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Accesso abusivo sistema informatico: quando è reato?

La Corte di Cassazione conferma la condanna per accesso abusivo a un sistema informatico a carico di un collaboratore che, utilizzando credenziali altrui, aveva visualizzato dati per i quali non era autorizzato. La sentenza chiarisce che il reato si perfeziona con il solo accesso non autorizzato, senza che sia necessario il download dei file.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Accesso Abusivo Sistema Informatico: la Visione dei File Basta per il Reato?

Il reato di accesso abusivo a un sistema informatico, disciplinato dall’art. 615-ter del codice penale, è uno dei temi più dibattuti nel diritto penale dell’informatica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante precisazione: per la configurazione del delitto non è necessario scaricare (effettuare il download) dei file. La semplice introduzione o il mantenimento non autorizzato nel sistema sono sufficienti. Analizziamo insieme questo caso per capire le sue implicazioni pratiche per collaboratori e aziende.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un collaboratore di una società che è stato condannato per essersi introdotto abusivamente nel sistema informatico aziendale. L’imputato, pur disponendo di credenziali proprie che gli consentivano l’accesso a una specifica cartella di lavoro, ha utilizzato le credenziali dell’amministratore del sistema per accedere a numerose altre aree a lui precluse.

Pur essendo stato assolto dall’accusa di truffa, la sua condotta è stata ritenuta penalmente rilevante per la violazione delle protezioni informatiche. Le indagini, supportate da una consulenza tecnica, hanno accertato in modo inequivocabile i plurimi accessi a cartelle per le quali non possedeva alcuna autorizzazione.

L’iter Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Dopo la condanna in primo grado, confermata dalla Corte di Appello, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione. La difesa ha sostenuto principalmente due argomenti:

1. Errata applicazione della legge: Secondo il ricorrente, l’assenza di prove relative al download di file o a un’intrusione che violasse le misure di sicurezza impediva di considerare integrato il reato.
2. Vizio di motivazione: La difesa ha criticato la valutazione delle dichiarazioni rese dalle parti civili, ritenendola non sufficientemente rigorosa.

L’imputato ha tentato di sostenere che la sua condotta non rientrasse nella fattispecie di accesso abusivo a un sistema informatico perché non aveva sottratto dati.

La Decisione della Cassazione sull’Accesso Abusivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in via definitiva la condanna. I giudici hanno smontato le argomentazioni difensive, ribadendo principi consolidati in materia.

Innanzitutto, il ricorso è stato giudicato generico, in quanto non si confrontava specificamente con le motivazioni della sentenza d’appello e tentava di ottenere una nuova valutazione delle prove, compito che non spetta alla Corte di Cassazione. Inoltre, la Corte ha ignorato le prove decisive, come gli accertamenti della consulenza tecnica che avevano provato gli accessi illeciti.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione dell’art. 615-ter c.p. La Corte ha chiarito che il delitto di accesso abusivo a un sistema informatico si perfeziona nel momento in cui un soggetto si introduce o si mantiene in un sistema protetto contro la volontà del titolare. L’elemento oggettivo del reato consiste nella violazione del cosiddetto “domicilio informatico”, inteso come lo spazio virtuale in cui sono conservati i dati. Non è richiesta alcuna azione successiva, come la sottrazione, la cancellazione o la modifica dei dati. La semplice visualizzazione di informazioni a cui non si ha diritto di accedere, superando le barriere di protezione (in questo caso, usando credenziali altrui), è sufficiente a integrare il reato. La Cassazione ha sottolineato che l’acquisizione di documenti mediante download non è un elemento costitutivo del delitto, ma al più un’aggravante o un reato diverso.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: il rispetto dei limiti di autorizzazione all’interno di un sistema informatico è un obbligo giuridico la cui violazione ha conseguenze penali. Per lavoratori e collaboratori, il messaggio è chiaro: l’autorizzazione ad accedere a un sistema non è un “pass illimitato”. È necessario attenersi scrupolosamente ai permessi concessi. Visualizzare file aziendali riservati, anche per sola curiosità e senza scaricarli, costituisce reato se si eccedono i propri limiti di accesso. Per le aziende, la sentenza evidenzia l’importanza di adottare non solo misure di sicurezza informatica adeguate, ma anche policy chiare e definite sui livelli di accesso consentiti a ciascun utente, documentando e monitorando gli accessi per proteggere il proprio patrimonio informativo.

Per commettere il reato di accesso abusivo a un sistema informatico è necessario scaricare dei file?
No, la sentenza chiarisce che il reato si configura con il semplice accesso o mantenimento non autorizzato nel sistema, a prescindere dal download o dall’acquisizione di documenti.

Utilizzare le credenziali di un’altra persona per accedere a file riservati è reato?
Sì, la Corte ha confermato che utilizzare illecitamente le credenziali di un altro utente (in questo caso, dell’amministratore) per accedere a cartelle per cui non si ha l’autorizzazione integra il delitto di accesso abusivo.

Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato “inammissibile”?
Significa che il ricorso non viene esaminato nel merito perché presenta vizi, come la genericità dei motivi o il tentativo di far rivalutare al giudice di legittimità le prove già esaminate nei gradi precedenti, cosa non consentita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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