procuratore speciale, ha di fatto superato e risolto il vizio procedurale lamentato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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