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Accesso abusivo sistema informatico: Cassazione

Una dipendente di un istituto di ricerca, condannata per accesso abusivo sistema informatico ai danni di una collega, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. La sentenza stabilisce che la richiesta di una nuova perizia in appello è inammissibile se ha carattere meramente “esplorativo” e non mira a correggere specifiche lacune o illogicità della motivazione. Inoltre, la statuizione sulla provvisionale non è impugnabile in Cassazione.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Accesso Abusivo a Sistema Informatico: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1791/2024, si è pronunciata su un caso di accesso abusivo a sistema informatico, offrendo importanti chiarimenti sui limiti della rinnovazione della prova in appello e sull’impugnabilità delle statuizioni civili in sede penale. La decisione sottolinea il rigore con cui la Suprema Corte valuta i motivi di ricorso, dichiarando inammissibili le doglianze generiche o meramente esplorative.

I fatti di causa

Il caso riguarda una dipendente di una nota fondazione e istituto di ricerca, accusata di aver effettuato un accesso non autorizzato alla casella di posta elettronica di una collega. La condotta, inquadrata nel reato di cui all’art. 615-ter del codice penale, ha portato a una condanna in primo grado, parzialmente riformata in appello. La Corte d’Appello, pur escludendo alcune aggravanti, aveva confermato la responsabilità dell’imputata per l’accesso a un singolo indirizzo email, rideterminando la pena e la provvisionale a favore della parte civile, l’istituto di appartenenza.

I motivi del ricorso per Cassazione

La difesa dell’imputata ha proposto ricorso per Cassazione basandosi su due principali motivi:

1. Violazione di legge per mancata rinnovazione dell’istruttoria: Si lamentava il rigetto, da parte della Corte d’Appello, della richiesta di una perizia tecnica su un supporto informatico prodotto dalla parte civile. Secondo la difesa, tale perizia era necessaria per verificare l’attendibilità dei dati e accertare un possibile malfunzionamento del sistema che avrebbe potuto causare l’accesso in modo automatico, escludendo il dolo della dipendente.
2. Vizio di motivazione sulle statuizioni civili: Veniva contestata sia la quantificazione del danno patrimoniale e d’immagine, sia la concessione di una provvisionale immediatamente esecutiva, ritenute non adeguatamente motivate.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, fornendo una disamina dettagliata di entrambi i motivi di impugnazione.

Il rigetto della richiesta di perizia

Sul primo punto, la Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: la rinnovazione dell’istruttoria in appello, ai sensi dell’art. 603 c.p.p., ha carattere eccezionale. Una richiesta in tal senso non può essere accolta se si configura come un’attività meramente “esplorativa”, finalizzata alla ricerca di prove nuove o diverse a favore dell’imputato, senza che siano state evidenziate specifiche lacune o manifeste illogicità nel ragionamento del giudice di merito.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva già compiuto una valutazione completa e logica delle prove acquisite, inclusi i dati informatici che collegavano inequivocabilmente i tentativi di accesso all’indirizzo IP dell’abitazione dell’imputata, in un giorno in cui non era al lavoro. La richiesta di una nuova perizia, non essendo ancorata a specifiche e documentate anomalie del supporto informatico, è stata correttamente ritenuta generica e non necessaria ai fini della decisione. La difesa, inoltre, aveva già avuto modo di contro-argomentare attraverso una propria consulenza tecnica nel corso del giudizio di primo grado.

La questione del risarcimento del danno

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile. La Cassazione ha ricordato che la statuizione relativa alla concessione di una provvisionale ha natura discrezionale e delibativa, non è destinata a passare in giudicato e, pertanto, non è impugnabile in sede di legittimità. La sua funzione è quella di fornire un anticipo sul risarcimento, la cui quantificazione definitiva è demandata al separato giudizio civile.

Per quanto riguarda la condanna generica al risarcimento del danno patrimoniale e d’immagine, la Corte ha ritenuto la motivazione del giudice d’appello adeguata. Per la condanna generica, infatti, è sufficiente accertare la potenziale capacità lesiva del fatto dannoso e l’esistenza di un nesso causale con il pregiudizio, anche desunto in via presuntiva. La determinazione precisa dell’ammontare del danno spetterà poi al giudice civile. La riduzione del danno d’immagine operata in appello è stata inoltre considerata frutto di un apprezzamento equitativo, non sindacabile in Cassazione se non in presenza di una totale assenza di giustificazione, qui non ravvisata.

Le conclusioni

La sentenza in esame ribadisce la severità dei criteri di ammissibilità del ricorso per Cassazione in materia di accesso abusivo a sistema informatico e, più in generale, nel processo penale. Emerge con chiarezza che non è sufficiente ipotizzare scenari alternativi o contestare genericamente le prove per ottenere una rinnovazione del dibattimento in appello. È necessario, invece, individuare con precisione vizi logici o carenze probatorie nel percorso argomentativo della sentenza impugnata. Allo stesso modo, le decisioni sulla provvisionale e sulla condanna generica al risarcimento godono di un’ampia discrezionalità del giudice di merito, che può essere censurata in sede di legittimità solo in casi eccezionali di manifesta illogicità o arbitrarietà.

È possibile chiedere in appello una nuova perizia tecnica su prove informatiche già esaminate?
No, non se la richiesta ha un carattere meramente “esplorativo”, ovvero è finalizzata a una ricerca generica di prove a favore senza indicare specifiche lacune o manifeste illogicità nella valutazione già compiuta dal giudice. La rinnovazione della prova in appello è un istituto eccezionale.

La condanna al pagamento di una provvisionale per il danno subito è impugnabile in Cassazione?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata richiamata nella sentenza, la decisione sulla concessione e quantificazione di una provvisionale ha natura discrezionale, meramente delibativa e non passa in giudicato, pertanto non è impugnabile con ricorso per cassazione.

Per ottenere una condanna generica al risarcimento del danno, è necessario provare l’esatto ammontare del pregiudizio?
No. Ai fini della condanna generica al risarcimento è sufficiente l’accertamento della potenziale capacità lesiva del fatto illecito e l’esistenza di un nesso di causalità con il danno lamentato. La quantificazione esatta del danno è demandata al successivo e separato giudizio civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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